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Written by: Progetti

Bologna, il Memoriale alla Shoah è uno spazio urbano abitabile

Bologna, il Memoriale alla Shoah è uno spazio urbano abitabile

Inaugurato per la giornata della Memoria, è l’esito di un concorso vinto da quattro architetti trentenni

 

BOLOGNA. Per i monumenti l’autoreferenzialità è spesso più un dato di fatto che un rischio. Il contesto esaurisce il suo scopo nel circoscrivere e dare valore al manufatto, al pari di qualsiasi cornice. Ebbene, con il Memoriale alla Shoah inaugurato in città Il 27 gennaio è accaduto qualcosa di opposto: il contesto è entrato nel processo compositivo e ha contribuito in modo essenziale al disegno e al valore simbolico di un monumento come spazio urbano abitabile.

Il Memoriale si colloca sulla soglia di quello che doveva essere l’accesso nord alla stazione su disegno di Ricardo Bofill (progetti vari da metà anni novanta ai primi anni duemila), tra i “propilei” che di quel progetto restavano la sola reliquia a mascherare gli impianti della sottostante stazione.

 

L’opera s’inscrive in questo spazio con elementi geometricamente prossimi ai setti esistenti ma differenti per altezza, orientamento e materiale. I nuovi parallelepipedi in Cor-ten, astratti dalla geometria sovrapposta dei dormitori dei campi di concentramento, suggeriscono una continuità per rotazione rispetto ai due esistenti stipiti, individuando una direzione trasversale, il solo attraversamento possibile, quasi come se un meccanismo fosse scattato inevitabilmente, a ruotare questi blocchi lasciandoli lì a traguardare la soglia, a unire e a dividere un prima e un dopo, così come effettivamente è stato.

All’esterno solo graffiati dai piani dei dormitori, nel canyon che si apre tra i due blocchi si leggono le impronte dei giacigli, cavità disposte in sette file per un totale di 10 metri d’altezza e 40 tonnellate di peso. Lo pseudo parallelismo con cui i blocchi sono stati disposti in modo sghembo l’uno sull’altro enfatizza il cono prospettico e invita all’esperienza del passaggio, dell’attraversamento.

Il monumento è l’esito di un concorso internazionale bandito dalla comunità ebraica di Bologna, patrocinato dal Consiglio nazionale degli architetti e organizzato su piattaforma on-line dall’Ordine degli architetti di Bologna in tempi record, con inizio esattamente 12 mesi fa. Vincitori del premio un quintetto di giovani professionisti (età media 30 anni) di Roma: Onorato di Manno, Andrea Tanci, Lorenzo Catena, Chiara Cucina. Di Manno, Tanci e Catena hanno dato vita recentemente allo studio SET Architects. L’ispirazione viene dalle prime parole di Se questo è un uomo di Primo Levi: «Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo»; questa idea di casa, o meglio la mancanza della stessa nei campi di concentramento, ha dato forma al progetto. Secondo uno degli autori, il fatto di «avere duplicato l’altezza dei muri esistenti ha permesso al monumento di risaltare. Ci siamo posti ortogonalmente rispetto ad essi, lasciando la permeabilità visiva dalla strada».

Il presidente della comunità ebraica di Bologna, l’architetto Daniele De Paz, ha affermato che «Il memoriale rivolge un pensiero tanto al passato quanto al futuro. Ricordiamo, osserviamo e andiamo avanti, come la nostra tradizione insegna. Il memoriale vuole far vivere la memoria, trasformare il ricordo in inno alla pace, alla tolleranza, al rispetto tra le persone, al dialogo tra i popoli».

La giuria del concorso era presieduta da Peter Eisenman, autore del memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa a Berlino; pare che la sua presenza sia stata determinante nella scelta del progetto vincitore.

Il montepremi complessivo per i 3 primi piazzamenti consisteva in 15.000 euro totali, con la possibilità di realizzazione dell’opera (successivamente anche la menzione d’onore ha ricevuto lo stesso compenso degli altri classificati). Costo complessivo del monumento “as built” 250.000 euro, di cui poco meno della metà stanziato dalla Regione Emilia-Romagna; un contributo sostanzioso – circa 30.000 euro – è arrivato dalla comunità ebraica americana di Las Vegas.

 

 

Autore

  • Luigi Bartolomei e Paola Bianco

    Luigi Bartolomei è Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”. Paola Bianco è nata a Padova (1969) e laureata in Architettura a Venezia nel 1997. Nel 1998 ottiene un Master in Energy and Sustainable Development presso la De Montfort University di Leicester (UK). Nel 2000 è a Bruxelles per uno stage alla Commissione Europea (DG Transport and Energy). Successivamente si trasferisce a Bologna, dove si occupa per alcuni anni di temi ambientali presso varie pubbliche amministrazioni. Dal 2004 si iscrive all’Ordine degli Architetti della Provincia di Bologna, presso il quale si impegna in diverse Commissioni. Nel 2006 apre il suo studio, dove si occupa prevalentemente di certificazione energetica, sicurezza nei cantieri e dove ospita periodicamente mostre legate a diverse forme d’arte (fotografia, scultura, fumetto, giardinaggio). Partecipa a concorsi di architettura e a bandi di pubbliche amministrazioni. Collabora dal 2008 con "Il Giornale dell’Architettura".

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Last modified: 9 Dicembre 2019