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Christine DesmoulinsWritten by: Professione e Formazione

In Francia splendono nuovamente le icone della storia architettonica del XX secolo

In Francia splendono nuovamente le icone della storia architettonica del XX secolo

Cap Moderne a Roquebrune Cap-Martin
Testimonianza d’un’avventura umana e architettonica in Costa Azzurra, il sito Cap Moderne a Roquebrune Cap-Martin rievoca le ricerche dei pionieri dell’architettura del XX secolo. Di fronte al Mar Mediterraneo, esso riunisce la Villa E-1027 (1926-1929) costruita dall’architetta e designer irlandese Eileen Gray col suo compagno architetto Jean Badovici, il celebre Cabanon di Le Corbusier (1952) e l’Etoile de mer (1947-1949), il «cabanon-ristorante» di Thomas Rebutato, per il quale il suo amico e fedele cliente Le Corbusier construì alcune Unità di campeggio (1956).
Tali residenze di villeggiatura balneare e i loro giardini rivelano alcuni percorsi intellettuali dei loro ideatori, nonchè la loro intimità e un modo di vita a contatto con la natura, apparentemente molto distante dal funzionalismo.
Proprietà del Conservatoire du littoral, il sito (2.970 mq) è protetto come monumento storico. Esso conserva rari esempi di pitture murali realizzate da Le Corbusier, nella Villa così come nel ristorante e nel Cabanon. E proprio nella spiaggia a pochi passi, l’architetto di origine svizzera trovò la morte 50 anni fa, il 27 agosto 1965, per essere poi sepolto nel cimitero di Roquebrune.
Dopo molti anni d’abbandono, il restauro in corso della Villa E-1027 e la restituzione del suo arredo permettono di riscoprire un’opera unica. Dopo la metà di ottobre, partirà una seconda tranche di restauri dei tre capolavori, al fine di sancire la definitiva apertura al pubblico dall’estate 2016. Altri lavori riguarderanno la valorizzazione del sito e la realizzazione di uno spazio di accoglienza, di esposizione e per ricerche. Costruendo su un terreno scosceso verso il mare, attraverso questa villa su pilotis ancorata sui terrazzamenti come un piccolo piroscafo, Gray sperimentava una nuova architettura, integrale fin nel disegno dell’arredo. Con la sua pianta a “L”, il tetto piano e le terrazze, le lunghe finestre vetrate che inquadrano il mare e la sua scala interna spiraliforme che conduce alla camera degli ospiti, la villa è arriccchita da persiane ispirate all’architettura vernacolare. All’interno, gli arredi fissi e mobili disegnati da Gray rivelano un talento sapiente quanto arguto nel contribuire alla coerenza e allo spirito del luogo, facilitando le attività degli abitanti e degli ospiti in un giudizioso intreccio di spazi intimi e conviviali. Oggi, una parte degli arredi mobili coordinati è stata restituita e alcuni elementi reintegrati.
Quanto al Cabanon di Le Corbusier, ecco come l’architetto ne parlava: «Ho un castello in Costa Azzurra, che misura 3,66 metri per 3,66 metri. E’ per mia moglie, è stravagante nel comfort e nella gentilezza». Fino al decesso della sua sposa Yvonne nel 1957, vi trascorse con lei le estati, proseguendo poi l’abitudine della villeggiatura balneare fino al giorno della sua scomparsa, nel 1965. Sebbene modesto nelle dimensioni, il Cabanon è l’esemplificazione di una serie di ricerche sul Modulor. Esso comunica con l’Etoile de mer, il ristorante dove Le Corbusier era solito pranzare, progettato da Rebutato insieme a un architetto nizzardo e, anch’esso, un’esemplificazione dell’art de vivre nel Mediterraneo. In cambio della parcella a lui ceduta da Rebutato per erigere il Cabanon, Le Cobusier costruì più tardi per lui le Unità di campeggio.

