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Stefano LentoWritten by: Progetti

Pompei tra crolli e riaperture

Pompei tra crolli e riaperture

Pensare agli scavi di Pompei spesso non evoca alla mente lo splendore dell’antica colonia romana ma solo le transenne che spesso circondano i reperti a causa di disagi di natura statica. L’1 marzo scorso è la data annoverabile ai più recenti disastri; causa alluvioni persistenti andò difatti in frantumi parte di una delle botteghe sulla via di Nola. La visita del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini fu un chiaro segnale di presenza da parte delle istituzioni, intenzionate ad arrestare questo lento e inesorabile declino. L’area attuale, distribuita su 2 milioni di mc di strutture, 17 mq di intonaci e affreschi e 12 mq di pavimenti, è stata oggetto di studio da parte dei tecnici della Soprintendenza che hanno così individuato gli interventi ai quali dar precedenza nell’ambito del programma per il Grande progetto Pompei. La Comunità europea ha destinato 105 milioni fissando per il 2015 la data ultima che l’Italia ha per impiegare i finanziamenti. C’è però da far fronte alle lungaggini burocratiche dovute all’assegnazione delle gare d’appalto che spesso frenano validi propositi di recupero. Attribuito l’incarico bisogna spesso attendere i tempi d’istruttoria dovuti ai ricorsi delle ditte perdenti che portano via altro tempo utile. Non bastasse occorre poi monitorare i cantieri, suscettibili agli eccessivi ribassi, attestabili a circa il 50% della soglia prevista, che potrebbero indurre le imprese a un risparmio sulla qualità dei materiali per gonfiare così gli introiti. I dissesti sono dovuti poi non solo al mancato rispetto dei capitolati ma anche all’errata messa in opera; caso emblematico è il cedimento del 2010 alla domus dei Gladiatori, precedentemente messa in sicurezza, che vide le proprie murature sgretolarsi sotto l’eccessivo peso della soprastante copertura in cemento armato. Non meno sottovalutabile è l’infiltrazione da parte di associazioni camorristiche che ha reso necessario il monitoraggio da parte di organi della Dia.
È opportuno fermarsi e riflettere. In questi gironi si è diffusa la notizia sulla riapertura al pubblico di tre tra le principali domus: la dimora del politico Marco Lucrezio Frontone, la casa di Trittolemo e quella di Romolo e Remo. Devono il loro fasto alla portata degli affreschi di cui sono decorate e rappresentano il primo importante traguardo raggiunto dall’attuale Governo che si pone di rendere fruibile, prima dell’estate, anche la casa del Poeta tragico. Impossibile però esimersi da un interrogativo. La restituzione ai visitatori di dimore di cotanto pregio riuscirà a tenere accesi i riflettori sull’immenso patrimonio che è l’intera area archeologica di Pompei? È speranza comune non vengano altri crolli a ricordarlo.
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Autore

  • Stefano Lento

    Nato a Napoli nel 1983, dove si laurea nel 2009 presso la Facoltà di Architettura. In seguito, incentra la sua ricerca sul valore dei contesti, lavorando dal 2009-2011 con gli studi Keller e Pica Ciamarra nell'ambito di concorsi internazionali. Nel 2012 collabora con "Ottagono" e in seguito con altre testate tra cui "Abitare", "Living Corriere della Sera", "Elledecor", "Frame magazine" e "Il Giornale dell'Architettura". Nel 2012 fonda STARTfortalents, piattaforma d'informazione per l'architettura, con l'obiettivo di fare comunicazione in maniera sempre più dinamica ed innovativa attraverso lo sviluppo di contenuti web e social strategy.

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Last modified: 7 Luglio 2015