TORINO. Il nuovo centro direzionale di Intesa Sanpaolo, firmato RPBW, posto a completamento del fondale scenografico della Spina centrale [l’asse urbano definito negli anni 90 dal PRG con la copertura della trincea ferroviaria; ndr], luogo dalle complesse relazioni urbane anche implicite, è stato in grado di tradurre elementi peculiari della città rimasti celati allinterno dellinvolucro come lo scheletro portante di un pensiero attento. Lo specchio di unanima fordista che cela nelle intenzioni leleganza della città storica e lanima della Torino che sarà, della città del futuro in cui ampio respiro è dato alla dimensione urbana. La sensibilità e l’attenzione di Renzo Piano verso la città e il suo simbolo, la Mole, hanno contribuito a determinare un’evoluzione fisiologica del progetto, dalla fase di concorso del 2006 al progetto esecutivo, fino all’inclusione nel progetto del Giardino Grosa. Ne deriva un edificio leggero, trasparente, attento al tema della sostenibilità che riveste un delicato ruolo urbano di unione del tessuto della Spina.
Il ruolo urbano viene interpretato dall’atteggiamento armonico con il contesto circostante e in una visione allargata dall’apertura al pubblico, che diventa il valore aggiunto in grado di creare effetti indotti.
Nel grattacielo tutto ciò è permesso da un’articolata combinazione di spazi pubblici con un grado variato di apertura – dal Giardino Grosa, allattacco a terra realizzato dal primo volume che ospita la lobby e lauditorium al coronamento che ospita la serra bioclimatica, al cui interno sono inseriti un ristorante, una sala espositiva e una caffetteria, a uso della banca – e privati – i piani interrati, il seminterrato (B1), che ospita il ristorante aziendale e l’asilo, e il corpo principale che ospita gli uffici della banca.
Nel grattacielo, la sperimentazione della sintassi del nucleo eccentrico, del telaio in acciaio e della mega-struttura (transfer) si uniscono nella rappresentazione di una nuova espressività, una ricerca architettonica in cui ogni elemento è curato nel minimo dettaglio. Evidente come le scelte progettuali e strutturali vadano influenzandosi inserendo lo spazio e linvolucro in una ricerca estetica e comunicativa, statica e funzionale, in cui lelemento comune è la ricerca della qualità del vivere.
La struttura del grattacielo è affascinante in una dimensione sia tecnica che estetica; si tratta di una struttura appesa che tramite il transfer, in un gioco di forze, trasferisce i carichi a sei “mega colonne“. Questa scelta, unitamente alla scelta di avere un nucleo eccentrico, permette di generare nella grammatica spaziale il vuoto, che assume la stessa importanza che il silenzio ha nella tragedia, e di conferire ai piani, all’attacco a terra (lobby) e al coronamento (serra) dell’edificio lelevata permeabilità visiva. Ciò che il visitatore/lavoratore coglie non è ledificio in sé, ma ciò che si scorge attraverso linvolucro.
La lobby – accoglie il visitatore e ne proietta lo sguardo verso l’immediato contesto: il Giardino Grosa, il caffè sud, il patio del seminterrato, corso Inghilterra, la rampa ecc – conduce tramite le scale mobili all’auditorium – uno spazio in grado di trasformarsi, meccanicamente, in sala conferenze e concerti da 364 posti o sala espositiva variando anche le condizioni acustiche – e successivamente attraverso gli ascensori panoramici che permettono di scoprire il paesaggio in modo graduale, come una sorta di preludio allinterno di un itinerario formale, si giunge, agli ultimi tre piani, alla serra bioclimatica. Si realizza in questo modo una sorta di adattamento psicologico allo spazio della serra, un belvedere che trasporta losservatore da una direzione allaltra, proiettando la vista verso le montagne, la collina e la città.
