Intervista a Ida Bottanelli, della cabina di regia di «The floating piers»
La “cabina di regia” di «The floating piers» è una sorta di task force permanente che ha lo scopo di coordinare tutti gli aspetti implicati in un evento molto complesso. Di che cosa si tratta?
La cabina di regia è stata costituita a metà del 2015 ed è nata dalla forte volontà di alcuni enti e amministratori locali: il presidente della Comunità montana del Sebino Bresciano (che è anche sindaco di Sulzano), il sindaco di Monte Isola, la sottoscritta per il Comune di Sulzano, il sindaco di Pisogne in rappresentanza di tutti i comuni del Lago, il presidente dell’Autorità di bacino. A questo primo nucleo si sono poi aggiunti la Provincia di Brescia e la Regione Lombardia. A partire dal 2016, soprattutto sulle tematiche legate all’emergenza e ai trasporti, si sono svolti diversi confronti presso la Prefettura di Brescia, la quale si è fatta carico di coordinarne la gestione. Nei giorni scorsi è stato aperto il Centro di coordinamento presso il vicino Comune di Sale Marasino, espressione finale del lavoro svolto in questi mesi. Vi opereranno circa 20 enti e coordineranno la gestione dell’evento per tutti i 16 giorni di durata. La cabina di regia ha anche favorito confronti con altri soggetti, pubblici e privati, ad esempio riguardo al tema della promozione del nostro territorio, coinvolgendo associazioni di categoria.
Un grande impegno per un territorio che non ha mai visto eventi di portata così vasta, anche dal punto di vista dei costi da sostenere.
Sì, uno sforzo non indifferente e l’idea di costituire la cabina di regia è stata sicuramente vincente per ottimizzare le forze e coordinare le azioni. Molte volte «The floating piers» è stato comparato a Expo 2015. Ma nella realtà si tratta di due eventi completamente diversi. Nel nostro caso non avevamo un budget a disposizione. Al di là delle sinergie molto positive fra enti e amministrazioni, l’evento di fatto è senza portafoglio. Christo ha finanziato la completa realizzazione dell’opera e anche gran parte delle spese straordinarie che si avranno di conseguenza – ad esempio per la pulizia del territorio, l’integrazione del servizio di polizia locale e di protezione civile -, così come Regione Lombardia coprirà altri costi.
Avete già avuto riscontri di ricadute economiche positive sul vostro territorio?
Il bilancio provvisorio è sicuramente positivo, credo per tutti gli enti coinvolti. Qualcuno si è spinto a una prima quantificazione dell’indotto economico che potrà esserci durante i 16 giorni di apertura dell’opera e si parla di circa 50 milioni, in termini di trasporti, ristorazione, ospitalità, commercio, etc. La cabina di regia sta cercando di capire meglio, al di là della sensazione percepita, quali possano essere effettivamente i benefici sul territorio e si sta pensando d’incaricare un istituto universitario per un’analisi più precisa dell’indotto diretto e indiretto dell’evento.
Un lungo e faticoso lavoro per un evento di 16 giorni. Secondo voi ci sarà un effetto a lunga durata?
Questo evento è stato fortemente voluto per l’importanza di avere un’opera di Christo sul nostro lago. L’importanza di un evento simile non si misura attraverso i numeri, in termini di durata o in base al numero di visitatori. È di per sé un’occasione eccezionale. Noi auspichiamo che ci sarà un effetto di lunga durata. Ed è uno dei motivi per i quali abbiamo dedicato tanta attenzione a questo progetto. Personalmente in questi giorni ho conosciuto e accompagnato molti collezionisti delle opere di Christo che si sono avvicinati al nostro territorio grazie a questa occasione. Quindi possiamo dire che è già in corso un effetto positivo. Ovviamente, da quest’esperienza perseguiremo in futuro nuove occasioni di connubio fra il nostro lago e l’arte. Si sta già sviluppando un progetto, su cui c’impegneremo, che unisce l’ospitalità turistica locale all’arte.
Quali sono gli aspetti positivi che, stando all’interno della cabina di regia, l’hanno maggiormente colpita?
Vorrei sottolineare due aspetti. Il primo riguarda la grande collaborazione che si è instaurata, forse per la prima volta, fra i due comuni vicini di Sulzano e Monte Isola, da sempre divisi da aspetti campanilistici. Il secondo aspetto riguarda il ruolo di Explora, la DMO (Destination Management Organization) di Regione Lombardia nata in occasione di Expo e che, nel nostro caso, ha permesso di coinvolgere e coordinare realtà molto diverse fra loro come la Franciacorta, il lago d’Iseo, Adamello ski, la Provincia di Bergamo e la Città di Brescia. Ne è nata un’idea di turismo a 360° e sono stati anche coinvolti i vettori del trasporto, come Trenord, finalizzando il sistema ferroviario esistente all’evento e al turismo indotto.
Qual è stato il vostro rapporto con Christo e il suo team di lavoro?
Christo è solito parlare del suo staff come di una grande famiglia. Noi ci sentiamo parte di questa famiglia, anche se ovviamente abbiamo sempre mantenuto il nostro ruolo di amministratori. Christo non si è mai imposto, non ha mai posto veti, c’è sempre stata una grande collaborazione con noi. È ovvio che in un progetto così complesso ci sono state tante implicazioni e tanti aspetti da affrontare per cui, spesso, abbiamo avuto momenti difficili con incontri e riunioni molto impegnativi. Ma tutto è sempre stato risolto nello spirito della piena collaborazione. Siamo tutti parte di una grandissima avventura: Christo, noi e tutti i collaboratori che hanno preso parte al progetto.
Immagine di copertina: Christo durante l’allestimento di «The floating piers» (foto di Wolfgang Volz)
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Last modified: 12 Luglio 2016
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