PALERMO. Recuperare un tassello delloriginario assetto normanno, completare il percorso dei «Luoghi del Tesoro» che espone uno dei più importanti tesori ecclesiastici della Sicilia e, al contempo, risanare il monumento dallumidità, causata dalla cattiva manutenzione di pluviali e grondaie che sta minacciando seriamente gli affreschi dellarea presbiteriale, dove lo scorso anno si sono già registrati vari distacchi. Questi gli obiettivi con cui la Soprintendenza di Palermo rimette mano a un vecchio progetto, concepito oltre venti anni fa, per recuperare la fase normanna della Cattedrale, celata nel 1781 dalle profonde modificazioni in chiave barocca operate dallarchitetto fiorentino Ferdinando Fuga. Il progetto era stato ideato dallarchitetto Guido Meli, allora alla Soprintendenza e oggi dirigente del servizio per i Musei e le Biblioteche dellassessorato per i Beni culturali, che affianca come coprogettista e codirettore dei lavori larchitetta Lina Bellanca, dirigente dellUnità operativa Beni architettonici della Soprintendenza. Lintervento di restauro e valorizzazione, per un importo di 700.000 euro, finanziato col Po Fesr 20072013, è iniziato a fine marzo scorso, per concludersi tra un anno. Sincentra sulla zona presbiteriale; quella, appunto, del Tesoro della Cattedrale. Il percorso, che espone ori, argenti, gioielli e paramenti sacri dalletà Normanna al XX secolo, legati strettamente alle figure che ne hanno fatto la storia, con il capolavoro delloreficeria medievale della corona di Costanza dAragona, originariamente era composto da ununica sala, per poi essere riordinato nel 2006, ispirandosi alle soluzioni espositive adoperate dallo stesso Meli in occasione della mostra del 1994 dedicata a Federico e la Sicilia.
Il restauro degli anni novanta si era interrotto al «diaconicon», di cui era stata recuperata loriginaria elevazione, un loggiato con colonne in cui è in gran parte ancora presente lantica cromia verde e rossa, un muqarnas e due monofore sotto il grande oculo. Con il nuovo intervento, adesso, sintende prolungare il percorso di visita, risalendo dalla cripta alla «prothesis», laltro vano simmetrico al «diaconicon», dalla parte opposta. Si ristabilirà, così, lantico «antititolo» della cattedrale, in cui diaconicon e prothesis costituivano un unicum, poi interrotto dagli stravolgimenti tardo settecenteschi. Una volta liberato da soppalchi e tramezzature, anche il vano quadrangolare absidato del diaconicon sarà recuperato nella sua spazialità e si potrà vedere pure il loggiato terminale, come quello riportato già alla luce nel primo restauro che, impropriamente chiamato cleristorio, fa parte invece dei camminamenti di ronda. Lo si trova anche nella cattedrale di Cefalù, come quella palermitana, anche questa «ecclesia munita». Lintervento prevede anche la realizzazione di un accesso dallesterno, così da non intralciare la funzione liturgica, e lapertura di una passeggiata lungo i tetti, a cui salire attraverso le originarie torri scalarie.
In realtà la cattedrale necessiterebbe ormai di un restauro complessivo, per il quale servirebbero, osserva Bellanca, ben 9 milioni. Intanto si sono riusciti a raggranellare anche i 100.000 euro per il restauro della vicina Porta Nuova (1583). Il comando Regione Militare Sud nei mesi scorsi ha, infatti, diffidato la Soprintendenza per non aver provveduto alle opere di consolidamento statico. Nel giugno 2013, su disposizione della Procura, lo storico varco daccesso al Cassaro da tempo pericolante era stato sequestrato, con divieto di attraversamento per le auto.
Palermo, la cattedrale ritorna più «normanna»
