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Laura CerioloWritten by: Città e Territorio

Un’ellisse di 328 metri con i nomi di 600mila caduti (in ordine alfabetico, senza distinzione di nazionalità e schieramenti)

Un’ellisse di 328 metri con i nomi di 600mila caduti (in ordine alfabetico, senza distinzione di nazionalità e schieramenti)

L’11 novembre, data commemorativa dell’armistizio siglato l’11 novembre 1918, il presidente della Repubblica francese François Hollande inaugura una delle realizzazioni più significative nell’ambito delle commemorazioni per il centenario della Prima guerra mondiale, che proseguiranno fino al 2018 in tutto il continente. Riportiamo l’articolo pubblicato nell’ultimo numero cartaceo della nostra rivista (117, primavera 2014), cui rimandiamo per un più ampio resoconto inerente le geografie, i progetti e le iniziative del centenario (testi di Laura Ceriolo, Cristina Fiordimela, Stefano Levi Della Torre, Veronica Rodenigo, Gabriele Toneguzzi)

La Francia possiede il maggior numero di monumenti ai caduti della Prima guerra mondiale. Furono commissionati dalle singole municipalità, incoraggiate a loro volta dal governo che, con una legge del 1919, accordò le sovvenzioni. Tra il 1920 e il 1925 sorsero così circa 35.000 monumenti che, con la loro presenza, sono testi- moni della Grande guerra nel paesaggio di città e paesi. Per la maggior parte si tratta di rappresentazioni patriottiche, come nel memoriale della Somme a Thiepval (Edwin Lutyens, 1932): un classicheggiante arco di trionfo impostato su volumi a gradoni, alto 43 m. Più raramente, invece, si tratta della traduzione figurativa di messaggi pacifisti. Testimoni di pietra che commemorano le battaglie in forma monumentale secondo una retorica che già nel XIX secolo vedeva, ad esempio, la costruzione del monumento alla memoria des enfants de l’Aube a Troyes (1890), per ricordare i soldati uccisi durante la guerra del 1870-71. La maggior parte tuttavia sorge dopo la Grande guerra in omaggio ai dispersi.
Durante le battaglie di Artois nel 1915, presso il villaggio di Ablain St Nazaire (Nord-Pas-de-Calais) cadono 310.000 uomini, tra francesi e tedeschi. A fine conflitto, sulla sommità della collina sovrastante il villaggio viene realizzato il cimitero militare di Notre Dame de Lorette, con ossari comuni e tombe individuali. Circa cent’anni dopo, nel 2012, il Consiglio regionale del Dipartimento Nord-Pas-de-Calais aveva bandito un concorso per la realizzazione nei pressi del cimitero di un monumento ai caduti che traguardasse le memorie nazionali accomunando i nomi di quasi 600.000 morti (francesi, inglesi, tedeschi, belgi, portoghesi ma anche magrebini, senegalesi, canadesi, australiani) sui campi di battaglia tra il Nord, il Pas-de-Calais e le Fiandre, senza distinzione di nazionalità e presentati in ordine alfabetico, anche col solo nome, secondo un principio di uguaglianza repubblicana.
Per «dare forma alla fraternità» l’architetto Philippe Prost, vincitore del concorso, ha scelto un semplice anello di «pietra artificiale», sobrio ed essenziale, simbolo di unità e fratellanza. L’opera (6,5 milioni), monumentale per dimensioni, visibilità e forza espressiva, si avvale di un nuovo materiale: un calcestruzzo con fibre metalliche ad altissime prestazioni. L’ellisse, il cui perimetro esterno è di 328 m, con l’asse maggiore di 129 m e quello minore di 75, deriva dall’assemblaggio di 256 conci prefabbricati: alcuni semplicemente appoggiati, altri parzialmente interrati e utilizzati come muro di sostegno e infine
un centinaio a sbalzo (dunque precompressi). Lo sbalzo di circa 80 m libra l’anello sulle pendici del colle. L’aspetto in sezione è di una C squadrata, con la base che funge da camminamento e la parte superiore a proteggere il visitatore. La lista dei nomi dei caduti, incisi su pannelli in acciaio inox, comporta l’iscrizione a caratteri monumentali dell’equivalente di 25 libri di 200 pagine l’uno, essendo i caratteri per ciascun nome mediamente 18 e dunque in tutto circa 10.500.000 caratteri, stanti 450.000 caratteri su 200 pagine. Per le iscrizioni è stato concepito un carattere tipografico specifico, chiamato «Le Lorette», frutto della collaborazione tra il grafico-tipografo Pierre di Sciullo e lo storico Yves Le Maner. L’illuminazione («La grande veilleuse») è curata da Yann Toma, il quale proietta una luce bianca sulla parte inferiore dell’ellisse, componendo una scena dinamica azionata a distanza. Tre sono invece i colori scelti dal paesaggista David Besson-Girard per le efflorescenze dei campi lungo il declivio: il bianco delle margherite, il blu dei fiordalisi e il rosso dei papaveri, a commemorare rispettivamente i combattenti tedeschi, francesi e inglesi nelle battaglie di Artois e delle Fiandre.

Il memoriale internazionale «Mémoire des hommes» presso il cimitero militare di Notre Dame de Lorette (Nord-Pas-de-Calais, Francia), progettato da Philippe Prost

Il memoriale internazionale «Mémoire des hommes» presso il cimitero militare di Notre Dame de Lorette (Nord-Pas-de-Calais, Francia), progettato da Philippe Prost

Il memoriale internazionale «Mémoire des hommes» presso il cimitero militare di Notre Dame de Lorette (Nord-Pas-de-Calais, Francia), progettato da Philippe Prost

Il memoriale internazionale «Mémoire des hommes» presso il cimitero militare di Notre Dame de Lorette (Nord-Pas-de-Calais, Francia), progettato da Philippe Prost

Autore

  • Laura Ceriolo

    Insegna all'ULB e al Politecnico di Bruxelles, e all'EPFL di Losanna. Si è laureata in architettura a Venezia (IUAV), poi specializzata all'Ecole normale supérieure di Cachan-Parigi. È dottore di ricerca in Storia delle scienze e delle tecniche costruttive, ha frequentato il master in Ponti dell'ENPC di Parigi, sempre sostenuta da solide fondamenta umanistiche, preziosa eredità della formazione liceale classica. Ha insegnato presso le Università di Architettura di Venezia, Losanna, Mendrisio. Per 10 anni è stata redattrice della rivista svizzera "Archi”, e collabora tra gli altri con “Tracés” e “il Corriere del Ticino”. Ha vinto per due anni consecutivi il Premio giovani ricercatori del Murst. A Venezia ha restaurato - primo esempio al mondo - un ponte in ghisa storico con fibre aramidiche (AFRP). I suoi ambiti di ricerca sono, oltre alla meccanica della frattura dei materiali fragili e il restauro con i materiali compositi, la storia dei materiali, dell'ingegneria e delle tecniche costruttive. Ha compartecipato alla 14. Mostra internazionale di architettura di Venezia con l'evento collaterale: „Gotthard Landscape-the unexpected view“. Ha curato mostre di architettura e strutture a Venezia, Torino e Ginevra. È stata direttrice responsabile della Fondazione Wilmotte di Venezia; perito tecnico d'ufficio del Tribunale civile di Venezia; membro attivo di varie associazioni di ingegneria, per l'arte e la storia dell'ingegneria, è autrice di numerose pubblicazioni. Collabora con la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti

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Last modified: 11 Gennaio 2019