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Stefano LentoWritten by: Città e Territorio

La metro di Napoli oltre le archistar

La metro di Napoli oltre le archistar

NAPOLI. È noto come la rete della metropolitana abbia subito di recente alcune sostanziali modifiche in termini di implementazione del servizio con nuove fermate (di cui alcune sono ancora da realizzare) a firma di noti architetti internazionali. Il programma ha previsto una trasformazione su scala urbana innestando nel cuore della città storica manufatti dal valore contemporaneo. L’intero processo, però, non ha riguardato la rimessa in sistema di stazioni ormai obsolete che necessitavano di opere di recupero sia strutturale che formale. Tra queste rientra la fermata di Piscinola sulla Linea 1, importante collegamento tra il centro e la periferia a Nord-Est della città. Inaugurata nei primi anni novanta fu, prima dell’inizio del nuovo millennio, oggetto di lavori di restyling presi in carico dall’architetto Antonio Nanu. Oggi i cantieri sono fermi e l’area transennata rappresenta un evidente ostacolo in termini di percorribilità e di sicurezza per l’utenza. È su questo humus di degrado che ha insistito il progetto di ricerca del giovane architetto Mariano Marmo; in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli sono stati eseguiti lavori di ritinteggiatura “percettiva” per le superfici di chiusura perimetrale e sono stati messi a funzione, con istallazioni e segnaletiche, gli spazi vuoti all’esterno dell’edificio. Si è deciso in sede di progetto di non insistere sugli ambienti costruiti nel desiderio comune di apportare modifiche di carattere temporaneo tali da essere amovibili qualora il cantiere venga un giorno riaperto. Di qui i bassi costi d’intervento, contenuti grazie all’apporto della comunità locale durante la fase di realizzazione. Si è difatti registrato il sostegno della gente e dei bambini del posto, rappresentati rispettivamente dall’istituto scolastico San Gaetano e dalla cooperativa sociale Obiettivo Uomo, nonché dello stesso architetto, che sono scesi in campo per rendere concreto questo processo di rilancio e identificazione sociale. Pitture anamorfiche e arredi urbani sono stati concepiti con discrezione così da evitare una lettura distorta dell’ancora vigente decadimento circostante. Un lavoro che si fa incarnazione del disagio sociale, al fine di richiamare l’attenzione delle istituzioni su siti da troppo tempo al margine di opportuni programmi di rinnovamento.

Autore

  • Stefano Lento

    Nato a Napoli nel 1983, dove si laurea nel 2009 presso la Facoltà di Architettura. In seguito, incentra la sua ricerca sul valore dei contesti, lavorando dal 2009-2011 con gli studi Keller e Pica Ciamarra nell'ambito di concorsi internazionali. Nel 2012 collabora con "Ottagono" e in seguito con altre testate tra cui "Abitare", "Living Corriere della Sera", "Elledecor", "Frame magazine" e "Il Giornale dell'Architettura". Nel 2012 fonda STARTfortalents, piattaforma d'informazione per l'architettura, con l'obiettivo di fare comunicazione in maniera sempre più dinamica ed innovativa attraverso lo sviluppo di contenuti web e social strategy.

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Last modified: 6 Luglio 2015