Con questa uscita riprendiamo la rubrica “Ri_visitati”, ampliandone lo sguardo retrospettivo e affidandone la cura a Marco Adriano Perletti. Se nell’edizione cartacea essa consisteva in un reportage da un luogo e un’architettura (noti e da noi pubblicati) a 5 anni dalla sua ultimazione, ora rivolgiamo l’attenzione anche a capisaldi della storia architettonica e urbana del Novecento, misurandone il ruolo e l’attualità, le strategie di conservazione e valorizzazione, le prospettive di fruizione futura. Cominciamo con l’insediamento turistico progettato da Edoardo Gellner per Enrico Mattei a Borca di Cadore
Il passato
Borca di Cadore è un piccolo comune situato a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo, adagiato in un contesto dolomitico dominato da meravigliose vette rocciose.
Negli anni del cosiddetto boom le pendici del monte Antelao hanno visto nascere uno degli esperimenti urbanistici con finalità sociali fra i più interessanti in Italia: il villaggio Eni in località Corte di Cadore. Fortemente voluto da Enrico Mattei, l’intraprendente manager che in quegli anni stava risollevando le sorti del gruppo petrolchimico italiano, il villaggio di Borca è l’espressione di un’avanzata visione imprenditoriale nella quale le strategie aziendali non erano disgiunte da un ideale di società basata sull’uguaglianza e l’integrazione fra i diversi ceti. Questi principi portarono Mattei a concepire l’idea di un grande complesso turistico aziendale alpino per il soggiorno di tutti i dipendenti del gruppo Eni e dei loro famigliari.
Nel 1954 venne incaricato del progetto Edoardo Gellner, l’architetto che proprio a Cortina stava realizzando il primo Motel Agip commissionato da Eni per le Olimpiadi invernali del 1956. Gellner aveva individuato un’area ghiaiosa ai piedi dell’Antelao, da riqualificare grazie a un nuovo insediamento concepito come connubio fra natura e architettura, esito di una moderna reinterpretazione della tradizione costruttiva alpina.
Il primo edificio terminato è la colonia (1955-1962), vera anima del progetto: un organismo di oltre 80.000 mc capace di ospitare 400 bambini e oltre 200 inservienti, formato da 17 corpi edilizi raccordati da un sistema di percorsi e rampe coperte e comprendente dormitori, refettori e la grande aula magna per le riunioni collettive.
Tra il 1956 e il 1963 furono realizzate 270 abitazioni, raggruppate in quattro insiemi e completamente integrate nel nuovo bosco. Successivamente vengono costruiti il campeggio per 200 ragazzi, l’hotel, il residence e la chiesa, progettata da Gellner insieme a Carlo Scarpa e posizionata su un promontorio panoramico.
La realizzazione del villaggio subisce un imprevisto arresto con la morte di Mattei, sopraggiunta tragica e improvvisa nell’ottobre 1962: al progetto verrà meno la volontà propulsiva del suo ideatore e non sarà mai portato a termine nell’ambizioso disegno originario, mai pienamente condiviso dai dirigenti Eni.
Il presente
Il villaggio ha continuato a svolgere la sua funzione turistica fino al 1992
, anno della sua dismissione. Nel 2000 è stato interamente rilevato dalla società Minoter, allorché la dirigenza Eni decise di privatizzare la struttura. Le unità abitative sono state a loro volta vendute a privati, mentre gli altri edifici sono rimasti alla Minoter e sono tutt’ora funzionanti; l’unica parte oggi inutilizzata è, paradossalmente, quella che nel progetto originario occupava il ruolo principale, la colonia. Dismessa per oltre vent’anni, dal 2014 è al centro di un progetto di valorizzazione, denominato “Progettoborca”, ideato dall’associazione culturale Dolomiti Contemporanee insieme a Minoter con l’intento di ripensare e rilanciare questo emblematico luogo abbandonato della regione dolomitica. L’ex colonia è diventata una sorta di “cantiere” culturale in continua evoluzione, in cui si sviluppano attività poliedriche e multidisciplinari che contaminano il luogo con le espressioni dell’arte e della cultura contemporanee.
In questo modo, seppur in forma ridotta e lontana dalla dinamicità di un tempo, l’ex colonia viene mantenuta viva, con uno sforzo culturale che ne conserva la memoria e stimola la riflessione attorno agli usi possibili per il futuro. Grazie a Dolomiti Contemporanee vengono organizzate periodicamente visite guidate, seminari, mostre, stage: alcuni padiglioni sono utilizzati come residenza per artisti che, ospitati temporaneamente e a rotazione, vivono all’interno delle strutture producendo opere d’arte che prendono ispirazione dall’architettura gellneriana, dalla storia che l’ha generata e dall’imperturbabile profilo del paesaggio montano che la sovrasta silenzioso.
