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Nicola SiddiWritten by: Forum

Nephèlai vs Nubes. Nuvole tra le città e il cielo

Nephèlai vs Nubes. Nuvole tra le città e il cielo

Una riflessione a posteriori sulle analogie tra il Centro congressi dell’EUR firmato da Studio Fuksas e la commedia Le nuvole di Aristofane

 

Le vicende storiche non sono mai paragonabili, non si possono derivare logicamente fatti attuali da situazioni passate, tuttavia a volte alcuni eventi contemporanei rimandano a episodi di epoche lontane. In quest’ottica si può fare un tentativo di accostare la recente opera di Massimiliano Fuksas “la Nuvola” (Nubes in latino) con la commedia Le nuvole (in greco Nephèlai) di Aristofane. Le attinenze vanno al di là della denominazione del centro congressi dell’EUR che rimanda al titolo dell’opera teatrale greca. Le nuvole invitano a volgere lo sguardo verso il cielo, al mondo dell’immaginazione e delle idee, ma inducono anche a guardare ai limiti morali dell’essere umano. Esse permettono la dialettica fra il Discorso Migliore (la tradizione) e il Discorso Peggiore (la sofistica). L’opera teatrale possiede valori interpretativi che attengono all’uso polisemico di molti termini e più in generale si fonda sul principio che il linguaggio non abbia come unico fine l’enunciazione della conoscenza ma anche la persuasione. Molti di questi aspetti valgono anche per la Nuvola romana. Il dialogo con la preesistenza e le diverse possibili esegesi del linguaggio architettonico forniscono allo spettatore le chiavi interpretative dell’opera.

Il complesso è formato da tre elementi: la Nuvola (un “telo” di fibra di vetro siliconata), la Lama (la struttura alberghiera) e la Teca (il contenitore parallelepipedo di acciaio e vetro). Come spesso accade per le opere architettoniche l’opinione pubblica e gli esperti si sono divisi sulle valutazioni estetiche e qualitative. Si passa infatti dal parere di Matteo Renzi che ha definito l’edificio “bellissimo”, al giudizio di Aldo Grasso che ritiene la struttura “di rara bruttezza, inutilmente monumentale”, all’opinione di Vittorio Sgarbi che ha classificato il complesso come un “monumento funebre”. Anche la composizione architettonica della Nuvola sembra assumere più significati. Il progettista definisce la trasparenza come un riferimento al barocco e al razionalismo. Non sembra essere la trasparenza ma piuttosto, da una parte, la composizione rigidamente parallelepipeda della Teca a riprendere il canone piacentiniano del quartiere, e dall’altra, le forme curvilinee della Nuvola che richiamano gli aspetti tipici del barocco romano. Il “buon tempo antico”, a cui fa riferimento il Discorso Migliore in relazione alla storia di Atene, non può essere individuato, per quanto riguarda la Nuvola, nel classicismo semplificato del Palazzo della Civiltà italiana, come afferma Grasso.

I differenti convincimenti sulle qualità estetiche e architettoniche sono comprensibili e perfettamente legittimi in quanto si rimane in quell’ambito dove la doxa ha la meglio rispetto all’episteme. Quanto ai costi, al di là delle eterogenee dichiarazioni, è stata messa la parola fine a seguito della certificazione da parte della società di revisione contabile Kpmg che, nella relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2016 del gruppo EUR, ha fissato in 353 milioni i costi di realizzazione dell’opera, come comunicato dall’ad dell’EUR Enrico Pazzali a novembre scorso.

Nella commedia di Aristofane il fattore tempo è centrale. Il togliere la luna dal cielo per fermare il tempo (il calendario greco era lunare) è una delle strategie che il protagonista Strepsiade vuole mettere in atto. L’inquietudine legata al trascorrere del tempo ciclico è potuta solo aumentare con la concezione lineare tipica del cristianesimo e poi del capitalismo. Per un’opera architettonica, soprattutto quando si erge a simbolo, i tempi di realizzazione devono essere contenuti in modo da poter rappresentare correttamente la contemporaneità. Sotto questo profilo il compimento della maggiore età del centro congressuale prima dell’apertura, come molti non hanno mancato di sottolineare, non è certo un segno positivo.

In tutti i casi, adesso che la struttura è completata, diventa urgente e indispensabile usarla. Dalla cerimonia d’inaugurazione, intitolata “Tra Roma e il cielo” (da qui la parafrasi del titolo di quest’articolo), del 29 ottobre 2016 il centro congressi è stato aperto al pubblico per quattro giorni. La preclusione al pubblico solleva qualche perplessità, anche se il centro congressi ha la vocazione BtoB (sono già stati effettuati 8 eventi business). Al riguardo EUR SpA fa sapere che si sta impegnando a portare congressi internazionali nel corso dei prossimi anni, come per esempio l’IBA, il convegno mondiale degli avvocati nel 2018 (attesi 6.500 delegati) e sta valutando l’opportunità di alcuni eventi aperti al pubblico, cittadini, turisti, appassionati di architettura. Dal momento che, a proposito dell’utilizzo lo stesso Fuksas ha ammonito che la struttura “senza la vita, in due anni si degraderebbe”. L’architettura è tale solo se viene in primis realizzata e poi vissuta; in questo caso l’impiego assume ancora più importanza dato che deve consentire un cospicuo ritorno economico.

I sofisti contro cui si scaglia Aristofane sono accusati di deformare la verità attraverso il lógos, ma sono stati anche capaci di sostenere che il lógos più forte non è sempre quello giusto e, soprattutto, hanno contribuito alla creazione dell’eubolìa (la retta deliberazione), in stretta relazione con l’educazione al governo della città. La lezione dei sofisti può contribuire anche all’approccio architettonico se si tiene conto della famosa tesi di Protagora secondo la quale “l’uomo è misura di tutte le cose” che rimanda al “modulor” di Le Corbusier troppo spesso dimenticato nell’architettura contemporanea. Gli interrogativi e i dubbi che avvolgono quest’opera architettonica sono stati posti in maniera maieutica nella consapevolezza che le opere letterarie, teatrali e architettoniche posseggano vari livelli di lettura e ricordando che la prima rappresentazione de Le nuvole fu un fiasco in quanto Aristofane, molto probabilmente, sopravvalutò l’intelligenza del pubblico.

Come Le nuvole di Aristofane forniscono uno scenario della polis, la Nuvola di Fuksas mette in evidenza la civitas romana contemporanea. Questa lettura parallela, seppur di due opere eterogenee, mette in evidenza che un tempo il lógos esprimeva il volto del divino rivelato agli uomini, ora invece la narrazione architettonica pretende troppo spesso di assurgere a ruolo di demiurgo.

Autore

  • Nicola Siddi

    Nato nel 1965, è laureato in architettura (Politecnico di Torino), pianificazione urbanistica (Università IUAV di Venezia) e filosofia (Università di Torino). Si occupa di pianificazione territoriale e di progettazione architettonica in Italia e all’estero. In ambito filosofico il suo lavoro è indirizzato prevalentemente verso l’ontologia sociale con il fine di ricercare le implicazioni fra filosofia, architettura e urbanistica

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Last modified: 15 Febbraio 2017