Evento collaterale della Catalonia alla Biennale, presso i Cantieri navali di Fondamenta Quintavalle fino al 27 novembre
VENEZIA. La Catalonia è presente in questa edizione della Biennale con un interessante progetto di ricerca curato nei minimi dettagli dagli architetti Jaume Pratz e Jelena Prokopljevic in collaborazione con il regista Isaki Lacuesta, vincitori del concorso in due fasi bandito dall’Istituto per la diffusione della lingua e della cultura catalana Ramón Llull con una giuria presieduta da Carme Pinós.
«Aftermath», come il nome indica, focalizza l’attenzione su sette progetti di diversa scala recentenente realizzati in Catalonia e caratterizzati dalla capacità di migliorare il contesto fisico e sociale in cui s’inseriscono, generando uno spazio pubblico vitale, non previsto nell’incarico iniziale. Lacaton e Vassal parlerebbero di Générocité, un’architettura e una città generosa che offre un valore aggiunto ai suoi abitanti senza per questo incrementare il budget iniziale. Si tratta di progetti realizzati da architetti e colletivi di età diversa, in un percorso che conduce dalla scala paesaggistica e territoriale della riqualificazione del fiume Llobregat di Battle i Roig Arquitectes (2007-2015) a quella del piccolo artefatto urbano del Centro servizio per la distribuizione degli alimenti (2014) dei giovanissimi Nua Arquitectures. A scala intermedia: l’Ospedale della Cerdagna (2007-2012) di Brullet Pineda Architectes; l’Atlàntida performing arte centre (2004-2010) di Josep Llinàs, Josep Llobet e Pedro Ayesta a Laia Vives; gli alloggi – residenza per anziani Torre Julia a Barcellona (2004-2011) di Pau Vidal, Sergi Pons, Ricard Galiana; il parcheggio Saint Roch (2012-2015) di Archikubik; infine Can Battló a Barcellona (2011-in costruzione) coordinato da La Col-Cooperativa architetti. (Guarda e scarica tutte le immagini inerenti i progetti).
Durante sei mesi i curatori hanno visitato, studiato, filmato e analizzato le opere in situ con i progettisti e gli abitanti, registrando i suoni degli spazi abitati, che accompagnano i visitatori all’interno del padiglione (guarda il trailer del film). Molto suggestivo l’allestimento, articolato come un percorso sensoriale diviso in sette zone, una per progetto, le cui forme, suoni e materiali stabiliscono un dialogo con i progetti selezionati. Da segnalare i vetri curvati Cricursa, che all’esterno annunciano il Padiglione e che all’interno garantiscono un percorso fluido su cui si proiettano le immagini del Parco del Llobregat. Di grande effetto il muro realizzato con il sistema flexibrick, brevettato da Vicente Sarralbo, direttore della Cattedra ceramica dell’Universitat internacional de Catalunya e presente nel progetto del parcheggio di Saint Roig, che crea uno spettacolare gioco di riflessi e ombre al centro e al fondo dell’esposizione.
«Aftermath», dicono i curatori, è un progetto aperto che continua in parallelo nella web-doc, dove è possibile vedere le interviste realizzate agli autori delle opere selezionate, e nel catalogo completo scaricabile online. In mostra anche la sedia “Biennale” disegnata da Josep Ferrando in collaborazione con Figueras e il tavolo “Talacreu” di Vora arquitectura.
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alejandro aravena , allestimenti , biennale venezia 2016 , reporting from the front , venezia
Last modified: 13 Giugno 2016