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Diletta BracchiniWritten by: Città e Territorio

Il segno di Gehry nella città di Van Gogh

Il segno di Gehry nella città di Van Gogh

ARLES (Francia). Sono state gettate le fondamenta del futuro Centro risorse per l’Arte progettato da Frank Gehry. Il nuovo edificio sarà il fulcro del Luma Arles Campus, un progetto culturale in un sito di circa 8 ettari composto da edifici industriali dismessi, a servizio fino al 1985 delle ferrovie francesi come cantieri di riparazione, cinque dei quali oggi in fase di ristrutturazione da parte dello studio newyorkese Selldorf Architects. Il campus sarà immerso in un parco pubblico progettato dall’architetto belga Bas Smets, il quale lavora in collaborazione con Selldorf e Gehry per dare forma al Parc des Atelier, già presentato alla Biennale di Architettura di Venezia.
Il progetto è stato infatti proposto nel luglio 2008, in occasione del Festival internazionale di fotografia di Arles, da Maja Hoffmann, presidente della Fondazione Luma, collezionista svizzera ed ereditiera dell’impero farmaceutico La Roche, la quale finanzierà il progetto per 100.000 euro. “L’obiettivo è quello di creare un ambiente che permetta ad artisti e pensatori di lavorare liberi da pratiche tradizionali, con strutture dinamiche e istituzioni artistiche”, ha dichiarato la signora Hoffmann. Il Parc des Atelier si propone come centro di innovazione permanente nel campo di arte e design contemporaneo, in una piccola città provenzale culla dell’arte in Europa, sia per il Festival di fotografia famoso in tutto il mondo, sia per la creatività di Van Gogh che ha vissuto qui la sua ultima e luminosa stagione.
Proprio dall’evocazione della Notte stellata di Van Gogh si ergerà il profilo del nuovo edificio di Gehry. Si tratta del secondo tentativo dell’archistar canadese dopo che il disegno iniziale, che comprendeva due torri rivestite in schiuma di alluminio, è stato respinto nella primavera 2011 dalla locale Soprintendenza alle Belle arti, sostenendo che le torri avrebbero ostacolato la vista di una chiesa medievale e minacciato il patrimonio sorgendo sopra un cimitero romano. In un diverso sito, il nuovo impianto è stato approvato l’estate scorsa. Un edificio alto 56 m, dal consueto mix di superfici curve e riflettenti e avvolto da un tamburo circolare di vetro che ricorda l’anfiteatro romano della città provenzale, ospiterà laboratori, studi di artisti e spazi espositivi e dovrebbe vedere la luce entro il 2018.
Nel frattempo, è aperta fino al 26 ottobre la mostra Solaris Chronicles” in uno spazio già utilizzabile del complesso industriale (Atelier de la Mécanique) curata da Liam Gillick, Philippe Parreno e Hans Ulrich Obrist e dedicata ai progetti di Gehry con modelli di grandi dimensioni, in un’esposizione dinamica e coreografica che approfondisce il rapporto fra artisti e architetti. Tra i tanti modelli in mostra, la sala da musica della Walt Disney (Los Angeles), i musei Guggenheim (Bilbao e Abu Dhabi), il Brooklyn Atlantic Yards, il National Art Museum of China, i futuri Facebook Headquarters (Londra e Dublino).

Autore

  • Diletta Bracchini

    Nasce e vive a Faenza, si laurea presso il Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum di Bologna nel 2014 e nello stesso anno consegue l’abilitazione alla professione. Giovane architetto, collabora con studi di architettura e con Wolters Kluwer Italia in qualità di autrice per contributi vari sui portali del network Teknoring.

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Last modified: 7 Luglio 2015