Visite su appuntamento fino al 15 ottobre. Per maggiori informazioni: www.capmoderne.com

Villa Cavrois a Croix
Nel nord della Francia, nei pressi di Lille, è al termine di un altro restauro, condotto successivamente dalla DRAC (Direction régionale des affaires culturelles) e dal Centre des monuments nationaux (CMN), che la villa Cavrois, opera di Robert Mallet-Stevens conclusa nel 1932, ha riaperto le sue porte. Insieme alla villa Noaïlles a Hyères e al château Poiret a Mezy, questa casa geometrica rivestita in laterizi è una delle tre grandi ville progettate dall’architetto francese intorno agli anni 30. Le sue proporzioni sono imponenti: circa 60 m di lunghezza, 3.800 mq di superfici di solai, di cui circa 1.800 di vani abitabili e 830 di terrazze, circondati da un parco di 17.600 mq.
Nota come un’opera d’arte totale, essa ha valore di manifesto delle preoccupazioni estetiche e tecniche dell’architetto, nonchè di testimonianza della sua abilità nel disegno degli interni e degli arredi. Aria, luce, lavoro, sport, igiene, comfort, economia: tale era il programma di questa dimora per una famiglia numerosa degli anni 30 che offre grandi superfici vetrate sull’esterno, oltre a spazi di accoglienza o altri dove lavorare in assoluta calma. Una sala da gioco, una grande piscina esterna e numerose sale da bagno si aggiungono agli elementi di comfort rari all’epoca. Per via dei giardini, nonchè dell’immensità di questo volume orizzontale articolato e del suo centro intorno a un perno verticale semicilindrico, e ancora per le finestre tripartite e il sistema di distribuzione dei suoi spazi, si tratta senza dubbio di un oggetto singolare.
Occupata dalla famiglia Cavriois fino al 1987 e trasformata secondo le sue esigenze dall’architetto Pierre Barbe, la villa fu in seguito vandalizzata e saccheggiata degli arredi prima di essere classificata monumento storico e acquisita dallo Stato nel 2001.
Michel Goutal, architetto capo dei Monumenti storici, e Aline Le Cœur, paesaggista, hanno condotto il restauro (costato 23 milioni) per conto del CMN che è subentrato alla DRAC Nord-Pas-de-Calais la quale aveva assicurato i lavori negli interni e in copertura dal 2004. L’obiettivo è stato quello di privilegiare la visita in quanto monumento, presentando al pubblico gli spazi interni così come erano stati concepiti da Mallet-Stevens, ripristinando i volumi interni originari e riproponendone la maggior parte delle soluzioni architettoniche, funzionali e decorative. Invece, la camera dei figli è stata mantenuta nello stato precedente il recupero, al fine di testimoniare il degrado della villa prima del suo salvataggio da parte dello Stato.
La prima fase di restauro degli interni ha riguardato il corpo centrale: gli spazi di circolazione e i vani d’abitazione del piano terra (ingresso-salone e sala da pranzo dei genitori); la seconda fase ha riguardato invece gli spazi delle ali, del giardino al secondo piano e il padiglione del custode. I pavimenti originari sono stati restaurati e gli elementi marmorei superstiti hanno permesso di risalire alle varietà dei marmi della sala da pranzo, dell’angolo cottura, del vestibolo e dello scalone d’onore. Tra gli arredi, solamente gli elementi originari sono stati integrati nel quadro di una politica di acquisizioni condotta dal CMN col sostegno del Ministero della cultura. Essendo scomparso l’altorilievo della sala da pranzo dei bambini realizzato dai fratelli Martel, ne è proposta una reinterpretazione per mano dell’artista Jean Sylvain Bieth.

Per maggiori informazioni: www.villa-cavrois.fr

Autore

  • Christine Desmoulins

    Giornalista e critica di architectura francese, collabora con diverse riviste ed è autrice di numerose opere tematiche o monografiche presso diverse case editrici. E’ anche curatrice di mostre: in particolare «Scénographies d’architectes» (Pavillon de l’Arsenal, Parigi 2006), «Bernard Zehrfuss, la poétique de la structure» (Cité de l’Architecture, Parigi 2014), «Bernard Zehrfuss, la spirale du temps» (Musée gallo romano di Lione, 2014-2015) e «Versailles, Patrimoine et Création» (Biennale dell'architettura e del paesaggio, 2019). Tra le sue pubblicazioni recenti: «Un cap moderne: Eileen Gray, Le Corbusier, architectes en bord de mer» (con François Delebecque, Les Grandes Personnes et Editions du Patrimoine, 2022)

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Last modified: 27 Luglio 2015