Una mostra curata da Davide Adamo, Luca Ambrosini, Paolo Brambilla e Giulio Sala indaga fino al 26 febbraio un anno fondamentale nella vita di uno dei padri del Futurismo italiano
COMO. La “sala zero” del santelismo. Dove tutto è cominciato, 128 anni fa, il padre del futurismo architettonico viene indagato con un piccolo percorso nella Pinacoteca che ospita anche una collezione permanente sulla sua vita e opere. Tre sale, modelli (stampati in 3d), alcune decine di disegni, tra opere originali di Sant’Elia e un ciclo di reinterpretazioni contemporanee (disegnate da Mauro Chiesa) che provano a dare colore e nuove ambientazioni alle forme e ai volumi che hanno caratterizzato le visioni futuriste.
L’allestimento è minimale, semplice tanto nella disposizione dei materiali quanto nella tipologia, reiterata nelle tre sale: plastici al centro, per essere visti dal basso, tavole alle pareti, ciclo di disegni su un leggio verso l’esterno. Ricercata l’illuminazione che fa risaltare i modelli come centro reale e ideale del percorso, una sorta di totem astratti dell’architettura. Perché sta proprio nell’a-dimensionalità l’aspetto più straniante, e insieme suggestivo, dell’esposizione. “Mostra che puoi vedere, ma che soprattutto chiede di essere guardata”, spiega Luigi Cavadini, assessore alla Cultura del Comune di Como, che organizza l’evento, “permette di capire il percorso che ha portato alla Città nuova. In questo senso la visione che dà non è tanto estetica quanto strutturale”.
C’è un anno al centro dell’attenzione, è il 1913. In pochi vorticosi mesi, Sant’Elia si lascia alle spalle la Secessione e, passando per Nuove Tendenze, inaugura la strada che lo porta alle visioni della Città nuova. Sono tutti datati 1913 i disegni che i curatori (4 architetti comaschi: Davide Adamo, Luca Ambrosini, Paolo Brambilla, Giulio Sala) scelgono e mettono in mostra. Articolandoli secondo una progressione lineare: elementi architettonici semplici nella prima sala, elementi architettonici composti nella seconda, elementi architettonici complessi nella terza ed ultima. La transizione è dal puro gioco volumetrico all’aggregazione di forme pure che permettono d’intravedere le immagini della Città nuova che rivoluzioneranno l’estetica di inizio Novecento, aprendo la strada all’architettura moderna. Forme semplici, senza implicazioni funzionali, che poi progressivamente conquistano una propria dimensione attraverso giochi di scomposizione e di ricomposizione, di aggregazione e di sfalsamento. “Non avevamo ambizione di allestire una mostra spettacolare”, raccontano i curatori, “è invece un percorso di studio, fatto da architetti per architetti. Un approccio paradossalmente nuovo, per tanti aspetti. E non così lontano, pensiamo, da quello seguito da Terragni quando progetta il Monumento ai Caduti, partendo proprio da uno schizzo di Sant’Elia”. Una storia di forme il cui racconto apre la strada, virtualmente, oltre la terza sala della Pinacoteca, alla Città nuova.
Antonio Sant’Elia. All’origine del progetto
25 novembre 2016 | 26 febbraio 2017
Organizzata da: Comune di Como
A cura di: Davide Adamo, Luca Ambrosini, Paolo Brambilla, Giulio Sala
Milva Giacomelli, Ezio Godoli, Alessandra Pelosi (a cura di), Il manifesto dell’architettura futurista di Sant’Elia e la sua eredità, (atti del convegno, Grosseto 2014), Casa editrice Universitas Studiorum, Mantova 2014, 268 pagine, € 22
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allestimenti , antonio sant'elia , mostre
Last modified: 7 Dicembre 2016