GENOVA. Venerdì 30 maggio è stata festeggiata la fine dei restauri della Villa del Principe, lo storico edificio cinquecentesco voluto dall’ammiraglio Andrea Doria, con l’esposizione di un’installazione d’arte contemporanea nello splendido giardino antistante il palazzo, al cui interno è situato il museo che ospita undici arazzi risalenti al Quattro e al Cinquecento, affreschi tra cui quelli realizzati da Perin del Vaga, ritratti e arredi originali. Per l’occasione visitabile gratuitamente, alla collezione si sono aggiunti due busti: quello rappresentante papa Innocenzo X di Alessandro Algardi e quello di papa Gregorio XV di Gian Lorenzo Bernini. Con questo evento, la famiglia Doria Pamphilj proprietaria della Villa ha voluto ribadire la propria volontà: restituire un importante pezzo di storia di Genova che nel tempo ha rischiato di andare perduto e che oggi sembra dimenticato dai cittadini. Infatti, come testimoniato da chi ha seguito le lunghe operazioni di recupero dell’intero complesso, iniziate nel 1995, la difficoltà più grande è reinserire la Villa del Principe all’interno dell’immagine della città e nella memoria dei suoi abitanti.
Questo è solo l’ultimo esempio di una difficoltà che da tempo Genova si trova ad affrontare: rinnovare la propria immagine, insieme all’economia in crisi ormai da trent’anni, da quando la grande industria partecipata e il porto hanno cominciato la loro fase discendente. C’è una strada che in tutto questo tempo sembra non essere mai stata presa in considerazione fino in fondo: quella della rigenerazione urbana fondata sulla cultura, ripartendo cioè dall’enorme patrimonio architettonico e artistico genovese di cui, appunto, la Villa del Principe è parte saliente.
Da un’intervista rilasciata dal sindaco Marco Doria al «Secolo XIX» nello stesso giorno in cui si è festeggiata la fine dei restauri si nota come il dibattito politico cittadino affronti i problemi per temi simbolo (Erzelli, la Gronda, il Terzo valico, il tunnel subportuale, le aree ex Ilva a Cornigliano, ecc.), senza chiarire una possibile visione d’insieme. Eppure basterebbe guardare a una storica concorrente di Genova nel Mediterraneo: Marsiglia. A come la città francese abbia intrapreso un percorso ventennale di rigenerazione urbana basata appunto sulla cultura. Chiudendo la prima fase di questo rinnovamento come Capitale europea della cultura 2013 (cfr. l’inchiesta de «Il Giornale dell’Architettura», n.114, estate 2013), nove anni dopo Genova, che invece da quella esperienza non sembra aver saputo sfruttare a suo tempo la potenziale occasione.
Se il maggior cruccio del sindaco è di non riuscire a lasciare un segno realizzando la sua idea di città (poco chiara a due anni dalla sua elezione) a causa dell’assenza di risorse economiche – condizione troppo spesso utilizzata come scusa – forse potrebbe cominciare a guardare a un altro tipo di risorse, già a disposizione della città. Potrebbe infatti chiedersi se è possibile rinnovare economia e immagine di Genova partendo dall’immenso patrimonio architettonico e artistico. Forse varrebbe la pena avviare una discussione in merito, magari guardando oltre le Alpi e un po’ più a ovest lungo la costa.
Per info sulla Villa del Principe: www.dopart.it/genova/