PADOVA. Le mura di una città sono uno dei manufatti che più hanno lasciato il segno nella vita di una città: il confine tra il dentro e il fuori, tra lurbe e la campagna, hanno inciso sia sulla vita delle persone sia sul territorio, marcando nodi e punti di attrazione. Padova approfitta del cinquecentenario dellinizio della costruzione delle sue mura rinascimentali (nel 1513 sotto la guida di Bartolomeo DAlviano, su decisione della Repubblica Serenissima), per inaugurare una grande mostra che ne ripercorre la storia.
Organizzata con il sostegno della Fondazione Cariparo dal Comune di Padova (Assessorato alla Cultura Settore Musei e Biblioteche) e dal Comitato Mura di Padova, che da trentanni lavora con lobiettivo di recuperare, restaurare e riportare allutilizzo cittadino ciò che rimane della grande infrastruttura rinascimentale, la mostra riporta una lunga serie di reperti archeologici (tra cui uno dei pochi leoni di San Marco sopravvissuti al crollo della Repubblica Serenissima), manufatti, armi e strumenti bellici, disegni, incisioni, preziosi volumi e dipinti antichi, nonché ricostruzioni appositamente realizzate (fotopiani, video) che mirano a ricostruire questi cinque secoli di storia cittadina. Sconfitti nel 1509 ad Agnadello (della cui battaglia viene presentato un affascinante modellino), i padovani vengono assediati dalle forze dalla Lega di Cambrai. Per difendere la città, la mura carraresi vengono rapidamente riadattate e rinforzate, ma al termine dei quattro anni di guerra si erano ormai create le condizioni per dare una forma definita al nuovo assetto difensivo. Il progetto di DAlviano struttura in maniera organica mura, torrioni ancora di sezione circolare e che solo in rari casi cominciano a essere poligonali e porte, rettificando i corsi dacqua che circondano la città.
Con un’esposizione costretta da un allestimento prefissato che in alcuni casi forza la disposizione degli oggetti, tra le diverse sezioni di cui si compone, le più accattivanti per un architetto sono probabilmente quelle dove numerose planimetrie di epoca moderna mettono in condizione di poter sovrapporre e confrontare le trasformazioni delledificato urbano sia allinterno delle mura sia nella fascia esterna; quella che in origine era il guasto, lo spazio che doveva rimanere sgombro da costruzioni e impedimenti visuali (per Padova, una fascia di circa un miglio, di cui ancora nellOttocento permanevano in loco le steli che ne delimitavano larea) e che ha provocato, a suo tempo, la demolizione di numerosi monasteri, chiese e lazzaretti. Trasformazioni che hanno profondamente modificato le mura: per la città, a titolo esemplificativo, valga la zona dellospedale civile e dei suoi numerosi padiglioni, realizzati sui bastioni stessi negli anni del dopoguerra.
Paradossalmente le mura cinquecentesche oggi verrebbero definite come unopera inutile: terminate verso la metà del secolo (anche se alcune opere, previste da Bartolomeo dAlviano, non sono mai state portate a termine, come il forte Castelnuovo, allestremità orientale della città), non ebbero più occasione di assolvere al loro compito militare.
Rimane sempre aperto il dibattito sul loro futuro, come patrimonio monumentale cittadino che ancora però non ha ritrovato un suo ruolo preciso. Loccasione del cinquecentenario è un pretesto per porre un punto fermo al bagaglio di conoscenze, del resto mai abbastanza note e scandagliate, dal quale partire per stimolare altre riflessioni e coinvolgere altri interessi, come sottolineano il direttore dei Musei civici Davide Banzato e il presidente del Comitato Mura di Padova, Adriano Verdi. Ma quali sono tali interessi? Forse quelli del favoleggiato Urban Center della città, di cui si parla da una decina danni, che bene potrebbe raccontare tridimensionalmente storia e ipotetico futuro della città, ma di cui al momento non cè traccia tangibile. O come la raccolta di scatti fotografici di Paolo Coltro esposti in mostra, che mette in evidenza dettagli, colori e materiali che restituiscono una visione esterna allimmaginario retrò che possiamo avere delle mura, calate nel contesto della città contemporanea.
Info: www.muradipadova.it
Articoli recenti
- Modello albanese? Problema architettonico 8 Gennaio 2025
- Yoshio Taniguchi (1937-2024) 7 Gennaio 2025
- Quo vadis architetto? Tre architetti e una villa, la E-1027 6 Gennaio 2025
- Da Koolhaas a Morozzo della Rocca, se la teoria è progetto 5 Gennaio 2025
- Ri_visitati. Le Albere a Trento: sogni, treni e appartamenti vuoti 3 Gennaio 2025
- Il mio commiato al Giornale, miracolo che si rinnova settimanalmente 1 Gennaio 2025
- L’archintruso. Calendario 2025 per architetti devoti 19 Dicembre 2024
- 30 racconti per un anno 18 Dicembre 2024
- Inchiesta: Roma e il Giubileo 18 Dicembre 2024
- Brescia: dalla mostra al museo al territorio 18 Dicembre 2024
- Tobia Scarpa, 90 anni e non sentirli 18 Dicembre 2024
- Salvare Milano ma non sfasciare l’Italia 16 Dicembre 2024
- Reinventare il costruito con il riuso adattivo 16 Dicembre 2024
- “Paesaggi aperti”, per dare valore ai territori 16 Dicembre 2024
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Luca Gibello. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Michele Roda, Veronica Rodenigo, Ubaldo Spina.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2024 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata