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Written by: Professione e Formazione

Open Design Italia: è tempo di (positivi) bilanci

Open Design Italia: è tempo di (positivi) bilanci

«Tarta Original», di Tara Design

«Tarta Original», di Tara Design


TRENTO. Si è conclusa il 31 maggio la quinta edizione di Open Design Italia, mostra-mercato sull’autoproduzione. A Elena Santi (ideatrice e, con Laura Succini, direttrice artistica dell’iniziativa) il compito di tracciare un bilancio: «Dopo un lungo lavoro di cinque edizioni siamo riusciti, con grande soddisfazione, a portare Open Design Italia a differenziarsi sempre di più e ad essere il primo evento che ha come scopo, tra i tanti prefissi, quello di far crescere il designer o il creativo prima, durante e dopo la mostra. Non è stato semplice, ma siamo soddisfatti del risultato che si è concretizzato, nei quattro giorni di evento, in corsi di formazione, B2B, incontri con aziende selezionate, importanti nomi del settore fashion, product e interior come Venini e Riva 1920, oltre ad avere instaurato importanti partnership – ad esempio con Fico Eataly World – e con istituzioni internazionali come l’Accademia d’Ungheria. Per tutte queste realtà, italiane e internazionali, Open Design Italia non è solo una mostra ma anche un’interessante selezione e offerta d’idee innovative che racchiudono un processo creativo e un’attenta sperimentazione».

Sempre più, Open Design Italia si caratterizza per autoproduzione e sostenibilità. Nel corso delle cinque edizioni finora svolte, ci può dire quali sono stati gli elementi che hanno portato al consolidamento di questo binomio?
L’esigenza di crescita e la volontà di portare avanti le proprie idee, ha spinto negli anni il design di piccola serie a svilupparsi sempre più. Open Design Italia aveva l’obiettivo d’interpretare e concretizzare l’espansione di quel fenomeno e farlo emergere il più possibile, senza regole restrittive o tematiche precise ma con determinazione e desiderio di soddisfare le richieste dell’utente finale, di un acquirente stanco dell’omogeneità e dell’imposizione “standard”, ma che è alla ricerca della personalizzazione e del “bello”.

Che cosa è emerso dagli incontri nei giorni dell’esposizione a Trento, e quali sono state le reazioni del pubblico?
Il pubblico è sempre più esigente e istruito. Molti dei nostri designer-espositori hanno constatato la preparazione dell’acquirente. Open Design Italia si basa sula ricerca di un design di piccola serie, per poter riconoscere la tracciabilità del prodotto (inserita in una scheda dettagliata, da noi denominata “carta d’identità dell’oggetto”), ovvero la sequenza di passaggi tra l’ideazione e la produzione dell’oggetto, e il pubblico che ci segue da anni ne è a conoscenza. Non solo: i nostri visitatori cercano sempre più la possibilità di comprare gli oggetti dei nostri espositori anche dopo l’evento. Da questa edizione, quindi, abbiamo invitato importanti concept store a incontrare i designer.

Tra i 72 progetti presenti, quali la hanno particolarmente colpita?
Difficile rispondere, soprattutto se consideriamo che alcuni di loro partecipano al nostro concorso da anni, e continuano a stupirmi, come Fabio Dodesini e Ilana Efrati. In questa edizione avevamo molti designer che si sono presentati con progetti legati al mondo fashion o realizzati con materiali quali il legno, tutti interessanti e diversi. Alcuni esempi, ognuno con un racconto che differenzia il proprio progetto: Nullame, Mittendorfer, Maurizio Olivieri, 3sign, Iren Van Ophoven, ImmersRosa, Evastomper studio, Martina Lasinger, Jorge Najera, Monique Voz, Officina. Molti di loro mi stupiscono, anche quando c’incontriamo di persona, per l’energia che hanno e l’esperienza che si portano dietro.

Idee per la prossima edizione?
Bella domanda. Idee tante, per esempio quella di rafforzare alcune importanti partnership di quest’anno – ad esempio con Fico Eataly World – per selezionare i migliori progetti di Open Design Italia 2015 perché trovino spazio all’interno di Eataly World a Bologna e al MUSE di Trento. Il premio speciale “Design at Museum” premia infatti la novità nel mondo della fotografia per il design di piccola serie: fotografare gli oggetti vincitori in un museo della scienza penso che faccia capire molto delle nostre idee future.

opendesignitalia.net

Chi sono i vincitori
Su 72 progetti provenienti da 33 Paesi, la giuria internazionale (composta da Aldo Cibic, Boaz Cohen, Valerio Facchin, Adam Somlai-Fischer, Roque Luna Jr., Benedetto Marzullo e Luigi Ratclif) ha assegnato quattro premi e due menzioni speciali per originalità, funzionalità, risoluzione della filiera produttiva e legame con il territorio manifatturiero. I quattro premi principali sono stati assegnati a: Atelier di Cucina (premio Open Design Italia, ovvero accesso ai canali di promozione di Open Design Italia, nazionali e internazionali, nonché un pacchetto di servizi di consulenza gratuita), Nullame (premio speciale DE.MO. 2014 di sostegno al nuovo design per art shop e bookshop e alla mobilità internazionale dei giovani artisti italiani), Tarta Design (premio Prezi, per una presentazione personalizzata al fine di promuovere i propri prodotti e la propria attività) e Studio Lasinger (premio Living con una pubblicazione del progetto vincitore sulla prestigiosa rivista stampata e sul portale web e un abbonamento annuale alla rivista digitale). La menzione speciale chilometro zero è stata assegnata a Christian Mittendorfer con il progetto «Binò» e quella messaggio poetico a Edizioni Precarie
Inoltre, tutti i designer presenti hanno avuto accesso a due riconoscimenti neoistituiti. Il primo riguarda Design at Museum – Il design si fa bello nella speciale cornice del Museo: un premio ai migliori 10 progetti, selezionati da un gruppo di esperti, che consentirà loro di essere fotografati all’interno di inediti contesti museali come il MUSE di Trento. I vincitori sono: Rootless con «The wooden bike», Tarta Design con «Tarta Original», Little Italo con «Dune», Massimiliano Alberto Ravidà con «Top», Sudisegno con «Dodelamp», 3Sign con «Pinocchio», Antonietta Casini con «Cosà&Così», Ilana Efrati con «Fossili mediterranei», Wav Clothing e Studio Lasinger con i gioielli. Premiato anche – per la sezione speciale – Mauro Borella con «Ailovo».
Il secondo è invece il Premio dell’Accademia d’Ungheria, ovvero i 10 vincitori potranno esporre i propri progetti all’interno dell’Accademia d’Ungheria a fine novembre 2015: Rootless con «The wooden bike», Defacts+Henry&Co con il «Salvamacchia Eatshoot», Atelier di Cucina con «Pila», Aude con «Woo», Little Italo con «Dune», Mangodesign con «Sfacciato», Victoria Thiteux con «Lampkappa», Benini e Salvaterra con «Terotoi», Takirai Design con «Anelli Vuoto» e Studio Lasinger con «Wood Weavings Wovet».

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Last modified: 28 Luglio 2015