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Written by: Patrimonio Progetti

Parigi, la Halle Freyssinet ora accoglie 3.000 startup

Parigi, la Halle Freyssinet ora accoglie 3.000 startup

Visita all’ex deposito, monumento nazionale noto per le strutture in cemento armato di Eugène Freyssinet, trasformato nella Station F per le startup su progetto di Wilmotte & Associés

 

PARIGI. Il mondo cambia velocemente e il vecchio deposito ferroviario della Halle Freyssinet, monumento storico nazionale originariamente utilizzato come interscambio del trasporto commerciale, si trasforma con il progetto di Wilmotte & Associés in Station F, un maxi incubatore per startup di 34.000 mq. La straordinaria struttura originaria in cemento armato precompresso, realizzata nel 1927-29 dall’ingegnere Eugène Freyssinet (1879-1962), è situata al limite estremo della Gare d’Austerliz all’interno del quartiere di Tolbiac che è tagliato in due dalla ferrovia, con a sud-est uno dei luoghi storicamente più popolari della città e a nord-ovest il recente quartiere nato con la Biblioteca nazionale François Mitterrand disegnata da Dominique Perrault.

L’edificio è composto da tre volte a botte, una principale centrale con un grande lucernario in luce al colmo e due secondarie, oltre a volte a botte continue laterali all’esterno.

 

Le funzioni ospitate

Il programma del campus-incubatore prevede tre ambienti divisi e indipendenti. Il primo, inaugurato il 29 giugno 2017 ma operativo solo da settembre, è il cuore del sistema destinato ai singoli spazi delle startup, dove si trovano fisicamente gli uffici/atelier delle nuove attività; l’ampia area centrale completamente aperta permetterà una flessibilità e polivalenza giornaliera, mentre lungo i lati sono disposti i box di lavoro affacciati sullo spazio centrale. L’organizzazione prevede quattro villaggi tematici secondo le varie attività economiche, ognuno indipendente con cucina, sale riunioni d’interscambio e skybox.

Il secondo ambiente, che aprirà a novembre, prevede un auditorium da 370 posti, oltre 60 sale riunioni per facilitare lo scambio tra imprenditori e investitori e, infine, un Fab Lab (atelier per prototipi con stampante 3D a disposizione degli operatori).

Il terzo ambiente, che dovrebbe essere terminato entro fine 2017, ospiterà bar e ristoranti aperti 24 ore, con al centro un vagone ferroviario già presente nonostante il cantiere in corso.

 

Il progetto di recupero

È molto semplice ed efficace: lo studio Wilmotte elimina ogni superfetazione mettendo a nudo l’elegante struttura in cemento ed esaltando le raffinate proporzioni delle strutture principali e degli elementi secondari, tutti in cemento armato precompresso. I nuovi serramenti “modernisti” che chiudono l’edificio sono disegnati con piatti di ferro, soluzione interessante per integrare le attuali esigenze di comfort ambientale e nel contempo dialogare con i caratteri originari, con una partitura stretta di circa 60 cm sui lati e una divisone completamente differente, in sintonia con la struttura principale sui fronti d’ingresso. L’unica concessione rispetto a tale rigore è l’incorniciatura di pilastri e travi sul fronte principale, eseguita sempre con piatti in ferro: un po’ leziosa ma comunque non troppo invasiva.

Nel primo lotto si apprezza lo spazio principale della grande volta a botte, esaltato dal grande lucernario centrale, sui cui lati si aprono i box delle startup, realizzati con una nuova struttura in ferro indipendente da quella storica in cemento. I piccoli locali disposti su due livelli presentano vetrate a vista sullo spazio centrale comune, con al piano superiore dei box container a sbalzo che rimandano alla destinazione originaria del deposito.

Due generosi passaggi trasversali con serramenti a tutt’altezza saranno aperti al pubblico, permettendo l’interconnessione fisica e visiva tra la Station F e la città grazie a gigantesche “vetrine informatiche”. Come da consuetudine, in Francia sono già state realizzate la maggior parte delle connessioni urbane limitrofe che presentano numerosi dislivelli, vista la natura dell’ex deposito, originariamente isolato dal contesto: un piccolo giardino, rampe e scale rendono il luogo già frequentato dagli abitanti del quartiere, mentre sulle due nuove strade pedonali verdi sono previste numerose boutique. Il quartiere storico di Tolbiac è da sempre di estrazione molto popolare ma, come sta accadendo in quasi tutta la città, queste nuove realtà urbane sono destinate a diventare luoghi molto ricercati, soprattutto per le nuove generazioni.

 

 

Un monumento nazionale

La Halle Freyssinet misura 310 x 58 m ed è composta da tre campate con copertura a volta di botte con catene e tiranti in cemento armato precompresso, oltre a due porticati laterali anch’essi voltati a botte continua ma disposti perpendicolarmente rispetto all’impianto principale. Percorrendo gli spazi esterni si può godere della qualità del porticato sul lato sud che è completamente a sbalzo per circa 5 m lungo tutti i 310 m di lunghezza, con un’anomala rastremazione curva finale. Ciò che più colpisce è l’incredibile leggerezza ed eleganza dei cementi, con spessori minimi fino a 5 cm e fanno assai riflettere rispetto ai dimensionamenti attuali. Tutto l’edificio interagisce come un corpo unico e i due porticati laterali, dai differenti aggetti, fungono da contrappesi della struttura principale.

 

Il confronto con il Museo d’Orsay

In Francia sono molto stimate le opere di recupero con ampliamento realizzate dagli architetti italiani, e non è un caso che Gae Aulenti abbia realizzato il Museo Gare d’Orsay nel 1986. Essendo due edifici ferroviari dismessi, il confronto tra Station F e Museo d’Orsay è obbligato ma chiaramente improponibile, viste le differenti qualità costruttive dei due edifici e l’arco temporale intercorso. Si può certamente notare come la sensibilità architettonica di Willmotte, pur senza brillare in raffinatezza e soluzioni innovative, sia stata molto più efficace e “leggera” rispetto alla “pesantezza” delle strutture interne in cartongesso di Aulenti, che ha voluto segnare con forza il nuovo museo in piena contrapposizione con lo spazio e la bellezza dell’ex stazione costruita nel 1900 in occasione dell’Esposizione universale.

Autore

  • Mauro Manfrin

    Nato nel 1963 e laureato al Politecnico di Milano nel 1988, dal 1986 al 2000 collabora con Giancarlo De Carlo e Giuliana Baracco nella redazione di «Spazio & Società» e nello studio di architettura. Dal 1997 al 2004 collabora con Alberto Mioni all'insegnamento della progettazione urbanistica, al Politecnico di Milano e all'Accademia di Architettura di Mendrisio. Dal 1992 al 1996 è associato nello Studio BauQ e LLM, mentre in seguito come libero professionista collabora per singoli progetti con numerosi studi tra cui Pierre Riboulet, Amedeo Petrilli e DAP Studio. Vincitore di quattro concorsi e segnalazioni in Italia.

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Last modified: 31 Luglio 2017