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Giulia De LuciaWritten by: Inchieste Progetti

Segni di speranza e trasparenza nell’hinterland di Napoli

Segni di speranza e trasparenza nell’hinterland di Napoli

In cantiere il progetto di concorso dello studio Vitale&Pidalà per la parrocchia della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

 

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SANTA MARIA LA CARITA’ (NAPOLI). Il concorso d’idee per il nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine è stato bandito nel 2012 dall’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia. Il tema prevedeva la progettazione della chiesa, della casa canonica e dei locali di ministero pastorale, più le relative sistemazioni esterne. Di 309 domande pervenute alla commissione, 204 progetti sono stati ammessi alla prima fase del concorso, dopo alcune esclusioni per vizio di forma. Dopo aver stabilito i parametri e i pesi di valutazione (qualità e linguaggio dell’impianto liturgico, riconoscibilità dell’edificio sacro, profilo artistico, estetico e formale del manufatto architettonico, rapporto con l’ambiente urbano e funzionalità distributiva), sette proposte sono state ammesse alla seconda fase del concorso: Alessandro Bellini (Roma), Christian Ciucciarelli (Viterbo), Giorgio Della Longa (Udine), Diego Elettore (Salerno), Antonella Mari (Bari), Adriana Pidalà (Messina), Patrizia Santaniello (Avellino). Al fine di fornire ai sette candidati ulteriori elementi per comporre un progetto corrispondente alle esigenze della comunità e alle direttive imposte dalla CEI, è stato organizzato un seminario formativo che ha previsto il sopralluogo dell’area, attività di informazione sulle problematiche della zona e l’incontro con la comunità rappresentata da alcuni membri del Consiglio pastorale. In questa seconda fase è stata inoltre valutata la rispondenza dei progetti ai principi e alle norme liturgiche, l’identità e riconoscibilità del manufatto, l’ecosostenibilità, l’impostazione acustica e illuminotecnica e la stima dei costi di gestione e manutenzione. Le attività di dialogo e partecipazione si sono dimostrate particolarmente produttive, e hanno rappresentato un momento di crescita e confronto fra gli attori coinvolti nel processo concorsuale.

Il primo premio è stato assegnato ad Adriana Pidalà ed Emilio Vitale, che per la prima volta si cimentano nella progettazione di un luogo di culto. Il progetto viene particolarmente apprezzato dalla giuria* per la forte riconoscibilità formale del manufatto, collocato in un contesto disomogeneo e dal carattere prevalentemente agricolo. Il rapporto con il contesto, dovendo eludere alcune presenze scomode come una centrale elettrica, i tralicci e le adiacenti strutture per la produzione agricola, diventa uno dei punti di forza del progetto che si costituisce intorno all’evocazione di un paesaggio naturale ed antropico riconoscibile dalla collettività, evidente soprattutto nella sistemazione degli spazi esterni alla chiesa che ricordano le trame degli orti e dei vigneti, come anche piazze e cortili. Per quanto riguarda l’aula liturgica, le linee del progetto si sviluppano a partire dai movimenti curvilinei e avvolgenti tipici dell’iconografia della Madonna del Carmine cui la chiesa è dedicata. L’aula liturgica è così riconoscibile anche e soprattutto per la fluidità dei segni progettuali fortemente differenziati da quelli lineari e mimetici degli altri edifici: la maternità della chiesa è ricondotta alla femminilità di un abbraccio. La giuria ha espresso apprezzamento anche per la capacità di corrispondere con correttezza dimensionale e distributiva alle esigenze liturgiche, sebbene, per parte nostra, non si possa mancare di constatare come la novità formale dell’architettura vada a recingere uno spazio liturgico corretto ma del tutto tradizionale e rigido nella distinzione tra aula e presbiterio, la prima ordinata in panche, il secondo innalzato su gradini, in un dualismo che altrettanto echeggia nella cappella feriale, dove l’intimità della presenza eucaristica e la comunità più ristretta avrebbero potuto suggerire soluzioni di maggiore familiarità e condivisione.

I lavori per la realizzazione dell’edificio sono cominciati nel 2016 e l’8 giugno scorso è stata posata la prima pietra alla presenza di monsignor Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellamare di Stabia. A tutti gli effetti, il concorso, l’esito e il celere inizio dei lavori per la realizzazione di questa nuova chiesa rappresentano un momento di forte trasparenza, dialogo e crescita in un territorio purtroppo spesso noto per esperienze negative e clientelari. In particolare, poi, l’estensione della pratica dei concorsi nelle diocesi italiane si dimostra uno strumento efficace per evidenziare nuovi studi di progettazione italiani che possono portare qualità e rinnovamento estetico e paesaggistico ai contesti.

*Giuria: Don Mario Cafiero (delegato dell’Arcivescovo), Don Pasquale Vanacore (responsabile dell’ufficio dell’edilizia di Culto), Don Pietro Angelo Muroni (esperto liturgista), Arch. Andrea Longhi (esperto di architettura), Dott.ssa Giuliana Albano (esperto d’arte), Arch. Maurizio Schizzano (libero professionista operante nel territorio), Arch. Pasquale Aprea (tecnico dell’amministrazione comunale). Membri supplenti: Ing. Giuseppe Di Nola (ufficio edilizia di Culto), P. Giuseppe Piccinno, OP, (ufficio beni culturali)

Carta d’identità del progetto

Superficie aula liturgica: 415 mq 

Stima costi: 1,5 milioni di euro 

Cronologia: concorso 2013, assegnazione primo premio 2014, inizio lavori 2016, posa prima pietra 2017, conclusione prevista 2019

Finanziamento: normale applicazione dei finanziamenti CEI per la costruzione di nuove chiese

Progetto: Adriana Pidalà, Emilio Vitale Artista Domenico Trifirò Liturgista: Padre Massimo Cucinotta Acustica: Donato Masci Strutture: Ing. Roberto D’Andrea Impianti/Risparmio energetico: Liviano De Zolt, Claudio Zambonin Consulenti: De Cola Associati Committente: Arcidiocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia

 

Chi sono i progettisti

Lo studio Vitale&Pidalà Architetti è composto da Emilio Vitale e Adriana Pidalà, entrambi laureati in Architettura nel 2007 presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Lo studio si occupa di architettura, interior design, landscaping e urban design. Adriana Pidalà ha acquisito esperienza nella progettazione, dalla fase preliminare agli esecutivi per opere pubbliche collaborando con importanti studi italiani ed internazionali. Negli ultimi anni ha collaborato all’interno del team di progettazione per il Centro per le Biotecnologie e la ricerca Biomedica a Carini, fondazione Rimed, con capogruppo HOK.

Autore

  • Giulia De Lucia

    Si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 2014, dopo aver conseguito la Laurea Triennale in Architettura d’Interni a Valle Giulia-La Sapienza. Attualmente sta concludendo un Dottorato di Ricerca in Beni Architettonici e Paesaggistici presso il Politecnico di Torino sul tema della sismica per i beni culturali. Da alcuni anni conduce ricerche sul tema dell’architettura per la liturgia.

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Last modified: 8 Agosto 2017