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Written by: Città e Territorio

Urbact, buone pratiche transnazionali per lo sviluppo urbano integrato

Urbact, buone pratiche transnazionali per lo sviluppo urbano integrato

A seguito del nuovo bando del programma europeo di cooperazione territoriale, in programma a Bari il Festival italiano delle buone pratiche

Il 15 settembre è stato pubblicato un nuovo bando del programma Urbact

, finalizzato alla realizzazione di reti per il trasferimento di buone pratiche tra città italiane ed europee. A seguito di questa nuova call, l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), punto di contatto nazionale – ovvero referente di Bruxelles per l’applicazione dello stesso programma in Italia – ha organizzato a Bari un Infoday con il doppio intento di presentare le novità dell’ultimo bando e diffondere i risultati già ottenuti dalle città italiane grazie all’efficacia della loro governance. Il Festival italiano delle buone pratiche (21-23 settembre) punterà l’obiettivo sulle realtà del nostro Paese, selezionate tra le 97 a livello europeo, che meglio hanno saputo realizzare azioni e strategie innovative in materia di sviluppo urbano sostenibile. L’evento, organizzato in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Comune di Bari, vedrà come teatro degli incontri, alcuni dei luoghi simbolo delle politiche di rigenerazione realizzate dal capoluogo pugliese (lo Spazio Murat, l’ex scuola De Melo, il lungomare di Torre Quetta, l’ex Manifattura Tabacchi).

Urbact è il programma comunitario di cooperazione territoriale e sviluppo urbano integrato, per il quale le città italiane sono le prime per partecipazione, finanziato con il FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) che nella sua terza edizione ha stanziato oltre 74 milioni destinati a tutti gli stati membri, oltre a Svizzera e Norvegia. Scopo del programma è quello di favorire la realizzazione di reti transnazionali di città capaci di affrontare le sfide urbane nell’ottica delle strategia Europa 2020 che, declinata in ambito urbano si traduce in città intelligenti, sostenibili e inclusive.

In questo modello di pianificazione condivisa, tornano protagoniste le amministrazioni cittadine, chiamate ad analizzare i propri contesti, sperimentare forme innovative di politiche urbane, valutandone costantemente i risultati. Nello spirito della coesione territoriale, la sfaccettata natura delle città del vecchio continente può esprimere un ricco catalogo di risposte a domande simili, dando impulso a una rinnovata gestione del territorio. Oltre alla soluzione, infatti, il programma favorisce la ricerca, lo scambio e la condivisione dei risultati e delle buone pratiche. La trasferibilità di ogni progetto Urbact permette di adattare, con l’impiego di risorse anche limitate, una pratica di successo per applicarla a un contesto specifico. Per questo l’ultimo bando ha generato un vero e proprio database di pratiche, suddivise per aree tematiche e riconducibili a più chiavi di ricerca, liberamente accessibili non solo da amministratori, professionisti e addetti ai lavori ma anche dai cittadini.

Il programma, pertanto, non finanzia opere bensì interventi finalizzati al miglioramento della capacità di una amministrazione (capacity building) di rispondere a un determinato bisogno secondo obiettivi tematici chiari (sviluppo tecnologico e innovazione, transizione verso un’economia carbon free, tutela ambientale, occupazione e mobilità delle risorse umane, promuovere e combattere ogni forma di povertà).

Nei bandi precedenti sono state numerose le città italiane (oltre 50 nelle tre edizioni del programma, 20 soltanto nell’ultima, finanziata per un totale di 97 milioni) coinvolte all’interno di reti per l’implementazione di politiche urbane integrate insieme ad altre città europee, diverse per grandezza, estensione, storia sociale ed economica. Tra le altre, San Donà di Piave con City Centre Doctor dedicata alla rigenerazione del centro storico, Piacenza con MAPS focalizzata sul riuso delle caserme, o Napoli e Genova con 2nd Chance dedicato alla riqualificazione delle grandi strutture dismesse nei centri storici; o ancora, Messina insieme a Patrasso, Salonicco e Dresda nella rete delle Arrival Cities, ovvero delle città attraversate dai recenti flussi migratori.

Immagine di copertina: Piazza del Popolo, Ravenna. Il Capoluogo romagnolo è inserito, insieme a Sofia, Maribor, Lublino, Kaunas e altre città, nella rete transazionale Creative Spirits finalizzata allo scambio di competenze e buone pratiche per il miglioramento complessivo dell’eco-sistema urbano creativo

Autore

  • Domenico Mollura

    Nato a Milazzo (Messina), consegue la laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo nel 2006. Dopo aver lavorato presso una società di ingegneria di Ravenna, esercita la professione in Sicilia, occupandosi anche di pubblicistica nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Dal 2009 collabora con «Il Giornale dell’Architettura»

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Last modified: 20 Settembre 2017