Alla Triennale di Milano (fino al 24 giugno) e presso il Museo del Novecento di Firenze (fino all’1 ottobre) due mostre rendono omaggio a Vittorio Giorgini a sette anni dalla morte
Finalmente, a sette anni dalla morte di Vittorio Giorgini (1926-2010), architetto sperimentale fiorentino allievo di Leonardo Savioli, due istituzioni gli rendono omaggio: la Triennale di Milano e il Museo del Novecento di Firenze; grazie al lavoro che, dalla tesi di laurea in poi, gli ha dedicato l’architetto Marco Del Francia, presidente dell’associazione BACO-Archivio Vittorio Giorgini. Mentre alla Triennale, nell’ambito di Milano Arch Week, si esplora il rapporto tra Giorgini e la natura nella mostra curata da Emilia Giorgi, a Firenze il Museo del Novecento, insieme alla Fondazione Architetti presenta “Vittorio Giorgini Architetto. Un progetto per l’arte/Quadrante”, a cura di Valentina Gensini, Marco Del Francia e Silvia Moretti, dove si analizza il rapporto con la Galleria Quadrante allestita da Giorgini nel 1959 ma aperta nel 1961 e diretta dalla sorella Matilde.
Giorgini fin dalle origini si è imposto come un architetto determinato, dalla grande passione civica, sperimentale in ogni momento della sua vita: dalla pesca nell’amato golfo di Baratti all’architettura e all’insegnamento. Una sperimentazione portata agli estremi della statica quando nel 1962, ma probabilmente nel 1964 come testimoniano i documenti della concessione comunale, disegna e realizza con le sue mani e l’aiuto di alcuni muratori casa Saldarini a Baratti. Un’architettura in cemento basata su una struttura di rete saldata a seguirne la forma a spirale come se fosse un reperto di un qualche animale estinto arenatosi nella pineta, ma che a una visione più ravvicinata e conoscendo l’amore di Giorgini per il mare, richiama la mitologia della balena forse come quella che nel Settecento venne pescata proprio nel golfo di Baratti. Anche se questa relazione può essere ancora più forte nel racconto di Melville, Moby Dick, dove si assiste al trionfo della natura (la balena) sull’uomo. Infatti Giorgini per tutta la vita ha tratto ispirazione dalle forme della natura con le sue purtroppo poche ma significative opere. A partire dalla casa Esagono, costruita nel 1957 su un terreno di proprietà della famiglia, galleggiante nell’aria grazie a una serie di pilastri cruciformi in legno su dadi esagonali di cemento. Una forma, quella esagonale, tipica del periodo nelle architetture organiche che si ispiravano a Frank Lloyd Wright, come la Mensa Olivetti (1959) di Ignazio Gardella. La casa, nel paesaggio selvaggio di Baratti è il rifugio di Giorgini, dove ospita amici intellettuali come l’architetto e pittore cileno Robert Sebastian Matta, padre di Gordon Matta-Clark, lo scultore Isamu Noguchi e l’architetto André Bloc. Proprio Bloc ospitò nel 1966 nell’«Architecture d’Aujourd’hui» una serie di fotografie della Casa Saldarini e un breve testo di Lara Vinca Masini: «Questa casa-rifugio si eleva da terra con tre supporti come radici… Essa nasce e fiorisce come una pianta fuori dal suo stelo».
Come a Baratti, anche a Firenze è la rottura della simmetria il concetto sviluppato da Giorgini nella Galleria Quadrante, ricostruita per la mostra al Museo del Novecento in cui dialogano opere dei protagonisti della pittura italiana – da Corrado Cagli ad Alberto Moretti – fino al francese Bloc e al cileno Matta. La galleria, collocata in un palazzo storico nel lungarno Acciaioli, viene allestita come una caverna (ricorda la Caverna dell’antimateria che Pinot Gallizio presenta a Parigi nel 1958-59), con le pareti sinuose in cemento e il soffitto con una serie di concavità intonacate bianche a rendere lo spazio leggero e fluttuante; una sorta di esperimento antecedente la costruzione di casa Saldarini.
Così due città rendono omaggio a questo straordinario interprete della sperimentazione architettonica tracciando la via per altre figure del panorama architettonico tuttora dimenticate.
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Last modified: 21 Giugno 2017