Attraversando gli Elements dellarchitettura danese, si sfiorano pareti ruvide di corteccia, si cammina sul terriccio di bosco che odora di muschio, infine si entra in una stanza bianca, rarefatta, di pura luce. Tra i documenti esposti nella sala adiacente una storica lettera di Niels Bohr, teorico della fisica quantistica e accademico danese, ad Albert Einstein; foto e schizzi di dettaglio di architetture del paesaggio in cui la realizzazione ossessiva di dettagli minimi modella lo spazio fisico del vivere moderno (tra cui il progetto the City Dune di SLA Architects). Cè molta più possibilità di meraviglia nella scienza naturale che nella tecnologia estrema, quando si ricercano i principi del costruire nordico. Complemento necessario alla razionalità contemporanea è la forza dimenticata di un sentimento estetico della natura, per Stig L. Andersson, architetto paesaggista danese e curatore del padiglione nazionale su incarico del Danish Architecture Center. La riflessione sulleredità architettonica e culturale del secolo scorso è da lui illustrata nei due ambienti espositivi: il primo teorico e poetico, il secondo percettivo e sensoriale. Nel passage centrale di ingresso che li unisce, pareti e soffitto sono interamente rivestiti da pagine a stampa dei principali atti governativi dello stato sociale danese. Dai principi di pianificazione paesistica e tutela ambientale, al programma energetico nazionale; sono queste scelte politiche che, assieme al programma nazionale assistenziale, hanno costituito le fondamenta della cultura e della società danese, dal dopoguerra a oggi.
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