Visita alla nuova sede dell’Università Leuphana, uno spaesante progetto di Daniel Libeskind alle porte della cittadina medievale di Lüneburg, in Germania
LÜNEBURG (GERMANIA). Superfici grigie semi opache riflettono i raggi di un sole ancorché pallido, mai violento a queste latitudini di lande strappate alle paludi e oggi ricche di canali navigabili e verdeggiante natura che toglie il fiato con la sua rigogliosa bellezza incontaminata. Tanto basta per creare scompiglio nel cuore del visitatore perché, che si provenga da sud, dalla verde oasi di pace della Lüneburger Heide, o da nord, ovvero dal centro di Lüneburg, l’improvvisa apparizione sul bordo della strada principale, la Uelzener Straße, dello “squalo-rinoceronte” di Libeskind, generato come dall’abbattersi di un fulmine al suolo, lascia piuttosto stupefatti.
Vada per Berlino, dove il caos creativo di ricostruzioni nel buco postbellico di Kreuzberg aveva accolto in maniera consona al suo ruolo la massa spiazzante dello Jüdisches Museum (1999); e dove un altro vuoto, vittima di altra follia, vicino al Memoriale del Muro sulla Bernauer Straße, ha appena trovato un nuovo inquilino nel complesso “Sapphire”: tutte opere targate Libeskind. Ma qui, nel cuore delle foreste che separano le città dell’antica Lega Anseatica, e accanto a un gioiello di cittadina storica miracolosamente scampata ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, la decostruzione dell’archistar americano è una sorpresa quantomai inattesa.
Pare un gioco di puro divertimento creativo questa nuova sede di cui la rinnovata Università Leuphana si fa bella, nonostante le polemiche relative agli esosi costi di realizzazione (circa 100 milioni) e relativi, prolungati tempi di consegna (una prima consegna prevista nel 2011 e una seconda nel 2014). Quattro corpi diversissimi tra loro si compenetrano fra pareti fuori piombo, tetti concavi asimmetrici, finestre fuori dalla norma, ciascuna unica nel suo essere, trapezoidale, e altre ineffabili aperture, ora schermate con fitte griglie sbilenche, ora chiuse da vetri blu (Vakuumisolierverglasung) che offrono squarci sull’interno a più livelli. Dai sette piani fuori terra del Forschungszentrum (centro di ricerca) che svetta sui corpi adiacenti della Seminarturm (tre piani, dove è anche l’ingresso principale contornato da aule per workshop e seminari), del Studentenzentrum (due piani, con caffetteria e uffici) e del Libeskind Auditorium da 1.100 posti con copertura arcuata, ovunque i volumi si presentano interrotti, irrazionali. Infatti, il personale degli uffici ha manifestato una certa confusione e difficoltà ad orientarsi all’interno dell’edificio: per questo alcune pareti sono state colorate di rosso per favorire l’individuazione dei percorsi. L’esatto opposto della vicina, ex caserma della Wehrmacht in mattoni rossi, divisa in più edifici, ora adibiti a campus universitario.
Per un attimo pare di essere altrove, non in questa parte di Europa ma in un Nuovo Mondo. Il concetto fondativo stesso della “Nuova Università del XXI secolo” voluta dal giovane preside Sascha Spoun, trova qui la sua espressione materica: nuovi indirizzi di studio per quella che egli definisce “L’università della società civile e della nuova Europa che nell’edificio di Libeskind trova una pietra miliare per il suo sviluppo”; innovazione, ricerca, sperimentazione senza timore di rompere con vincoli anacronistici.
Pare un gioco ma non lo è: la posa della prima pietra ha avuto luogo non a caso un 8 maggio di qualche anno fa (2011), ovvero nel giorno in cui i Paesi nordeuropei ricordano la “Giornata della Vittoria” – la capitolazione della Wehrmacht e la liberazione dal Nazionalsocialismo. Ciò significa che questa università con la sua nuova sede vuole farsi portavoce di ideali alti, credendo fermamente chi l’ha pensata che si può “cambiare il mondo con l’architettura”. L’ateneo di Lüneburg è un incubatore di nuove idee, d’innovazione, di ricerca e scoperta: elementi che attraversano e compenetrano gli spazi dell’edificio di Libeskind, introducendo nuovi standard nell’ambito dell’architettura pubblica sia in termini morfologico-strutturali, sia soprattutto per quanto concerne l’obiettivo primo, quello del raggiungimento dell’efficienza energetica totale. Come una smart house in grande scala, ogni elemento (materiali a cambiamento di fase, componenti d’impianto, dettagli architettonici) è stato progettato al fine di realizzare l’automatizzazione di tutte le strumentazioni di utenza e controllo, un Net Zero Energy Building (NZEB) che produca più energia dell’utilizzata.
