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Gerardo MazziottiWritten by: Forum

Wright e la Russia di Stalin

Wright e la Russia di Stalin

Riceviamo e pubblichiamo una lettera sui rapporti storici tra architetti e politica

 

Ho riletto nei giorni scorsi il terzo volume di Io e l’architettura di Frank Lloyd Wright (Mondadori, 1955), nel quale scrive diffusamente del suo soggiorno a Mosca nel 1937. Che non fu un anno qualsiasi. Fu l’anno dei processi, delle fucilazioni, dei colpi alla nuca, dei vecchi bolscevichi che ammettevano d’essere stati al servizio del Mikado, di Hitler, di Mussolini, dei Rothschild e dell’intelligence inglese e che invocavano la pena di morte ma dichiaravano di essere bolscevichi. Fu l’anno del Grande Terrore, gestito dal torquemada stalinista Andrej Vysinskij. E Wright non poteva non saperlo.

A p.104 del suo Fuoco all’anima (Mondadori, 1992), Leonardo Sciascia scrive: “La persona più stupida che ho incontrato nella mia vita è stata Robotti. Sì, il comunista Robotti. Perché quando un uomo che non ha tradito viene preso dalla polizia stalinista, torturato, gli rompono la spina dorsale e lui continua a credere nel comunismo è uno stupido”. E Bucharin, Kamenev, Zinoviev, Rykov e gli altri bolscevichi “pentiti” e fucilati si comportarono come l’italiano Robotti. Lo ha scritto Anatolj Rybakov nel suo Gli anni del Grande Terrore (Rizzoli, 1988).

Ma il 1937 fu anche l’anno del giubileo di Puskin, delle avventure degli aviatori e degli esploratori polari sovietici, delle parate sportive (e delle fucilazioni) sulla Piazza Rossa, delle manifestazioni di massa a favore della pena di morte per “la feccia trochijsta”. E fu l’anno del primo congresso panrusso degli architetti sovietici al quale partecipò come ospite d’onore anche l’americano Wright. E ne scrive con la sua solita smisurata autostima. Peraltro ampiamente giustificata.

Non a caso non fu invitato Le Corbusier, che pure aveva partecipato al concorso internazionale per il Palazzo dei Soviet, che perse, e che pure aveva realizzato a Mosca il Centrosojuz proprio nel 1937. Corbu aveva insegnato alla scuola del Vchutemas che nel 1919 era nata nella facoltà di architettura di Mosca con gli stessi indirizzi d’insegnamento del Bauhaus di Dessau aventi le stessa finalità: l’architettura moderna e l’incontro tra industria e architettura. La scuola di Rodčenko, Tatlin, Vesnin, Stepanova, El Lissitzky, Favorskij, Melnikov venne chiusa nel 1930 perché non in linea con l’architettura sovietica imposta dal Soviet Supremo (famosa la frase di Stalin “Anche i lavoratori hanno diritto alle colonne”). E i suoi docenti vennero emarginati e perseguitati (qualcuno finì in Siberia e qualche altro venne chiuso in manicomio).

Ma Wright li ignora. Nel suo discorso al congresso, riportato alle pp. 827 e seguenti, che inizia con un appassionato “Miei cari compagni”, non cita il Vchutemas e nessuno dei grandi architetti che diedero vita al Costruttivismo e che a Mosca costruirono alcuni edifici di grande valore. Cita gli architetti Alabyan, Collè, Yofan, Nikolshij, Ciusef che sono ignorati da tutte le storie dell’architettura moderna. Perché sono quelli che hanno riempito Mosca e le altre città sovietiche degli orrori dell’architettura sovietica. Che Wright sembra apprezzare sia pure con qualche riserva. Scrivendo “Io sono un agricoltore e un architettoarriva a omologare i kholkos, tanto odiati dai contadini russi, con la comunità di Taliesin (foto di copertina).

Ma a p. 836 Wright scrive una frase stupefacente. “Se il compagno Stalin, come affermano gli sconcertati osservatori dall’estero, sta tradendo la rivoluzione allora, alla luce di quanto ho veduto a Mosca, affermo che la tradisce nell’interesse del popolo russo”. Nemmeno Togliatti arrivò a tanto.

Non so che posizione prese il Maestro dell’architettura organica nei confronti del Maccartismo, che perseguitò gli attori e i registi di Hollywood sospettati di essere comunisti. Nessuno ne ha mai scritto. Ma, avendo sempre manifestata la sua ammirazione per la Russia sovietica, penso che lo criticò ma per ragioni opposte a quelle prevalenti. Wright era del parere che anche negli USA doveva esserci un partito comunista. A p. 847 è pubblicata la lettera A voi comunisti americani, Taliesin, agosto 1937.

Antagonisti anche in politica, Le Corbusier era un ammiratore del Duce e dell’architettura razionalista fascista.

Autore

  • Gerardo Mazziotti

    Laureato in architettura a Napoli nel 1950 con un progetto di velodromo che vince il Premio Coni per impianti sportivi e grazie al quale il relatore Carlo Cocchia lo coinvolge nella progettazione dello stadio San Paolo di Napoli. È stato docente della Facoltà di Ingegneria di Salerno e autore, per la Collana scientifica dell’Università delle pubblicazioni “La ricerca della Forma”, “Il Partenone” e “Costruire”. Direttore dei servizi tecnici dell'Iacp di Napoli dal 1956 al 1989. Tra i progetti, le Terme del Solaro a Castellammare di Stabia, l’Ostello della gioventù a Napoli Mergellina, la Banca d’Italia di Benevento e un complesso scolastico polifunzionale a Napoli Marianella. Come autore di tre libri pubblicati sulla ventennale vicenda di Bagnoli-Coroglio ha ricevuto nel 2008 il Premio internazionale di Giornalismo civile. Nel 2016 ha pubblicato “Una vita da irridibile irrequieto” (Clean edizioni, prefazione di Aldo Masullo)

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Last modified: 2 Novembre 2016