Visit Sponsor

Manuela MartorelliWritten by: Inchieste

In Olanda la battaglia contro l’’acqua non finisce mai

In Olanda la battaglia contro l’’acqua non finisce mai

Rotterdam. Nonostante l’’Olanda abbia fino ad oggi costruito imponenti opere ingegneristiche all’’interno dei due complessi progetti su vasta scala Zuiderzeewerken e il più conosciuto e recente Deltawerken, questa nazione pone sotto i riflettori la necessità di monitorare continuamente il rischio idrogeologico. La famosa barriera Oosterscheldekering sulla costa meridionale del paese all’interno del progetto Deltawerken, all’inizio pensata come diga di sbarramento ma poi convertita in seguito in barriera anti inondazione che permette il naturale passaggio delle acque marine sulla costa evitando il forte processo di desalinizzazione, minaccia alla flora e fauna marina della costa zelandese, venne inaugurata nel 1986 dopo 10 anni di lavori e realizzata in risposta alla forte alluvione del 1953 che provocò attorno alle 1.800 vittime. Lunga 9 kilometri e costata 2,5 miliardi di euro, Oosterscheldekering, insieme alla spettacolare barriera mobile Maeslantkering situata sulla rotta navale prima dell’entrata al porto di Rotterdam e terminata nel 1997, sono sicuramente due delle opere di ingegneria idraulica più spettacolari in Europa.
Nonostante il livello del mare si sia innalzato di 20 centimetri nell’ultimo secolo, le cifre estimate per i prossimi anni fanno pensare a ben più preoccupanti scenari: se nel 2006 l’Istituto Meteorologico Nazionale (Knmi) ha ipotizzato che il livello delle acque marine aumenterà fino a 85 centimetri entro il 2100, nel 2008 la neo istituita Commissione Delta [per Delta s’intende praticamente tutta la costa della nazione, dove s’incrociano e si diramano la Mosa e il Reno; n.d.a.], voluta dal Ministero delle Risorse Idriche (oggi accorpato al ministero dei Lavori pubblici e della Pianificazione) innalza quel valore fino a 1,3 metri con stretto riferimento alle conclusioni stilate dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change dellla World Metherorogical Organization nel discusso Quarto rapporto (AR4) e che tiene conto – forse con un atteggiamento eccessivamente allarmistico – il progressivo scioglimento dei ghiacciai.
Un recente rapporto dell’Agenzia nazionale di Valutazione Ambientale (Pbl) indica come circa il 70% del territorio economicamente rilevante sia concentrato in zone a rischio inondazione fluviale o marina. In questo senso in una situazione di inondazione il danno economico sarebbe incommensurabile. Allo stesso tempo secondo una commissione di finance consulting (Adviescommissie Financiering Waterkeringen) anche nella probabilità che le dighe siano soggette al massimo carico (dunque a quei 1,3 metri previsti) i costi di manutenzione ammonterebbero solo a 45 euro per abitante per anno circa lo 0,15% del Pnl.
Prima ancora però che il documentario di Al Gore, «An Inconvenent Truth» del 2006 – in cui l’Olanda viene mostrata completamente sommersa dal Mare del Nord in pochi secondi – facesse breccia nell’opinione pubblica, e pochi mesi prima che una delle catastrofi naturali più imponenti degli ultimi anni spazzasse via l’intera New Orleans, l’Olanda porta il tema della necessità di un aggiornamento delle misure di difesa contro l’avanzata del mare nella seconda Biennale di Architettura di Rotterdam del 2005 creando un interessante dibattito soprattutto in materia di progetto architettonico: in quell’occasione vengono presentate, fra i tanti progetti, le case galleggianti di Winy Maas resistenti a possibili alluvioni che attualmente sono in via di realizzazione a New Orleans. L’assecondare la natura è anche il concetto base per uno dei più grandi progetti urbani olandesi in materia di produzione residenziale e integrazione paesaggistica: Blauwestad ad est di Groningen. L’idea di ridare al mare inondando un pezzo di territorio usato a scopo agricolo ma non più produttivo e creare una New Town dove un paesaggio di ricreazione dominato dall’acqua funge da salotto urbano per 1500 nuove residenze è sicuramente innovativa. Soprattutto se a curare il progetto urbano è una delle giovani firme più interessanti dei Paesi Bassi come de Zwarte Hond. La crisi economica e una serie di frodi edilizie hanno però determinato il quasi fallimento del progetto.
Quello che si percepisce è però come questo paese ponga le limitazioni del territorio presenti come punto d’inizio delle politiche urbane: sicuramente significativo l’insieme di normative e regolamentazioni che il governo olandese ha prodotto negli ultimi anni in questo settore. Primo fra tutti il Piano Nazionale di gestione delle acque (Het Nationaal Waterplan) stilato per il periodo 2009-2015. Un documento che esplicita le regolamentazioni della Waterwet (legge in materia idrogeologica) e che propone una visione nazionale non solo riguardo al crescente rischio idrogeologico ma anche sulla gestione delle risorse acquifere in toto. Ma è in realtà la nuova Legge Delta in vigore dal 1 gennaio 2012, che riorganizza le risorse già accordate dal Governo, garantendo 1 miliardo di euro come base finanziaria dal 2020, la base forte per le misure di protezione e di ricerca nel territorio più a rischio del paese. Nel 2015 la Commissione Delta a capo dell’operazione dovrà presentare un nuovo allegato che proponga un aggiornamento non solo alle misure di sicurezza in materia di inondazioni ma che soddisfi le nuove esigenze e obiettivi delineati nel Piano Nazionale soprattutto riguardo alla progettazione di nuovi modelli di sviluppo urbano delle zone più densamente popolate in relazione al rischio idrogeologico.
IMG20130312130234532

Autore

  • Manuela Martorelli

    Dopo gli studi in architettura prima al Politecnico di Torino e poi a Rotterdam, ha iniziato un percorso da giornalista freelance con un focus in materia di architettura contemporanea e politiche urbane dei Paesi Bassi collaborando con diverse riveste di architettura e pubblicando con NAi publisher un saggio su OMA e gli anni d’oro dell’architettura olandese. Nel 2010, dopo alcune ricerche indipendenti sulla storia del costume, ha iniziato parallelamente un percorso giornalistico e di creative direction nel mondo della moda prima come corrispondente online per Vogue Italia e in seguito per i-D, Domus, A Shaded View on Fashion. Di recente pubblicazione un testo critico di ricerca sulle influenze dell’arte visiva e delle installazioni di architettura nelle sfilate di moda contemporanea per la rivista indipendente Prestage e due servizi fotografici per L’Officiel Netherlands. È autrice delle recenti guide di architettura e design di Rotterdam per il mensile Living del «Corriere della Sera» e per «Vogue Casa Brasile».

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 422 times, 1 visits today)
Share

Tag



Last modified: 4 Novembre 2015