Il progetto per la sistemazione dell’Heumarkt ha sollevato un vivace dibattito tra la comunità architettonica locale e la Municipalità, mentre l’Unesco minaccia di radiare il centro storico dalla lista dei patrimoni dell’umanità
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VIENNA. Nessun progetto come la sistemazione dell’area dell’Heumarkt sta facendo discutere negli ultimi mesi l’opinione pubblica. La questione ha infatti ben presto assunto una dimensione che investe non solo il futuro di una tra le più prestigiose aree del centro storico, ma che sembra coinvolgere anche i destini della locale amministrazione rosso-verde.
Chiusa tra lo Stadtpark e la Konzerthaus, a due passi dal Ring e dalla Karlsplatz, la zona in questione infatti non è soltanto uno dei lotti più appetibili e serviti del pieno centro di Vienna quanto esempio paradigmatico delle logiche e degli intrighi che governano lo sviluppo urbanistico della capitale austriaca, tanto da spingere l’Unesco a minacciare di togliere il proprio patrocinio al centro storico viennese.
Per capire la complessa vicenda, è necessario tornare alle elezioni comunali del 2015, quando i Verdi vengono confermati partner di coalizione del partito socialista al governo della città, arrivando a portare in giunta la vicesindaca Maria Vassilakou che prende in carico anche le questioni urbanistiche. Sul tavolo, tra le questioni più spinose e urgenti, vi è il destino dell’area dell’Heumarkt, ora occupata da un hotel e da una pista di pattinaggio, in inverno particolarmente amata dai viennesi.
La proprietà è nelle mani dell’imprenditore Michael Tojner, il quale nel 2012 presenta un primo progetto per l’intera area che però scatena fin da subito le reazioni della locale comunità architettonica, la quale si rivolge alla vicesindaca, la medesima confermata dalle elezioni del 2015, con una lettera aperta. Viene così indetto, in accordo tra proprietario e Comune, un concorso a due livelli allo scopo di realizzare un nuovo hotel, ricostruzione e ampliamento di quello esistente, un edificio di 65 metri, 20 metri oltre l’altezza attuale, di edilizia privata di lusso che si troverebbe nel bel mezzo di quella prospettiva che Canaletto dipinse alla metà del XVIII secolo dalla collina superiore del Belvedere, motivo principale della minaccia dell’Unesco di collocare Vienna nella lista rossa dei beni minacciati.
Il costo complessivo dell’operazione è di circa 210 milioni. Il concorso ha visto la vittoria dell’architetto brasiliano Isay Weinfeld, a cui è stata prontamente dedicata una mostra all’Architekturzentrum locale. I francesi Chaix & Morel hanno vinto il secondo premio, tra i progetti segnalati gli architetti locali Querkraft, Zeytinoglu, Ortner&Ortner e il berlinese Max Dudler.
Il progetto vincitore, per quanto sobrio ai limiti della monotonia, sembra ricordare però da vicino le visioni presentate dall’imprenditore già nel 2012. Nuova levata di scudi, quindi, da parte degli architetti locali, a cui si aggiungono varie figure del mondo intellettuale, artistico e politico della città nel condannare il progetto e le volumetrie previste. I Verdi si trovano così costretti a indire un referendum, che sembrava vincolante nonostante il supporto al progetto da parte della vicesindaca verde, tra i propri iscritti, i quali si esprimono infine con una maggioranza di pochi voti contro il progetto dell’architetto brasiliano. La vicesindaca decide però di confermare il proprio supporto al progetto, con la motivazione di voler mantenere a tutti i costi la pista di pattinaggio, prevista dal progetto vincitore, a disposizione della città.
In realtà, in tempi di destra crescente e pericolosamente vicina, anche a Vienna, ai vertici dei consensi elettorali, meglio non rischiare una crisi di governo e conseguenti elezioni anticipate. Ad inizio dello scorso giugno il Municipio ha definitivamente dato il proprio via libera al progetto, con una leggera revisione verso il basso delle volumetrie e delle altezze, mantenendo però di fatto intatta la massiccia presenza dell’intero intervento in una zona particolarmente sensibile, per questioni tanto funzionali quanto estetiche, del centro storico. Sono così rimaste inascoltate le numerosissime voci contrarie al progetto, che per la prima volta si sono unite, con una combattività a Vienna forse inedita, nel tentare di discutere ed influenzare uno dei più importanti progetti ora in corso in città.
La stessa comunità architettonica locale, nella questione dell’Heumarkt, sembra essersi risvegliata da quel torpore che l’aveva invasa quando si poteva discutere di progetti forse più problematici – la nuova stazione centrale, la stazione ovest o l’immenso progetto per la Seestadt Aspern – grazie forse alla centralità delle questioni in gioco: investimenti privati contro interesse pubblico, mantenimento della sostanza storica del centro, inserimento di segni contemporanei nel tessuto storico, per citarne solo alcuni. Proprio per l’importanza di questi aspetti, una discussione più razionale, equilibrata e meno ideologica sarebbe stata, da tutte le parti, auspicabile.
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rigenerazione urbana , vienna
Last modified: 11 Settembre 2017