POZZUOLI (NAPOLI). Il Rione Terra fu il primo nucleo abitativo di questa provincia napoletana che deve la sua rilevanza storica alla vicinanza con il proprio mare. È già dal II secolo a.C. che si registra la presenza d’insediamenti nellarea ma è ascrivibile allepoca romana il periodo di maggior splendore. La costa puteolana venne difatti utilizzata come primo e principale approdo dellimpero finché la dislocazione nella più vicina Ostia non sancì il sostanziale declino del sito. È negli anni sessanta del Novecento che fenomeni di bradisismo comportarono il più inesorabile allontanamento della gente dal Rione. Sono stati proposti piani di recupero solo nellultimo decennio del XX secolo, opera necessaria dato levidente valore dei reperti presenti sul territorio, tra cui uno dei più rilevanti è sicuramente il tempio-duomo. Fatto erigere da un ricco mecenate durante lo splendore dellimpero e in onore di Ottaviano Augusto, poggiava già su una precedente struttura repubblicana del 196 a.C. Nel V secolo il tempio inizia ad assolvere anche funzione cristiana di chiesa fino ad assumere poi, nel Seicento, una marcata impronta barocca. Nel 1964 un incendio devasta irrimediabilmente la copertura lignea ed è solo nel 2004 che si pensa a un concorso pubblico per la rimessa in pristino del complesso.
Lintervento, costato circa 1,5 milioni di fondi statali ed europei, è consistito in uno scrupoloso restauro in cui le partizioni mancanti sono state riprogettate invece di essere riproposte con inopportune ricostruzioni in stile: i lavori sono stati da tempo ultimati, a meno dell’allestimento di un museo lapidario delle opere del duomo, previsto al livello inferiore della cattedrale nonché della casa canonica. Colonne e coperture sono state consolidate o edificate secondo le attuali soluzioni costruttive, mentre per i solai di calpestio si è resa opportuna ladozione di quote differenti: un artificio al quale si è ricorso per distinguere tra loro celle appartenenti a epoche diverse. Il valore di reperto non oscura però la necessaria funzione liturgica della chiesa. Le sedute, poste su un piano inclinato, sembrano quasi proiettarsi verso laltare; il campanile esterno, richiamo visivo di forte impatto per le popolazioni stanziatesi più a valle rispetto al primo insediamento, è stato totalmente riprogettato e articolato in modo da poter ospitare tre delle quattro antiche campane. Gli interni denunciano il trascorrere del tempo. Coesistono tasselli a testimonianza di periodi storici distinti: marmi barocchi ben si accostano alle vetrate perimetrali supportate da ragni in acciaio e sulle quali son state riportate le sagome delle colonne mancanti. Tra storia e contemporaneità, lapparente disfacimento di partizioni volutamente lasciate in stato di rudere è un richiamo evidente a non disperdere i segni dei secoli trascorsi. Architettura e restauro s’incontrano in questo luogo per dar vita a un racconto della nostra civiltà perduta.
I progettisti
Capogruppo: Marco Dezzi Bardeschi
Gruppo di progettazione: Gnosis Architettura (Francesco Buonfantino, Antonio De Martino, Rossella Traversari), Renato De Fusco, Laura Gioeni
Collaboratori: Carla Celestino, Federica De Stefano, Marzia Dezzi Bardeschi, Rossana Pandolfo
Strutture: Giampiero Martuscelli
Impianti: Domenico Trisciuoglio, Fulvio Capuano