Il capoluogo di provincia piemontese sta approntando importanti interventi di riqualificazione e sta per inaugurare (a oltre 20 anni dall’incarico!) il ponte firmato da Richard Meier. Tuttavia, la straordinaria testimonianza storico-ambientale della Cittadella versa nel degrado
ALESSANDRIA. Se si guarda la città dall’alto, sono tre gli elementi che saltano all’occhio: il nucleo esteso del centro storico, la Cittadella militare a forma di stella e il fiume Tanaro che li separa e connette al contempo. Proprio intorno a questi tre elementi ruota il Progetto integrato di sviluppo urbano (PISU) denominato “Da borgo Rovereto al borgo Cittadella”, programma di finanziamento della Comunità Europea attraverso le Regioni. L’intervento di rigenerazione urbana che interessa l’area nord e nord-ovest della città ha un’estensione complessiva di 2,5 kmq e prevede la riqualificazione dei borghi Rovereto e Cittadella e la realizzazione di un nuovo ponte costruito sulle ceneri del precedente, per mettere in comunicazione i due quartieri.
Tra riqualificazioni in corso e in attesa
Entrambi i borghi potrebbero avere un grande potenziale legato anche alle possibilità di rivitalizzare l’antico nucleo storico della città e rilanciare la Cittadella. Borgo Rovereto si presenta con un tessuto urbano medievale e settecentesco, costellato di vie strette prive di spazi verdi, e costituisce una zona “ghetto” della città in quanto ospita una considerevole percentuale d’immigrati. Il quartiere Cittadella è invece contrassegnato dalla presenza di un bene architettonico e culturale unico nel suo genere quale la fortezza militare, ma le direttrici di accesso al centro cittadino che la costeggiano (via Giordano Bruno e via Pavia), attraversano un tessuto urbano industriale disconnesso e impattante che stride con l’importanza del manufatto.
Gli interventi di riqualificazione previsti in queste due aree, in parte già attuati, sono molteplici. In primis, il ponte firmato da Richard Meier che, oltre a rappresentare l’anello di congiunzione tra i due quartieri, si colloca come nuovo elemento simbolico per la città. Poi, la riqualificazione delle sponde del Tanaro con la realizzazione di giardini comunali, le nuove aree parcheggio a servizio della Cittadella e la sua illuminazione muraria, le numerose migliorie della viabilità – con introduzione, tra l’altro, di una pista ciclabile. Numerosi anche i lavori di restauro e messa in sicurezza di edifici esistenti: su tutti, la riqualificazione della scuola materna e dell’edificio della bocciofila, nonchè la ristrutturazione della cattedrale tardo romanica di Santa Maria di Castello (la più antica chiesa di Alessandria) e il conseguente rifacimento dell’antistante piazzale.
Se, da un lato, il rinnovamento della città sembra essere cominciato, rimangono ancora alcuni punti da chiarire riguardo ai tempi di realizzazione dei progetti: come si spiegano i ritardi nell’utilizzo dei 12 milioni di fondi europei messi a disposizione, nel 2011, dal PISU? Avrà pur influito il cambio di amministrazione, ma quattro anni per far partire i lavori appaiono eccessivi. Inoltre, anche se si sta intervenendo sul contorno, nei quartieri Rovereto e Cittadella, sorge spontanea la domanda su quale possa essere il futuro del monumento stesso, che da tempo versa in pessime condizioni.
Un capitolo a parte è costituito da altri due importanti edifici, abbandonati da anni, di cui è ancora ignoto il destino. Nessuna previsione di prossima riapertura del Teatro comunale, il secondo palcoscenico del Piemonte, dopo Torino, per funzionalità e grandezza, chiuso nel 2010 a causa di una dispersione di amianto nelle sale. Per il riuso della centrale termoelettrica, invece, è stato bandito da Enel un concorso d’idee vinto dal raggruppamento guidato da Recchi Engineering e composto da Frigerio Design Group, Immagine e Territorio di Livio Dezzani, Ermanno Maritano e Stefano Ponzano. Non è ancora chiaro però, se e quando si varerà un bando pubblico di concorso per l’effettiva riqualificazione dell’area.
Il ponte griffato Meier
“Il ponte sarà inaugurato a giugno”. La conferma arriva dall’ingegner Marco Neri, della Direzione lavori e opere pubbliche del Comune, responsabile della realizzazione del manufatto. 18,2 milioni d’investimento, 1.700 mq di passeggiata in legno, 176,4 m di lunghezza, un arco alto 30 m, 17.000 tonnellate di calcestruzzo e 4.500 di acciaio: un’opera colossale firmata dall’architetto newyorkese Richard Meier che si appresta dunque a concludersi vent’anni dopo l’incarico assegnatogli. Era infatti il lontano 1994 quando, in seguito all’alluvione, si puntò il dito contro il vecchio ponte tardo ottocentesco che, a causa delle sue numerose campate e dei detriti bloccati dai piloni, impediva il normale scorrimento delle acque.
