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Written by: Città e Territorio

L’Australia virtuale in 22 progetti (più il nuovo padiglione biennalesco in arrivo)

Opzione virtuale per i contenuti del padiglione australiano (intitolato «Augmented Australia 1914 – 2014» e curato da Rene Van Meeuwen, Craig McCormack, Matt Delroy-Carr, Sophie Giles, Simon Anderson, Philip Goad e Glenn Murcutt) in questa edizione della Biennale, data la sua condizione di cantiere: un nuovo padiglione è infatti in costruzione, su progetto di Denton Corker Marshall (con base a Melbourne e uffici a Londra, Manchester e Jakarta). Il nuovo padiglione, che va a sostituire quello provvisorio progettato da Philip Cox aperto nel 1988, sarà pronto per il 2015: una scatola nera in granito, a sbalzo sopra il sentiero lungo Rio dei Giardini, in parte apribile e modificabile – come un camaleonte – per adattarsi alle esigenze delle esposizioni: chiuso e misterioso, aperto e visivamente accessibile, estroverso e colorito.
La scelta è stata quindi di realizzare una passeggiata virtuale tra 22 progetti non realizzati (11 riferiti al periodo 1914-1988, anno del bicentenario della colonizzazione europea e 11 riferiti agli ultimi 25 anni), più il nuovo padiglione, attraverso un’applicazione per device digitali, localizzandone la ricostruzione virtuale in altrettanti punti di Venezia. Il GPS incorporato negli apparecchi riconosce i luoghi e mette in evidenza le ricostruzioni più vicine all’osservatore. In alternativa, un padiglione temporaneo (una tensostruttura arancione, il colore del deserto australiano) accoglie su espositori metallici le foto dei progetti, sulle quali l’applicazione digitale mette in evidenza modelli tridimensionali, animazione e interviste. Per i meno dotati tecnologicamente, esiste l’opzione brochure o catalogo cartaceo, dai quali comunque si può entrare nell’applicazione concepita per l’esposizione.

Dispiegata anche questa seconda scatola cinese, l’attenzione va focalizzata ai progetti: si va dal progetto della cattedrale per New Norcia di Pier Luigi Nervi e altri (1956-1961) fino alla proposta per il rivestimento tecnologico dei grattacieli degli anni ’60 (LAVA studio, Tower skin): un involucro tessile in grado di ridefinire il microclima, enfatizzare la ventilazione naturale, generare energia grazie a pannelli fotovoltaici, raccogliere acque piovane, migliorare la qualità della luce naturale. Si tratta di un percorso che avvia alla scoperta dell’architettura non costruita del continente australe, al quale bisogna affiancare Wikipediad e internet per raccogliere la mole di informazioni assenti in questo contesto. Nel sito www.architecture.com.au/venicebiennale sono comunque visionabili tutti i video e le animazioni realizzate.

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Last modified: 2 Luglio 2015