A proposito di una proposta di candidature per consulenze a buon mercato diffusa dall’Ordine degli architetti di Udine
Il 25 luglio scorso Paolo Bon, neopresidente dell’Ordine degli architetti di Udine, ha invitato gli iscritti a presentare la propria candidatura per partecipare all’iniziativa “Consulenze di arredamento – L’architetto consiglia” presso la fiera “Casa Moderna” di Udine. Tra le argomentazioni della lettera, il presidente sottolinea come “La visibilità raggiunta da questo servizio di consulenza (completamente gratuito per il visitatore) genera un ritorno di visibilità e crea opportunità di contatto per i professionisti coinvolti in questo servizio”, evidenziando come “questa occasione specifica sono anche rappresentazione della qualità professionale dell’intera nostra categoria”.
Temi che s’inseriscono perfettamente nella visione dell’architetto condotto, tanto cara a Renzo Piano, ovvero di un professionista capace di essere presente capillarmente nella società e non chiuso nel proprio studio in attesa del ricco committente. Posizione comprensibile in un momento in cui il valore dell’architetto appare opacizzato dalla sovrapposizione di competenze da parte di molteplici figure professionali, dall’ingegnere al perito edile. Per non parlare dei canali televisivi tematici, in cui baldanzose signore e volenterosi giovanotti trasformano abitazioni vetuste grazie esclusivamente al proprio “buon gusto”, replicando soluzioni e materiali visti e rivisti sui magazine patinati nelle anticamere dei medici o nei saloni di bellezza.
Ma la cosa incredibile della missiva ordinistica sta nel paragrafo intitolato “location e compensi” in cui il presidente e il responsabile dell’iniziativa comunicano ai colleghi che “quest’anno lo stand de “L’Architetto consiglia” sarà collocato nel Padiglione 7 ed il compenso concordato sarà di Euro 12,00 + oneri fiscali per ciascuna consulenza (della durata di 40 minuti) per un massimo complessivo di 240 consulenze distribuite tra i professionisti partecipanti. Le consulenze avranno una durata pari a 40 minuti al massimo”. Avete letto bene: 12 euro per 40 minuti. Ovvero (quasi) nemmeno il costo di un addetto alle pulizie di un condominio. O di un addetto al disegno delle cucine in un negozio Ikea (che più o meno fa la stessa cosa).
Certo, si dirà, è un’iniziativa limitata nel tempo, i fondi a disposizione degli Ordini sono molto pochi, ma il messaggio che viene inviato è particolarmente deleterio e alquanto contraddittorio: il visitatore/committente si chiederà perché se la qualità professionale certificata dall’ordine è “vendibile” per quella cifra, all’esterno viene chiesto 4 volte tanto; il professionista guarderà con tristezza all’articolo 20 del codice deontologico (concorrenza sleale) incredulo nel constatare che proprio l’Ordine di appartenenza sta assecondando una rincorsa al ribasso senza fine. Senza considerare i neolaureati che si vedranno respinti all’esame di abilitazione alla professione – ultimo vetusto cancello chiuso di un recinto da cui sono già scappati tutti i buoi – magari proprio da coloro che accettano di sottostare a tali iniziative.
Una cosa è certa: non è possibile chiedere rispetto dagli altri se prima non saranno gli architetti ad avere rispetto di se stessi.
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Last modified: 26 Luglio 2017