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Francesca AlberaWritten by: Inchieste

Chongqing: dal cuore della Cina il motore della trasformazione

Chongqing: dal cuore della Cina il motore della trasformazione

Terza puntata dell’inchiesta sulla Cina e la scena dell’architettura globalizzata. Viaggio nella più grande metropoli del paese per superficie, dove oggi il governo centrale tenta di compensare lo squilibrio tra la costa e le aree interne

 

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Nella prima puntata della nostra inchiesta sui grandi studi internazionali che operano in Cina siamo partiti da Shanghai, la città simbolo dell’ingresso della Cina nel mondo globalizzato. Ora ci spostiamo a Chongqing, la più grande metropoli cinese per superficie, uno dei luoghi su cui oggi il governo centrale rivolge i propri investimenti per compensare lo squilibrio tra la costa ed il resto del paese. (Filippo Fiandanese, curatore dell’inchiesta)

 

Yú (渝) è l’abbreviazione con cui in cinese si indica Chongqing e deriva da un’antica denominazione del fiume Jialing. Tra i suoi significati originari riportati dai dizionari c’è però quello di cambiamento. Curioso se si considera il percorso di trasformazione intrapreso dalla città dal 1997, quando viene riconosciuta come municipalità autonoma, e questo suo secondo nome ufficialmente approvato, quasi a suggerire un’indicazione sul suo destino.

 

Una città strategica

A livello commerciale, Chongqing è uno snodo cruciale in quanto capolinea della Yuxinou, la nuova via della seta ferroviaria che collega l’Europa alla Cina e porto fluviale già storicamente affermato come rotta di connessione privilegiata con le città sulla costa (prima fra tutte Shanghai). A livello amministrativo, lo status autonomo (come solo Pechino, Tianjin e Shanghai) la sottopone al diretto controllo del governo centrale, velocizzando i processi decisionali. È però la strategia del Go West ad aver consolidato la sua influenza nel quadro nazionale. Definita per orientare lo sviluppo del paese dalle più ricche metropoli dell’est verso l’entroterra, ha dirottato sulla città risorse finanziarie e industriali come mai prima. L’attrattività crescente e l’accelerata allo sviluppo economico hanno quindi preparato il terreno per un potenziamento urbano che continua oggi a ritmo serrato.

Sviluppatasi su un’area collinare tagliata dai fiumi Jialing e Yangtze, è una città in pendenza che offre a chi la osserva una profondità di campo rara rispetto alla maggior parte delle orizzontali città cinesi. Tutte le costruzioni si sono sempre condensate nel limitato spazio pianeggiante disponibile, avendo come unica aspirazione di estensione quella verticale. Con l’avvio di una politica economica di apertura (intrapresa dall’ex sindaco Bo Xilai e proseguita dall’attuale amministrazione), Chongqing ha saputo attrarre investimenti stranieri sempre più ingenti. Assecondando quindi la propria propensione verso l’alto, è diventata una metropoli a tutti gli effetti. In una Cina che guarda a ovest, per Chongqing è il momento. Oggi una parte rilevante dei ricavi dell’amministrazione deriva dalla vendita dei diritti edificatori e nuovi cantieri sorgono ininterrottamente per ridisegnare significative porzioni di suolo urbano.

Se si guarda la mappa, il distretto di Yuzhong, il centro compreso tra i due fiumi fino alla loro confluenza, è il punto nevralgico dove leggere le trasformazioni urbane in atto. Fiancheggiato dall’acqua sui due lati, ricorda la penisola di Manhattan non solo per la sua conformazione ma anche per il processo intensissimo di densificazione e proliferazione infrastrutturale (soprattutto nuovi ponti) che l’ha visto protagonista negli ultimi dieci anni. Qui si concentrano i progetti più significativi, che sembrano voler fornire alla città il nuovo equipaggiamento per affrontare il futuro.

