Una nuova rubrica dedicata alla Cina, ai suoi territori, architetture e città. Nel corso dei mesi, seguiranno cronache periodiche, tutte “a caldo” grazie all’opportunità dell’autore di viaggiare frequentemente nella “terra di mezzo”: racconteranno luoghi e parole chiave, cercando di capire qualcosa in più della straordinaria e per tanti versi inesplorata trasformazione in atto
01/dal Lago Erhai, Provincia dello Yunnan
Cominciamo lontano dalle grandi città, attraverso le quali guardiamo usualmente la Cina di oggi. Sul lago di Erhai, a duemila metri di quota tra le montagne della lontana Provincia dello Yunnan, in poco più di un anno è stato costruito Whispering Sea, un gigantesco villaggio di case per vacanze in stile spagnolo-sivigliano. In attesa che una seconda fase lo completi con un centro commerciale e un albergo scavato nel terreno, è stata avviata una colossale campagna promozionale, centrata intorno allo slogan «between the mountains and the sea, the unusual delicacy and freshness» attribuito a Ieoh Ming Pei. Il depliant riporta AECOM e TFP Farrell come progettisti, ma il progetto non si trova sui siti delle due società, entrambe molto attive in Cina. Visitando l’exhibition Center dedicato ad accogliere i clienti, di fianco a modellini di decine di appartamenti si trovano foto di attori cinesi e Vip in visita al complesso: la sua notorietà è favorita dalla vicinanza della città di Dali, una delle principali destinazioni del turismo interno cinese con quasi 25 milioni di visitatori l’anno.
Whispering Sea però ha un problema: tanta è stata l’enfasi commerciale sull’operazione che, molto rapidamente, quasi tutte le centinaia di case sono state vendute, ma per investimento immobiliare piuttosto che per utilizzo reale. Girovagando oggi per le strade del villaggio, s’incontrano a ogni angolo giardinieri e guardiani, intenti a manutenere e controllare il complesso, ma le case sono vuote. Le famiglie che realmente vengono a passare qui le proprie vacanze sono poco più di una decina.
Feixiang è un designer di Chongqing. Cinquantenne, dopo una brillante carriera ha deciso di lasciare la metropoli più grande e inquinata della Cina per venire a vivere sul lago che offre un ottimo clima tutto l’anno (siamo in alta montagna ma quasi al Tropico). Vive a Dali, a “Whispering Sea” si sta inventando il suo nuovo lavoro. Intende mettere in rete i singoli proprietari delle case organizzando un “albergo diffuso”: i molti turisti che sbarcano a Erhai potranno affittare una delle case per periodi brevi, con una serie di servizi (colazione, visite guidate, attività sul lago) organizzati da Feixiang. I proprietari avranno un rendimento dalle case, altrimenti vuote, il villaggio potrà iniziare a popolarsi.
Al di là di questa brillante idea imprenditoriale, la visita di Whispering Sea e di molte altre architetture e urbanizzazioni in Cina fa riflettere su come siano diverse, rispetto all’Europa, le interpretazioni di alcune parole chiave che ricorrono nel nostro lavoro, e come nei rispettivi contesti possano ricoprire significati anche opposti. Due di queste emergono particolarmente, se si riflette sulla costruzione ex novo di un villaggio spagnolo sulle rive di un lago montano.
Memoria
È sicuramente il termine su cui, come architetti italiani, siamo più frequentemente chiamati a misurarci in Cina: ci è riconosciuta la capacità di saperlo coniugare nel progetto delle città. Ma, in due paesi dalla storia millenaria, ci troviamo di fronte a grandi differenze concettuali che ci spingono a mettere in discussione alcune certezze. Ecco due esempi.
Datong, nella Provincia dello Shanxi, vantava un centro storico di rara importanza, di cui la Rivoluzione culturale prima, il boom immobiliare in seguito, hanno sancito la quasi completa distruzione. Nel 2009 il nuovo sindaco ha avviato la ricostruzione completa delle imponenti mura del XIV secolo, su un perimetro di 8 km. Realizzate con materiali e tecnologie contemporanee, sono una copia fedele delle strutture originali. La strategia di riproporre il passato non riguarda soltanto le fortificazioni ma l’intero tessuto del centro città. Noi lo definiremmo un “falso”, al quale non attribuiremmo mai, in un contesto europeo, valore storico. Ma la precisione della ricostruzione, un’idea orientale di memoria che prescinde dalla conservazione degli aspetti materiali, e soprattutto l’alternativa di mantenere un centro città costruito senz’anima negli ultimi trent’anni, dimostrano come sia difficile formulare un giudizio, e insidioso avvicinarsi al tema della memoria in Cina.
Tianjin, Concessione inglese: l’ippodromo d’inizio Novecento è appena stato ricostruito, anche questa volta fedelmente all’edificio originale. Si decide di dotarlo di servizi aggiuntivi e si costruiscono simultaneamente il vecchio e il nuovo, nel corso dello stesso cantiere si realizzano sia l’edificio storico sia il suo ampliamento contemporaneo, in acciaio e vetro.
Due storie in cui la memoria si rende interprete non del passato (come usuale per noi) ma del presente.
Progetto
Il progetto riveste in Cina un ruolo ambizioso, entrando in campo molto prima di quanto non accada in Occidente, dove abitualmente risolve problemi in qualche forma già posti. Anche qui si possono fare alcuni esempi.
Il modellino della città di Chengdu al 2030, visitabile all’Urban Planning Exhibition Hall, rappresenta un’immagine della città futura molto prima che se ne prevedano il numero di abitanti, le attività o le funzioni: iconico e sintetico, contribuirà piuttosto a definirli. Nella new town di Tianducheng, nei pressi di Hangzhou, la scelta progettuale di disegnare una città “parigina” (con tanto di Tour Eiffel) ha anticipato molte decisioni politiche, è stata la soluzione per accelerare la formazione di una comunità urbana tra immigrati di ogni provenienza, offrendo loro un’identità chiara e riconoscibile, da poter condividere.
Da architetti occidentali siamo abituati a concepire i progetti come risposte uniche, dedicate a un determinato luogo o a un problema specifico. In Cina, ripetibilità ed emulazione sono tra i valori più importanti, dove la trasmissione di modelli su un territorio vastissimo è sempre stato un aspetto fondamentale della politica. La sede della casa editrice governativa Xinhua a Pechino è stata trasformata recentemente in un distretto creativo, con una combinazione di attività economiche efficacemente studiata. Questo luogo è stato ideato come un modello, un flagship district che i funzionari visitano per replicarlo nelle città di ogni Provincia, e diramare un modello di modernità oggi al centro di un nuovo dibattito.
Nota. Alcuni passaggi dei paragrafi “Memoria” e “Progetto” sono ripresi dalla prolusione all’Anno Accademico 2015-2016 del Politecnico di Torino, tenuta da Michele Bonino e Zhang Li il 25 gennaio 2016
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cina , cronache cinesi
Last modified: 17 Maggio 2016
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