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Filippo FiandaneseWritten by: Progetti

Cina, il parco a tema è una ghost town

Cina, il parco a tema è una ghost town

Una visita al Chinese International Practical Exhibition of Architecture, semideserto e dal cantiere infinito: un paradigma dei molti paradossi della Cina odierna

 

A partire dal 2002, sulle colline a Ovest di Nanchino, Lu Jun, imprenditore immobiliare, ex uomo politico e docente universitario, ha promosso con un investimento da 164 milioni di dollari la realizzazione del CIPEA (Chinese International Practical Exhibition of Architecture), un parco tematico dell’architettura contemporanea.

Il complesso, circondato dai boschi di un parco naturale e disposto attorno ad un lago, è in corso di lenta realizzazione sulla base di un masterplan messo a punto dallo studio canadese Ekistik (Paul Rosenau) e per la sua attuazione sono stati invitati architetti di fama internazionale sia cinesi che esteri. Il programma prevedeva la costruzione di alcuni edifici pubblici: un museo disegnato da Steven Holl, un centro conferenze di Arata Isozaki, un hotel di Liu Jiakun e, infine, un centro ricreativo, una delle ultime opere progettate da Ettore Sottsass (1917-2007). A questi si affiancano alcune ville; ne erano previste 19, disperse nel parco e collegate da percorsi organici tra gli alberi. Tra gli autori compaiono SANAA, Sean Godsell, Wang Shu, David Adjaye, Ai Weiwei, Zhanq Lei, Odile Decq.

Il CIPEA appare oggi come un paradigma di molti fenomeni cinesi contemporanei; un luogo che ben esemplifica al visitatore numerosi caratteri propri della Cina odierna. Il primo tra questi è la destinazione d’uso. Il paese asiatico è da qualche anno attraversato da un’impressionante ondata di luoghi a tema: dalle riproduzioni di città e villaggi europei, come la Thames Town di Songjiang (Shanghai), ai quartieri storici restaurati o, meglio, ricostruiti, che vendono un’immagine stereotipata del passato, ai sempre più numerosi cultural park.

Rimanendo nei dintorni dell’aggettivo cultural, ormai divenuto un mantra in Cina, l’edificio con cui inizia la visita al CIPEA è il museo progettato da Holl, il cui volume aereo traslucido domina il complesso dal suo punto più alto. L’opera dell’architetto statunitense, vero fulcro visivo del parco, illustra bene il fascino dei nouveaux riches cinesi per l’arte contemporanea e l’ambiguità che si cela tra mecenatismo ed uso che di essa viene fatto per promuovere e pubblicizzare iniziative commerciali. Tuttavia, attualmente il museo è un contenitore vuoto. L’ultima esposizione, curata dal belga Philippe Pirotte, risale all’autunno 2013 e oggi i visitatori del parcopiuttosto scarsi e, come a volte capita in Cina, quasi meno numerosi dei vigilanti – non possono accedervi.

Continuando la visita al complesso si fa strada ben presto la sensazione di trovarsi in una practical exhibition finita male. Per tornare al valore paradigmatico, quasi come essere in una ghost town in piccola scala: molti edifici sono interrotti, altri in via di lenta conclusione, come il centro ricreativo di Sottsass. L’hotel progettato da Jiakun, che reinterpreta le forme e i materiali di un borgo tradizionale cinese, appare piuttosto come un villaggio da cui tutti sono fuggiti. Le ville che sono state terminate lasciano intravedere interni completamente arredati ma mostrano anche come i propositi di affittarle per brevi soggiorni, dichiarati dai promotori del parco, non siano andati a buon fine. In realtà il caso del CIPEA non è isolato: il Jinhua Architecture Park di Shanghai, un altro parco tematico di architettura contemporanea curato da Ai Weiwei appare oggi, con i suoi padiglioni invecchiati troppo rapidamente, come una collezione di rovine contemporanee.

L’unica villa del CIPEA in cui si possa accedere, progettata da Mathias Klotz, è stata trasformata in ufficio vendite di un ampio complesso di abitazioni unifamiliari in costruzione. Infatti l’area è ora circondata da cantieri, espressione dell’allettante promessa di fuga dall’inquinamento e dal caos della metropoli che viene venduta a carissimi prezzi all’upper class cinese. È curioso osservare come il parco tematico di architettura contemporanea sembri uno strumento di promozione per le future case vicine, realizzate, tuttavia, con un linguaggio totalmente altro: la practical exhibition, almeno ai suoi confini, non ha avuto alcun seguito pratico.

 

Autore

  • Filippo Fiandanese

    Nato a Torino (1990), dove si laurea in Architettura dopo un periodo di studio in Belgio. Svolge la sua tesi sulla riqualificazione del mercato Panjiayuan di Pechino in collaborazione con la Tsinghua University, nell’ambito del joint-studio Polito-Tsinghua. Attualmente è dottorando presso il corso Architettura, Storia e Progetto del Politecnico di Torino e svolge attività di ricerca sulle new towns cinesi. E' staff member del South China-Torino Collaboration Lab

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Last modified: 29 Novembre 2016