Fino a gennaio 2017, un percorso espositivo al Vitra Museum Design in cui è possibile osservare oltre 700 opere dell’artista e designer statunitense
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WEIL AM RHEIN (SVIZZERA). A designer’s universe. Già dal titolo, ampio e ambiziosamente onnicomprensivo, emerge la scommessa di una mostra che ci ricorda come nell’estetica novecentesca i confini tra design e architettura, tra interno ed esterno, tra contenitore e contenuto siano decisamente labili. E che ugualmente i limiti tra professioni e discipline tendano spesso a scomparire. Almeno nel caso di personaggi esemplari.
Il designer in questione è Alexander Girard (1907-1993), eclettico e poliedrico artista statunitense, con solide radici italiane (i primi anni di vita, ad inizio secolo, li passa a Firenze). Si potrebbe definire, proprio a volergli trovare un’etichetta, un designer di interni e di tessuti. Ma in realtà il suo universe è infinitamente più ampio: ornamenti, grafica, edifici, arredo, loghi, pezzi di arte folk, mostre. Per raccontare efficacemente la sua storia sono stati selezionati centinaia di oggetti (più di 700 in tutto) stipati in un percorso espositivo – articolato in 4 sale – ricco di suggestioni e capace di trasmettere un’idea di bellezza.
Un universo collocato, a sua volta, in un luogo speciale come è il Vitra Museum Design (progetto di Frank Gehry, 1989) all’interno di quel Vitra Campus – in Germania ma a poca distanza da Basilea – uno degli iper-luoghi dell’architettura contemporanea. Inaugurata a metà marzo e aperta fino a fine gennaio 2017, la mostra è la prima retrospettiva su Girard. E non è un caso che a dedicarla sia proprio quel marchio, Vitra, che, dopo la morte (nella sua patria di adozione a Santa Fe, in New Mexico), ne ha acquisito l’archivio. «Le sue progettazioni ironiche – spiegano gli organizzatori, lo studio londinese di design Raw Edges – hanno contribuito a formare l’estetica americana del dopoguerra, anticipando la globalizzazione del design».
Le traiettorie di Girard hanno intercettato autori più noti (come Charles e Ray Eames) e architetti come Eero Saarinen (con cui ha collaborato a metà anni ’50 nella sorprendente Miller House a Columbus, in Indiana), attraversando il modernismo ma proponendo una strada alternativa in cui colore e ricchezza decorativa trovano una loro dimensione, elegante sebbene quasi mai eccessiva. Un’eredità, anche giocosa e divertita, ben rappresentata nel catalogo – Alexander Girard. A Designer’s Universe (512 pagine, € 69,90) – curato da Jochen Eisenbrand e dal direttore del museo del design, Mateo Kries: la raffinata copertina in lino riproduce un sole sorridente, reinterpretazione di un disegno di Girard, come fosse un sinonimo della sua opera.
Immagine di copertina: Alexander Girard fotografato nel suo studio nei primi anni ’50 da Charles Eames




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Last modified: 22 Aprile 2016