Pensare agli scavi di Pompei spesso non evoca alla mente lo splendore dellantica colonia romana ma solo le transenne che spesso circondano i reperti a causa di disagi di natura statica. L’1 marzo scorso è la data annoverabile ai più recenti disastri; causa alluvioni persistenti andò difatti in frantumi parte di una delle botteghe sulla via di Nola. La visita del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini fu un chiaro segnale di presenza da parte delle istituzioni, intenzionate ad arrestare questo lento e inesorabile declino. Larea attuale, distribuita su 2 milioni di mc di strutture, 17 mq di intonaci e affreschi e 12 mq di pavimenti, è stata oggetto di studio da parte dei tecnici della Soprintendenza che hanno così individuato gli interventi ai quali dar precedenza nellambito del programma per il Grande progetto Pompei. La Comunità europea ha destinato 105 milioni fissando per il 2015 la data ultima che lItalia ha per impiegare i finanziamenti. Cè però da far fronte alle lungaggini burocratiche dovute all’assegnazione delle gare dappalto che spesso frenano validi propositi di recupero. Attribuito lincarico bisogna spesso attendere i tempi d’istruttoria dovuti ai ricorsi delle ditte perdenti che portano via altro tempo utile. Non bastasse occorre poi monitorare i cantieri, suscettibili agli eccessivi ribassi, attestabili a circa il 50% della soglia prevista, che potrebbero indurre le imprese a un risparmio sulla qualità dei materiali per gonfiare così gli introiti. I dissesti sono dovuti poi non solo al mancato rispetto dei capitolati ma anche allerrata messa in opera; caso emblematico è il cedimento del 2010 alla domus dei Gladiatori, precedentemente messa in sicurezza, che vide le proprie murature sgretolarsi sotto leccessivo peso della soprastante copertura in cemento armato. Non meno sottovalutabile è linfiltrazione da parte di associazioni camorristiche che ha reso necessario il monitoraggio da parte di organi della Dia.
È opportuno fermarsi e riflettere. In questi gironi si è diffusa la notizia sulla riapertura al pubblico di tre tra le principali domus: la dimora del politico Marco Lucrezio Frontone, la casa di Trittolemo e quella di Romolo e Remo. Devono il loro fasto alla portata degli affreschi di cui sono decorate e rappresentano il primo importante traguardo raggiunto dallattuale Governo che si pone di rendere fruibile, prima dell’estate, anche la casa del Poeta tragico. Impossibile però esimersi da un interrogativo. La restituzione ai visitatori di dimore di cotanto pregio riuscirà a tenere accesi i riflettori sullimmenso patrimonio che è lintera area archeologica di Pompei? È speranza comune non vengano altri crolli a ricordarlo.
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