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L’architettura argentina da salvaguardare

L’architettura argentina da salvaguardare

Formatosi grazie all’ampio contributo di un’immigrazione europea e multiculturale, il ricco patrimonio architettonico argentino merita di essere salvaguardato;ma come? Secondo Silvana Basile, autrice del libro del libro «Politiche di tutela e conservazione dei beni architettonici nella Repubblica Argentina», pubblicato per i tipi di Maggioli Editore (pp. 202, euro 16), per comprendere il complesso sistema legislativo di tutela dei beni architettonici di questo paese è necessario conoscere il processo di formazione sia delle architetture che delle leggi di protezione, ripercorrendo la storia della creazione del regime di protezione del patrimonio culturale ed evidenziando la stretta interconnessione tra l’organizzazione giuridica e amministrativa e quella più squisitamente politico-culturale. Nei brevi periodi di governo democratico e nelle lunghe dittature militari, la continua alternanza di ideologie discordanti ha fortemente influito sullo sviluppo urbano alterando, se non addirittura danneggiando, il suo tessuto.
Il libro apre ripercorrendo brevemente le tappe salienti della storia nazionale e, in parallelo, la formazione del patrimonio architettonico di Buenos Aires, con uno sguardo all’immigrazione europea, prevalentemente italiana e spagnola, quale fattore fondamentale nella formazione e costruzione delle città, come nell’organizzazione del territorio. L’eterogenea società del paese ha prodotto un’architettura altrettanto eterogenea, dove i più svariati elementi stilistici e progettuali coesistono, senza perdere le loro caratteristiche e la loro identità. E la relativamente breve storia nazionale non ha permesso la formazione di una vera e propria «tradizione architettonica», se si esclude l’eredità dello stile coloniale «spagnoleggiante», che a seguito della rivoluzione per l’indipendenza non è stato comunque preso come esempio. I capitoli offrono una rassegna sul ricco e vastissimo patrimonio architettonico della città, formatosi dopo l’indipendenza (1810) con il prezioso contributo di architetti e ingegneri italiani, francesi, inglesi, spagnoli. Tratta poi gli strumenti di tutela, a livello nazionale e locale, con alcuni riferimenti agli antecedenti nel continente Sudamericano, cercando di evidenziare i problemi istituzionali, socioeconomici, culturali e formativi che influiscono sull’efficacia della legislazione vigente, anche presentando osservazioni sul quadro legislativo e normativo a partire da casi di studio emblematici, proponendo infine alcune riflessioni critiche che suggeriscono alcune linee guida e proposte volte a migliorare l’attuale sistema di tutela dei beni architettonici.

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Last modified: 7 Luglio 2015