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Christine DesmoulinsWritten by: Progetti

Montparnasse, metamorfosi della torre triste di Parigi

Montparnasse, metamorfosi della torre triste di Parigi

Gli esiti del concorso per la riqualificazione della tour Montparnasse a Parigi, aggiudicato ai giovani di Nouvelle AOM

 

PARIGI. Troppo solitaria, troppo triste, troppo piena d’amianto, mal collegata al quartiere… Dopo la sua inaugurazione il 18 giugno 1973, al tempo del primo choc petrolifero, la tour Montparnasse ha visto di tutto. Firmato dagli architetti Jean Saubot, Eugène Beaudouin, Urbain Cassan e Louis de Hoÿm de Marie, questo grattacielo a vocazione terziaria domina dai suoi 210 m l’impianto a U che copre la stazione omonima con immobili e un basamento commerciale. In origine, doveva segnare l’arrivo d’una radiale autostradale d’entrata in Parigi che non fu mai costruita.
In seguito al concorso internazionale lanciato nel giugno 2016 dai comproprietari dell’edificio, la sua ristrutturazione e messa a norma stimate in 300 milioni sono un tema d’attualità. Si tratta di bonificare la torre dall’amianto, conferendole un nuovo mix funzionale, meglio inserendola nel quartiere e dotandola di tutte le virtù ecologiche d’un edificio a basse emissioni e con facciate climaticamente performanti. Avendo come prospettiva di fondo i Giochi Olimpici di Parigi 2024, si tratta d’un cantiere faro per il rinnovamento del quartiere, laddove la stazione e le attività commerciali e alberghiere saranno parimenti rimodellate.
Franklin Azzi, Frédéric Chartier, Pascale Dalix, Cyrille Le Bihan e Mathurin Hardel, cinque giovani architetti associati nello studio Nouvelle AOM (Agence architecturale de l’opération Maine-Montparnasse), hanno avuto la meglio nella consultazione di fronte ad Architecture Studio, Dominique Perrault Architecture, MAD Architects, OMA, PLP Architecture e Studio Gang. Avendo essi la medesima età della torre, le dimostrano un’affezione che li ha portati a rispettare la sua silhouette sagomata metamorfizzando l’oggetto per aggiungere agli uffici nuove funzioni (asilo, commerci, hotel), organizzate secondo una verticalità cadenzata.
Per meglio “ancorare” l’edificio nella città, “addomesticare” le sue pertinenze e gli interrati ed accogliere i nuovi usi offerti ai parigini, il basamento sarà reso più “denso” e punteggiato di patii. Rialzata di 18 m e coperta d’una serra bioclimatica, la torre sarà schermata da una doppia pelle bianca e trasparente che si sostituirà all’odierno curtain wall scuro. In sintonia con l’impronta della Parigi haussmanniana, i primi 13 livelli disporranno di balconi. Un giardino pensile al 14° piano li separerà dai piani superiori, destinati al terziario e impreziositi da serre. In sommità, un hotel garantirà la connessione con la grande serra in copertura.
Stimando l’avvio dei lavori nel 2019, cinque anni più tardi dovremmo scoprire se l’ex Cenerentola divenuta troppo bella ha saputo restituire brio al quartiere.
Fino al 22 ottobre, il Pavillon de l’Arsenal espone il progetto vincitore (guarda il video) e quello degli altri sei concorrenti.

 

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Autore

  • Christine Desmoulins

    Giornalista e critica di architectura francese, collabora con diverse riviste ed è autrice di numerose opere tematiche o monografiche presso diverse case editrici. E’ anche curatrice di mostre: in particolare «Scénographies d’architectes» (Pavillon de l’Arsenal, Parigi 2006), «Bernard Zehrfuss, la poétique de la structure» (Cité de l’Architecture, Parigi 2014), «Bernard Zehrfuss, la spirale du temps» (Musée gallo romano di Lione, 2014-2015) e «Versailles, Patrimoine et Création» (Biennale dell'architettura e del paesaggio, 2019). Tra le sue pubblicazioni recenti: «Un cap moderne: Eileen Gray, Le Corbusier, architectes en bord de mer» (con François Delebecque, Les Grandes Personnes et Editions du Patrimoine, 2022)

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Last modified: 26 Settembre 2017