Nell’arco della sua storia, che risale al 1168 con la realizzazione di un posticcio manufatto in legno che collegava la città con il quartiere Bergoglio (Cittadella), il ponte, anche nei suoi rifacimenti, riscontrò sempre problemi legati alle piene del Tanaro; fonti storiche testimoniano infatti crolli costanti delle sue arcate in pietra dal 1400 al 1700. Una soluzione si trovò due anni dopo l’alluvione del 1994, quando l’allora sindachessa Francesca Calvo incaricò Meier di progettare un nuovo ponte a campata unica, in sostituzione dell’esistente. Soltanto nel 2009 però vennero ultimati i lavori di abbattimento e si poté cominciare il cantiere.
Il ponte non risulta strettamente necessario dal punto di vista logistico, dal momento che la sua assenza non ha condizionato il traffico cittadino. Tuttavia, la sua presenza è vincolata dalla Soprintendenza che lo reputa assolutamente indispensabile sia per il valore simbolico che rappresenta, sia per mantenere vivo il rapporto tra città e Cittadella.
L’infrastruttura è costituita da tre elementi: l’arco e due piattaforme, una pedonale e una veicolare, separate tra loro. Questi elementi avvolgono uno spazio vuoto centrale a forma di mandorla e sono interconnessi tra loro da travi e cavi d’acciaio. L’arco, collocato approssimativamente lungo l’asse centrale del ponte e leggermente inclinato verso la piattaforma pedonale, rappresenta l’elemento principale di assorbimento dei carichi. La carreggiata stradale è formata da tre corsie veicolari per una larghezza totale di 10,50 m; la piattaforma pedonale, destinata anche al transito delle biciclette, è situata sull’asse del vecchio ponte, ha una larghezza variabile tra 7 e 13 m ed è pavimentata in legno. Lo spazio vuoto centrale è il principale elemento torsionale che sopporta gli effetti rotazionali causati dai carichi sbilanciati delle piattaforme. La struttura è interamente in acciaio.
Meier, che ha la direzione artistica dell’intervento afferma: “I due spazi creati all’altezza del fiume servono ai cittadini per avvicinarsi all’acqua, per riappropriarsi del loro fiume. È evidente che il ponte si sviluppa maggiormente sulla sponda destra che non su quella sinistra e questo perché si è cercato di dare maggiore spazio alla parte di città che è più abitata. Si è insomma tentato di rispettare la città, d’inserire il nuovo ponte nel suo tessuto connettivo, rispettando il vecchio per costruire il nuovo. Abbiamo voluto creare un ponte fra il passato e il futuro”. Ci si augura che possa presto essere sfruttato anche nel presente.
Progetto: Richard Meier & Partners Architects – Dante O. Benini & Partners Architects Progetto esecutivo: Sina Spa Direzione lavori e coordinamento sicurezza: Dante O. Benini & Partners Architects Impresa: ACI Scpa – Cimolai Spa
Quale futuro per la Cittadella?
“Meier dice che sarebbe perfetta per ospitare un grande campus universitario”, afferma Neri, consapevole che si tratta di un’utopia; e aggiunge: “Al di là della posizione decentrata di Alessandria rispetto a Torino, si dovrebbero trasferire quasi tutte le università piemontesi per occuparne l’intera superficie”. Estesa per circa 60 ettari, la Cittadella si trova a nord-ovest della città, sulla sponda sinistra del Tanaro, e occupa l’area su cui sorgeva l’antico quartiere di Bergoglio. Voluta dai Savoia e progettata da Ignazio Bertola nel 1732 con una pianta a stella unica nel suo genere, è la sola fortezza europea ancora oggi inserita nel suo contesto ambientale originario.
Utilizzata con funzione difensiva durante l’intero arco della sua esistenza, nel 2007 è ufficialmente dismessa dal Ministero della Difesa, passando di proprietà all’Agenzia del Demanio. Attualmente l’intero complesso versa in condizioni a dir poco disastrose: la mancanza di una manutenzione costante ha permesso la diffusione di una pianta invasiva di origine orientale chiamata “ailanto” che poco alla volta sta sbriciolando i fabbricati. Le sue radici, infatti, insinuandosi in profondità tra i coppi e nella malta tra i mattoni, hanno prodotto seri danni alle strutture.
Attualmente non è ancora stato presentato alcun piano di restauro o riutilizzo, anche se fa ben sperare la recente consegna (l’8 febbraio scorso) in uso governativo da parte del Demanio alla Soprintendenza, dopo la richiesta del Segretariato generale del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Si spera così che possa presto prendere il via il pieno recupero di un luogo che rappresenta un elemento di eccellenza nel patrimonio culturale piemontese e nazionale.
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restauro , rigenerazione urbana
Last modified: 22 Marzo 2016