Il futuro
Nel settembre 2014 il Comune di Borca ha adottato il Pat
(Piano di assetto del territorio), lo strumento di pianificazione generale che sostituisce il precedente Prg e il cui iter di approvazione è in attesa del parere della Provincia. L’area dell’ex villaggio, con la sola esclusione del campeggio, è inclusa nell’Ato 5 (Ambito territoriale omogeneo); la colonia e le aree libere verso sud sono identificate come parte del Programma complesso Corte che prevede interventi per il riutilizzo e valorizzazione dei volumi esistenti con destinazioni d’uso culturali, espositive, ricreative/sportive, congressuali, d’istruzione e formazione, artigianali e artistiche, oltre ad attività alberghiere e commerciali. L’ampio ventaglio funzionale è la premessa per pensare a un futuro riuso degli 80.000 mc della struttura dismessa che, in parte minima (non oltre il 15%), potrebbe anche essere convertita a residenza. Il Programma complesso Corte prevede inoltre che le aree libere potranno ricevere nuove edificazioni derivanti da interventi di rilocalizzazione di volumetrie attualmente esistenti in aree di dissesto geologico e idrogeologico e che, in parte, interessano anche l’ex villaggio.
A tal proposito è da ricordare l’annosa questione della problematica del canalone di scorrimento dei detriti che scendono dal monte Antelao, a cui è connesso anche il tragico evento della frana avvenuta nel 2009 in località Cancia, che provocò danni e vittime. Se da un lato la situazione è monitorata costantemente dal Comune e dalla Protezione civile, dall’altro incombe sull’ex villaggio la proposta di Variante all’attuale corso del canalone presentata in uno studio commissionato nel 2011. Quest’ultima prevede di deviarlo portandolo in mezzo alle aree residenziali, con demolizione di parte delle abitazioni e inevitabile alterazione del paesaggio. Sebbene a oggi non si sia ancora registrata una decisione definitiva delle autorità competenti, il Comitato degli abitanti Corte di Cadore si è fermamente opposto alla Variante, denunciando la mancata manutenzione del canalone quale principale causa dell’avvenuta frana e rilevando la mancanza di approfondite indagini scientifiche a sostegno della proposta Variante. In questo clima d’incertezza, nello scorso mese di luglio si sono registrati nuovi episodi di movimento della frana di Cancia [da non confondersi con quella che, in agosto, ha mietuto 3 vittime nei pressi, a San Vito di Cadore; n.d.r.] che hanno ingenerato preoccupazione fra gli abitanti di Borca e alimentato nuove polemiche.
*Si ringraziano Michele Merlo, Davide Maffei e Alessandro Barbieri per la disponibilità e cortesia, nonchè per l’attività di sensibilizzazione e promozione della conoscenza del villaggio Eni da loro svolta negli anni
Guarda il video:
Per approfondire
Sul Giornale dell’Architettura
Il villaggio Eni: un’eccellenza edilizia (di Carlo Nozza)
Sul progettista
Edoardo Gellner (Abbazia, 1909 – Cortina d’Ampezzo, 2004), dopo una formazione pratica nella bottega artigiana del padre che produceva insegne e allestimenti commerciali, frequenta tra il 1927 e il 1933 i corsi di Disegno e Architettura d’interni presso la Kunstgewerbeschule di Vienna diretta da Josef Hoffman. Durante la Seconda guerra mondiale si iscrive alla Facoltà di Architettura di Venezia dove si laurea nel 1946 con Giuseppe Samonà. Negli anni 50 si trasferisce a Cortina d’Ampezzo, dove apre il suo studio e raggiunge la fama internazionale con i progetti realizzati in occasione delle Olimpiadi invernali del 1956, tra i quali si ricordano il palazzo delle Poste, Casa Giavi, il residence Palace, il Motel Agip, la Meridiana, Cà del Cembro (sede del suo studio). Con la costruzione del villaggio di Corte di Cadore ha l’occasione di confrontarsi con un progetto esteso, ambizioso e inedito che gli consente di dimostrare la sua innata capacità di coniugare l’urbanistica all’architettura e al design degli interni. Nel corso della sua lunga carriera Gellner ha avuto molte altre occasioni per confrontarsi con i temi della pianificazione territoriale, come i numerosi piani urbanistici di comuni montani del Veneto o il progetto per i nuovi quartieri residenziali della città di Gela, commissionato dallo stesso Mattei e rimasto incompiuto.
Sul web
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restauro , Ri_visitati
Last modified: 4 Ottobre 2016