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Francesca PetrettoWritten by: Città e Territorio Progetti

Berlino e quella voglia di città verticale

Berlino e quella voglia di città verticale

La visita alla Upper West Tower, recentemente inaugurata su progetto di Christoph Langhof, è l’occasione per riflettere sullo sviluppo in altezza della ex Berlino Ovest

 

BERLINO. Questo non è il racconto di un progetto di architettura, bensì di una visione che probabilmente segnerà lo sviluppo urbano futuro della capitale tedesca: Christoph Langhof vorrebbe trasformare Berlino in una città verticale, per lo meno quella che fino al 1989 era la West Berlin. In quest’area nodale della struttura urbana (la “vetrina dell’Ovest”, quintessenza di berlinesità con l’Egon Eiermann della Breitscheidtplatz, sulla promenade più famosa della Repubblica di Weimar), il Ku’damm, sussiste una consolidata tradizione di “architetture verso l’alto”.

Fino al 2009 l’isolato era occupato dalla Schimmelpfeng Haus di Franz-Heinrich Sobotka, paradigma un po’ triste del benessere occidentale, già edificata nel devastato dopoguerra al posto dell’elegante Romanisches Forum. Benché tutelata come patrimonio architettonico, viene abbattuta nel 2011 per dar via ai cantieri dei due grattacieli: Zoofenster, 33 piani, sul lato nord; Upper West, 34 piani, su quello sud. Il primo, uno dei più alti della capitale (118 m), è ormai diventato simbolo noto nelle silhouette della città in cartoline illustrate e guide di architettura contemporanea. L’idea di affiancargli, sul lato opposto della vivace Kantstraße, questo secondo grattacielo, rende in alzato un ensemble di grande efficacia visiva, facendone il secondo piedritto per la porta di accesso alla città ovest con architrave solo il cielo (l’attigua chiesa dell’imperatore Guglielmo, la nota rovina della Gedächtniskirche, aveva ben 5 torri, come da tradizione nordeuropea); per quanto concerne invece la base, l’isola urbana trapezoidale, delimitata a est dal complesso di Eiermann, fa da pronao alla nuova Berlino che Langhof e seguaci sognano di edificare entro i prossimi decenni.

Oltre vent’anni dura il tira e molla fra Langhof (architetto austriaco a capo di uno degli studi più rinomati della capitale) e i politici nemici giurati dell’architettura dei grattacieli: alla fine Langhof la scampa, presentando nel 2011 i primi progetti per l’allora denominata Atlas Tower – col finanziamento di Strabag Real Estate – e infine nel 2013 con l’inaugurazione del cantiere dell’attuale Upper West. Quasi 120 m in 34 piani, divisi fra hotel, uffici, negozi, skybar panoramico a quota 110 m, in due volumi asimmetrici collegati alla base, dove la torre dalle superfici ondulate di alluminio bianco e finestre in cadenzata sequenza verticale svetta sul volume basso destinato alle attività commerciali.

Ora che è là, fisicamente presente e coi suoi profili eleganti, il mostro è stato esorcizzato e mette a tacere sterili, strumentali polemiche sulla legittimità di fare a Charlottenburg un centro alternativo a Mitte. Perché la Berlino di oggi è il risultato della fusione di 7 cittadine (più 59 comuni e 27 distretti) un tempo autonome in unica capitale (la Groß Berlin del 1920) e qui sulla Breitscheidtplatz si concentra il maggior traffico di turisti: cercano le memorie dei Goldene Zwanziger [i dorati anni ’20; n.d.r.] e delle atmosfere dei club di Weimar, fanno acquisti retrò nei grandi magazzini KaDeWe, meditano nella Chiesa della Memoria, fotografano la stazione della metro Zoo cercando insolentemente con l’obiettivo nuove Christiane F. o episodi di degrado cittadino.

Chi o cosa va salvato? E quale sarebbe la prospettiva giusta? Quella di chi guarda dal basso e dice che il complesso di Eiermann sparisce fra i due giganti o di chi al contrario lo ammira dall’alto, come in una valle? Il “Masterplan City-West” (piano regolatore per Charlottenburg-Wilmersdorf, 2016) ha deliberato che non ci può essere alcun Denkverbot (censura di pensiero): ogni epoca va salvaguardata, ogni posizione è legittima, perché questo sposa la stratificata struttura urbano-architettonica di Berlino. Se poi i progetti di Langhof risultano vincenti sui due importanti fronti di efficienza energetica e risparmio di territorio, ancora meglio. Quanto poi alla legittimità di costruire o meno grattacieli… il dibattito è vecchio di circa duecento anni.

Immagine di copertina: Upper West Tower vista dalla base (©Francesca Petretto)

 

Upper West Berlin

Localizzazione: Kurfürstendamm 11, Berlino
Progettisti: Langhof (Berlino); KSP Jürgen Engel Architekten (Francoforte sul Meno/Berlino)
Committente: Strabag Real Estate (Berlino)
Superficie lorda: 66.500 mq
Superficie netta totale: 53.000 mq (torre: ca. 41.000 mq; edificio basso per attività commerciali: 12.000 mq)
Uffici: 20.500 mq (dal 19° al 32° piano)
Hotel – Motel ONE: 580 camere distribuite su 18 piani; lounge; breakfast-restaurant al 10° piano
Negozi: 3.900 mq
Skybar: ca. 1000 mq
Altezza totale: ca. 120 m
Cronologia: progetto iniziale, 1994; inizio lavori, 2013; inaugurazione, maggio 2017
Costo: 250 milioni di euro
Web: upper-west.de

Autore

  • Francesca Petretto

    Nata ad Alghero (1974), dopo la maturità classica conseguita a Sassari si è laureata all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha sempre affiancato agli aspetti più tecnici della professione la passione per le humanae litterae, prediligendo la ricerca storica e delle fonti e specializzandosi in interventi di conservazione di monumenti antichi e infine storia dell'architettura. Vive a Berlino, dove esegue attività di ricerca storica in ambito artistico-architettonico e lavora in giro per la Germania come autrice, giornalista freelance e curatrice. Scrive inoltre per alcune riviste di architettura e arte italiane e straniere

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Last modified: 25 Agosto 2017