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Alessandro ColomboWritten by: Reviews

X BIAU, piacevoli spiazzamenti iberoamericani alla Triennale

X BIAU, piacevoli spiazzamenti iberoamericani alla Triennale

Allestimento di grande valore comunicativo per la decima edizione della Biennale iberoamericana di architettura e urbanistica. A cura di Ángela García de Paredes e Ignacio Pedrosa, a Milano presso il Palazzo dell’Arte fino al 4 giugno

MILANO. La decima edizione della Biennale iberoamericana di architettura e urbanistica giunge a Milano, dopo avere esordito a San Paolo del Brasile nel 2016, con il minaccioso sottotitolo “Spiazzamenti” che, trattandosi di progetti di architettura e urbanistica, potrebbe preludere a cervellotiche interpretazioni del mondo reale e ad esoteriche rappresentazioni della ricerca nel campo. I curatori, Ángela García de Paredes e Ignacio Pedrosa, dichiarano che «l’incessante movimento di tutto ciò che ci circonda delinea il paesaggio dinamico nel quale sviluppiamo la nostra vita. Questo movimento, intrecciato al ritmo del tempo, determina spiazzamenti sensibili nel nostro modo di vedere e comprendere la realtà».

Entrando nella curva a piano terra del Palazzo dell’Arte, per tutti la Triennale, si rimane spiazzati, è vero, ma lo spiazzamento è piacevole e sorprendente. Si rimane spiazzati nel visitare una mostra, chiara e leggibile, ove le 26 opere che costituiscono la selezione sono presentate ognuna attraverso un’immagine che risplende di luce in una semplice cornice bianca ed un breve testo, la corrispondente pagina del catalogo tenuta aperta da un essenziale elastico. Si rimane spiazzati nel comprendere facilmente le scelte di una giuria che ha avuto il difficile compito di indagare lo stato dell’arte in un territorio che si dispiega su venti paesi in due continenti e interessa 660 milioni di persone che vivono in più di 20 milioni di chilometri quadrati. Si rimane spiazzati nel riconoscere la qualità in edifici dalla disarmante semplicità, quali Establo, una stalla in Cile, disegnata da 57STUDIO (Maurizio Angelini, Benjamín Oportot) o nel raffinato Centro d’arte contemporanea Arquipélago, realizzato in Portogallo da Francisco Vieira de Campos, Cristina Guedes, João Mendes Ribeiro, o ancora nella Casa Convento di Enrique Mora Alvarado in Ecuador. Si rimane spiazzati nel constatare che l’attenzione del Premio va anche a pubblicazioni -i vecchi libri, fra i quali non possiamo non notare quello su Lina Bo Bardi- riviste, video e, soprattutto, tesi di dottorato. Non si rimane spiazzati nel vedere il Premio Iberico-americano conferito a Eduardo Souto de Moura, «la cui opera, pur altamente creativa, non perde mai il contatto con la realtà e non tradisce l’identità dei luoghi». Si rimane spiazzati nell’apprezzare un allestimento che, memore della lezione albiniana dell’elemento portante sottile controventato nello spazio, svolge con grazia ed eleganza la propria funzione di mostrare e comunicare. Si rimane spiazzati nel constatare che tutto ciò si possa realizzare con sobrietà di mezzi ed esemplare sostenibilità. O forse, in verità, ciò per cui rimaniamo veramente spiazzati è constatare che tutte le mostre dovrebbero essere così ma che, invece, spesso non lo sono.

A cura di
Ángela García de Paredes e Ignacio Pedrosa, Paredes Pedrosa Arquitectos

Curatore Triennale Architettura
Alberto Ferlenga

La BIAU è un’iniziativa del Ministero dello Sviluppo del Governo Spagnolo alla quale hanno collaborato il Consiglio Superiore degli Ordini degli Architetti di Spagna, la Fondazione Arquia e altre istituzioni pubbliche e private

La mostra comprende progetti architettonici e urbanistici, pubblicazioni, progetti di ricerca, proposte di studenti di architettura e video, selezionati per ogni categoria della Decima BIAU, e che sono stati prodotti nel 2013-2015 nei paesi compresi all’interno della comunità Iberoamericana (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Repubblica Domenicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Portogallo, Portorico, Spagna, Uruguay e Venezuela)

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 27 Aprile 2017