Libeskind si è avvalso dell’aiuto di molti collaboratori e della creatività dei suoi allievi qui a Lüneburg, dove ha insegnato dal 2007 al 2016. L’idea evoca l’iniziativa della «Süddeutsche Zeitung» a Monaco di Baviera, dove agli studenti della Facoltà di Architettura era stato chiesto di presentare dei progetti alternativi a quello di Chipperfield per la Haus der Kunst, con risultati spettacolari e scevri di paure storiche. L’ottimismo che ne è scaturito è di facile lettura: contrariamente allo Jüdisches Museum, questa architettura non evoca dolore o chiusura (Libeskind è figlio di due ebrei polacchi scampati all’Olocausto), ma vuole parlare di apertura e impegno democratico; si destruttura, si trasforma e così rifiuta – direbbe Jacques Derrida – le briglie del nichilismo novecentesco e di schemi di pensiero appartenenti al passato.
Il nuovo edificio centrale della Leuphana è La variante di Lüneburg: come nel romanzo di Paolo Maurensig un’apertura bizzarra, una mossa in apparenza illogica che sacrifica il certo per rivelarsi poi inaspettatamente vincente. Una stravaganza à la Libeskind, tanto più stramba in questo contesto umano e naturale/antropizzato, che però grazie ad essa è già oggi tappa di pellegrinaggio per amanti dell’architettura e meta di molti giovani studiosi.
La carta d’identità del progetto
Committente: Stiftung Universität Lüneburg, Lüneburg
Progetto: Daniel Libeskind, Leuphana Universität Lüneburg, Lüneburg
Progettazione esecutiva e supervisione: rw+ Architekten GmbH, Berlino
Strutture: Boll und Partner, Stoccarda
Impianti e sistemi tecnici: emutec GmbH, Norderstedt
Project management: Schmitz-Reichard GmbH, Aquisgrana
Prove statiche: Josef Seiler, Ingenieurgruppe Bauen, Berlino
Progettazione facciate, isolamento acustico, Energy Performance Certificate: ARUP GmbH, Berlino
Illuminazione: Studio Dinnebier Berlino
Acustica: ADA Acoustic & Media Consultants GmbH, Berlino
Progettazione esterni: karres en brands mit arbos Freiraumplanung, Hilversum (Olanda)
Rilievo: Leptien & Kiepke, Lüneburg
Sicurezza e coordinamento sicurezza sul lavoro: sigeko-Ingenieure, Amburgo
Antincendio: TPG Lehmann mbH, Berlino
Promosso e finanziato da: Unione Europea, Land Bassa Sassonia, Città Anseatica di Lüneburg, Distretto Rurale di Lüneburg, Ministero Federale per l’Economia e la Tecnologia, rz RHEINZINK, Chiesa Regionale Evangelica-Luterana di Hannover, Diocesi di Hildesheim, Confederazione Regionale dalle Comunità Ebraiche della Bassa Sassonia, Klosterkammer Hannover.
Costo totale: circa 100 milioni (costo inizialmente stimato: 58 milioni)
Superficie totale: 13.000 mq
Centro studentesco + centro seminari: 5.400 mq
Nuovo centro allestimenti e congressi: capienza max. 2.500 persone
Auditorium Libeskind: capienza max. 1.100 persone
Altezza massima: 38 m
Cronologia
2007: affidamento diretto a Daniel Libeskind, professore associato alla Leuphana, Studio Libeskind (New York/Zürich)
8 maggio 2011: posa prima pietra
11 marzo 2017: inaugurazione
Maggio 2017: prime visite guidate (su prenotazione)
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daniel libeskind , germania
Last modified: 10 Maggio 2017