Il volume della serra segna un radicale cambiamento nellapproccio al coronamento delledificio alto, da elemento dello skyline a spazio urbano in grado di aprirsi ai visitatori offrendo occasioni diverse che vanno al di là della terrazza panoramica, del ristorante, della sala espositiva e della caffetteria. La vera occasione è vivere uno spazio unico nel suo genere: un giardino, uno spazio di quiete e di sensibilità. Se luso del verde nel grattacielo è trasversale dal Giardino Grosa, al patio del seminterrato e ai giardini dinverno (scale sud), è nel giardino della serra che trova la sua massima espressione. La vegetazione frammentata nasconde o mette in evidenza scorci verso lesterno. Un ambiente dinamico in cui la contrapposizione interno-esterno viene sospesa in una dimensione psicologica e insieme estetica, capace dincoraggiare unesperienza spaziale che stimoli limmaginazione e trovi rinnovamento costante proprio dal passare del tempo.
La struttura assume qui una nuova connotazione: oltre al sostegno diventa il mezzo per dischiudere viste e prospettive, catturando punti di fuga diversi assolvendo così il ruolo di diverso mediatore in questo rapporto con lambiente naturale interno ed esterno.
Dallinterno si distinguono due dimensioni psicologiche dellapproccio al paesaggio: una più intima e riservata (linterno del ristorante, del bar e della sala espositiva), da cui sono stabiliti opportuni scorci filtrati dal giardino, e una più attiva (le passerelle) da cui si ha una percezione aperta tramite le grandi vetrate (e la doppia pelle dall’elevata trasparenza a est e ovest) che conferiscono al giardino il ruolo di punto centrale dellesperienza spaziale.
Ci si rende conto di come la composizione architettonica sia informata dalle linee direttrici, o dalle codificazioni, che permettono di leggere i fondamenti del Movimento moderno; tanto da poterne quasi identificare una chiara reinterpretazione in chiave contemporanea. Una particolare codificazione concettuale che ha visto allontanarsi lattenzione dallo spazio universale modernista per orientarsi verso un primato strutturale e tecnologico che gradualmente si è permeato di nuovi significati (anche urbani). Struttura e tecnologia diventano un linguaggio architettonico, raggiunto con lincastro controllato degli elementi, attraverso lutilizzo dei materiali e la composizione dello spazio. Proprio in questo senso lattenzione si allontana dallo spazio universale modernista e da quelle che, con il passare del tempo, sono diventate le sue codificazioni.
Su questa base, si può identificare il primato strutturale come lelemento in grado di sublimare quella stessa attenzione verso nuovi stimoli in cui lo spazio è sempre al centro dellinvestigazione. La creazione di nuove forme e prospettive non può prescindere dallo spazio: uno spazio vivibile e modellabile sulle esigenze fisiche e psicologiche di chi lo frequenta. Ci si trova a vivere uno spazio (architettonico) complesso nella sua ordinata essenzialità, in cui la componente psicologica del vivere diventa lestensione della struttura al servizio della composizione.
Committente: Intesa Sanpaolo
Concorso: 2006
Progettisti: Renzo Piano Building Workshop: P. Vincent (partner in charge), W. Matthews, C. Pilara with J. Carter, T. Nguyên, T. Sahlmann and V. Delfaud, A. Amakasu; O. & A. Doizy (modelli)
Sviluppo progetto: 2006-2015
Design team: P.Vincent and A.H.Temenides (partner and associate in charge), C.Pilara, V. Serafini, with A.Alborghetti, M.Arlunno, J.Carter, C.Devizzi, V.Delfaud, G.Marot, J.Pattinson, D.Phillips, L.Raimondi, D.Rat, M.Sirvin and M.Milanese, A.Olivier, J.Vargas; S.Moreau (aspetti ambientali) ; O.Aubert, C.Colson, Y.Kyrkos , A.Pacé (modelli)
Consulenti: Inarco (architetti consulenti); Expedition Engineering / Studio Ossola / M.Majowiecki (strutture); Manens-Tifs (impianti); RFR (facciata); Eléments Ingénieries / CSTB / RWDI (studi ambientali); Golder Associates (idrogeologia); GAE Engineering (prevenzione incendi); Peutz & Associés / Onleco (acustica); Lerch, Bates & Associates (trasporti verticali); SecurComp (sicurezza); Cosil (illuminotecnica); Labeyrie & Associés (audio/ video); Spooms / Barberis (cucine); Atelier Corajoud / Studio Giorgetta (paesaggio); Tekne (valutazione economica); Michele De Lucchi / Pierluigi Copat Architecture (interni); Jacobs Italia (direzione lavori)