Report dalla 50° edizione della fiera dedicata ai materiali lapidei che ha offerto un fitto programma d’iniziative nei settori dell’architettura e del design
VERONA. Si è conclusa il 3 ottobre, con un aumento del 3% dei visitatori (67.000 presenze complessive in 4 giorni), la cinquantesima edizione di Marmomacc, la fiera dedicata ai materiali lapidei che coinvolge tutti i settori della filiera e che ha offerto un fitto programma d’iniziative legate alla ricerca nei settori dell’architettura e del design con la partecipazione di architetti e designer di fama mondiale.
In questi ultimi anni Marmomacc ha stabilito una forte relazione anche con la città di Verona grazie a Marmomacc & the City, mostra di sculture e installazioni en plein air organizzata da Veronafiere in collaborazione con l’Ordine degli Architetti e il Comune di Verona.
Alla conferenza di apertura sono intervenuti Ettore Riello, presidente dell’ente Fiera, Marco Ambrosini assessore alle attività economiche del Comune, Giovanni Sacchi direttore dell’Italian Trade Agency e Confindustria Marmomacchine (ICE), Giorgio Squinzi presidente di Confindustria, Enrico Zanetti sottosegretario di Stato all’Economia e alle finanze, Luca Zaia presidente della Regione Veneto. È stata sottolineata l’importanza di Marmomacc per il comparto e la sempre maggiore internazionalizzazione della manifestazione che ha contato 1.524 espositori di cui 936 esteri provenienti da 55 nazioni; un settore che vale più di 4 miliardi di euro di cui 2,9 riguardano l’export in particolare con paesi extraeuropei: un trend positivo che nei primi sei mesi del 2015 ha registrato una crescita del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nei diversi interventi è stato evidenziato come il settore della pietra rappresenti un’eccellenza del made in Italy, grazie anche al ruolo che ha avuto in passato l’Italia e in particolare il Veneto per la cultura a livello mondiale. Il riferimento noto è quello alle opere del Palladio che nei secoli scorsi sono state prese a modello per l’architettura del vecchio e nuovo continente, sia per le forme classiche che per l’uso della pietra locale (al Palladiomuseum di Vicenza è in corso la mostra “Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo” dedicata al palladianesimo del grande architetto americano, terzo presidente degli Stati Uniti). L’intervento di Tobia Scarpa ha evidenziato l’importanza di Palladio e il pensiero di rinnovamento che nel Cinquecento ha posto l’Italia in una posizione di grande riverbero; ciò che manca ora per Scarpa è un’identità del momento storico in cui opera l’architettura: la modernità è il nostro momento ma il mondo antico ha delle altissime qualità che non devono andare perdute. La sfida è riuscire a caratterizzare l’oggi recuperando le origini e produrre efficacemente un’immagine per l’architettura contemporanea che altrimenti rischia di rimanere senza segno nella storia.
Scarpa era anche presente in fiera con un’istallazione in “Lithic vertigo”, mostra curata da Vincenzo Pavan che ha visto coinvolti sei architetti di fama internazionale e altrettante aziende italiane del settore. «L’atto del salire, nell’architettura come negli spazi urbani, ha sempre costituito una sfida intrigante per gli architetti, talvolta una prova di abilità per dimostrare le capacità tecniche e creative del progettista», questo il tema proposto da Pavan ai progettisti, riflettendo come in passato il materiale lapideo abbia dato l’opportunità di realizzare l’intento con manufatti pregevoli, come scale in pietra, rampe, superfici inclinate, strutture complesse e vertiginose.
Scarpa con Laboratorio Morseletto ha proposto “Sole, tirator d’acuti dardi e la gentile luna”, quattro colonne in pietra di Vicenza di diversa foggia che si elevano mediante rocchi sovrapposti e si appoggiano su un basamento costituito da tre gradini evocando allo stesso tempo uno spazio urbano con quattro torri svettanti.
Patricia Urquiola con Budri ha presentato “Look at my backstep”, una composizione di tre scale di diversa forma e dimensione realizzate con marmi e pietre policrome, conci di diverse forme e colori che generano un effetto dinamico e decorativo.
Cino Zucchi con Grassi Pietre ha esposto “New Karnak”, due pareti sghembe realizzate con elementi sovrapposti e attraversate da gradini in pietra di Vicenza bianco avorio che evocano un’architettura arcaica.
Luca Scacchetti e Associati [lo studio dell’architetto milanese prematuramente scomparso nel luglio scorso; n.d.r.] con Consorzio Tutela Pietra della Lessinia ha proposto “Architettura silenziosa”, indagando le potenzialità della pietra della Lessinia che per la sua natura compatta si adatta ai più svariati usi in architettura.
Giuseppe Fallacara con MGI – Marmi e Graniti d’Italia Sicilmarmi ha presentato “Lithic dragonfly”, realizzato in Bianco Carrara e Bardiglio, un gioco di equilibrio fra la “pesantezza del materiale” e la “leggerezza delle forme”.
Kengo Kuma assieme a Franchi Umberto Marmi ha realizzato “Erodescape”, in Bianco Carrara. Nel video allestito per la mostra, l’architetto nipponico afferma che l’artigianato della pietra in Italia è straordinario e molto simile all’artigianato giapponese del legno. Per Kuma la pietra è un materiale sensuale la cui potenzialità vanno sperimentate. Nel suo allestimento, “partendo da una lastra di marmo abbiamo deciso di rimuovere delicatamente la sua materia, modellandola come una topografia erosa. Le cavità ottenute sono diventate dunque un affascinante paesaggio in negativo”.
The Italian stone theatre, il contenitore culturale di Marmomacc, comprendeva anche “Carpets of stone” (a cura di Raffaello Galliotto e Vincenzo Pavan, un collage di tappeti litici nati dalla collaborazione fra designer e aziende del settore in cui viene esaltata la creatività dei progettisti e la qualità esecutiva delle maestranze)
e “Digital Lithic Design” (curata sempre da Galliotto e contenente 13 opere progettate dal designer vicentino, in cui produttori di macchinari, software house, produttori di utensili, marmisti e cavatori di materia prima sono stati coinvolti nella realizzazione di una collezione in cui si sperimentano le potenzialità dei nuovi dispositivi meccanici computerizzati per la lavorazione della materia litica).
Giunto alla sua XIV edizione, è tornato “International Award Achitecture in Stone”, il premio biennale riservato a opere di architettura realizzate con la pietra. La giuria composta da Francesco Dal Co (Dipartimento di Architettura, Università di Venezia), Juan José Lahuerta (ETSAB, Barcellona), Werner Oechslin (ETH Zurigo), Cino Zucchi (Dipartimento di Architettura, Università di Milano) e dal curatore Vincenzo Pavan (Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara), ha valutato 31 opere architettoniche, realizzate degli ultimi tre anni in 18 diversi Paesi.
Questa la selezione:
Sancaklar Mosqu a Istanbul (EAA Emre Arolat Architects, 2012)
Museo Jumex a Città del Messico (David Chipperfield, 2013)
Edifici a torre in Hagenholzstraß a Zurigo (Max Dudler + Atelier WW, 2013)
Giant’s Causeway Center a Antrim, Irlanda del Nord (Heneghan Peng Architects, 2014)
Edilizia sociale in pietra massiva a Cornebarrieu, Francia (Perraudin Architectes, 2011)
Premio alla memoria: Unità di abitazione orizzontale nel quartiere Tuscolano a Roma (Adalberto Libera, 1950-1954)
MARMOMACC 2015, Verona, 30|9 – 3|10
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marmomacc 2016 , verona
Last modified: 12 Ottobre 2015