 

Nuova identità per la confluenza

Nell’area di Chaotianmen, nel punto dove il fiume Jialing confluisce nello Yangtze (non mescolandosi e conservando due colori di acqua diversi), sta per essere ultimato il progetto più atteso degli ultimi anni: la Raffles City, un colossale complesso multifunzionale progettato dallo studio dell’architetto israeliano Moshe Safdie. Situato in un luogo dotato di forte valenza simbolica (la porta dove tradizionalmente gli ufficiali ricevevano i decreti imperiali) vuole omaggiare la storica tradizione commerciale della città, evocando con i suoi otto grattacieli rivolti verso i fiumi le vele spiegate al vento delle navi del passato. Le due torri centrali svettano sulle altre con i loro 358 metri di altezza e ospitano in prevalenza uffici e alberghi, mentre dietro le altre sei ad uso residenziale sono disposte ad arco. Il tutto collegato da un imponente ponte in quota, con giardini e piscina a completare il sistema. Una soluzione che ricorda molto da vicino il casinò Marina Bay a Singapore realizzato dallo stesso Safdie. La connessione con l’isola del sud est asiatico non finisce qui, essendo il complesso promosso da tre colossi immobiliari proprio di Singapore (Capita malls, Capitaland limited e Singbridge) che si conferma come il più forte partner economico della municipalità. Resta da capire se si tratta di una riproposizione esplorativa da parte dell’architetto o piuttosto di un tentativo di emulazione degli amministratori della città, desiderosi di avere qui la versione potenziata di un edificio adatto a diventare simbolo della trasformazione. Certo è che di tempo dalle sperimentazioni dell’Habitat 67 per Safdie ne è passato. Quello che non sembra però affievolirsi nella Raffles City è il livello d’ambizione, affermandosi come icona del luogo più emblematico dell’intera città.

 

Simbolismi facili

Proseguendo dalla confluenza verso l’interno, tra le torri del densissimo Central Business District di Jiefangbei, sorgerà un edificio a uso misto di Aedas, oggi una delle più forti e strutturate realtà della progettazione a livello mondiale e presenza ormai consolidata in Asia.
Come il suo nome dettagliatissimo suggerisce, Chongqing Xinhua Bookstore Group Jiefangbei Book City mixed-use project, al centro del complesso è strategicamente posizionato un imponente spazio commerciale del Xinhua Bookstore Group, la più grande e diffusa catena di librerie del paese e principale investitore dell’intervento. “La conoscenza porta benessere” è il proverbio cinese che il progetto vuole trasmettere e, ancora una volta, la sua spiegazione passa attraverso l’evocazione di un’immagine: una pergamena che si dispiega attraverso terrazze gradonate, a simboleggiare l’apertura della conoscenza, riallacciandosi alla topografia collinare della città. Se la descrizione non va oltre un livello basico, sicuramente più complessa è la sua organizzazione. Al centro del basamento emerge quasi sospeso il volume dorato della grande libreria, mentre intorno sono collocati ulteriori negozi, spazi d’intrattenimento e hotel. Dal podio s’innalza una torre che comprende invece uffici e residenze in vetta. L’elemento essenziale per immaginarne la vitalità sono però le piazze su più livelli che estendono lo spazio pubblico della strada alle diverse quote fino alla sommità delle terrazze. Una risposta precisa a un’esigenza di mercato che conferma Aedas come uno degli studi più presenti nel processo di ridefinizione della città è più in generale della Cina occidentale.

In uno scenario che coinvolge grandi scale, grandi investimenti e grandi nomi, Chongqing dimostra di poter offrire margini di crescita ancora consistenti. L’attenzione da parte di studi internazionali non può quindi che aumentare, rispondendo alle ambizioni di una città intenzionata a prendersi il proprio spazio, in un’ottica sempre più globale.

 

Autore

  • Francesca Albera

    Nata a Cuneo nel 1989, studia architettura presso il Politecnico di Torino, dove si laurea con lode nel 2014 con una tesi sul riuso di un'area industriale ad Amburgo, frutto di un'esperienza di studi e ricerca svolta tra Italia e Germania. Dopo la laurea parte per la Cina, lavorando a Pechino presso gli studi professionali Atelier Teamminus ed Elevation Workshop. Dal 2015 collabora con il Giornale dell'Architettura e attualmente lavora a Torino come architetto.

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Last modified: 31 Maggio 2017