Se nel vicino padiglione greco le vicende della modernità del 900 sono state lette attraverso il tema delle strutture turistiche, nel padiglione romeno (intitolato «Site Under Construction» e curato da Mihai Sima) la chiave di lettura viene data dallimpatto sul territorio del sistema industriale. Il più intenso sviluppo urbano, ma anche il meno controllato, è avvenuto nel periodo comunista dato che è durato quasi mezzo secolo e ha contrassegnato la modernità della Romania come paese. Lo spazio urbano ha sofferto destrutturazioni successive provocate dagli inserimenti industriali massicci, con gravi conseguenze dirette a livello urbanodemografico. Lindustria ha cambiato la centralità della città, ha direzionato e ha modificato limmagine complessiva, la proporzione e specialmente la sagoma urbana sia orizzontale che verticale.
Buio – una black box e dominato da rumori della civiltà industriale, il padiglione è strutturato in tre ambiti, dove vengono proiettate immagini in bianco e nero della costruzione delle fabbriche, del lavoro ossessivo, quasi disperante, al loro interno, dellabbandono delle fabbriche che lasciano poco spazio allimmaginazione. I resti diventano rovine urbane, senza contenuto né utilità. Contrapposta al buio, esiste però la luce: ognuno degli ambiti cela un camino luminoso (che rimanda ai camini di raffreddamento delle industrie) che simboleggia lo spazio dellesperienza personale, pura, senza condizionamenti esterni, spazio della speranza e della liberazione dal presente.
www.siteunderconstruction.ro
Romania: che cosa c’è oltre i relitti delle fabbriche
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