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Manuela MartorelliWritten by: Reviews

La città al centro della politica e del futuro

La città al centro della politica e del futuro

Rotterdam. Costruire la città come fare politica: formulare un’agenda che metta il progetto urbano al centro. Queste le premesse di Iabr, la 5ª Biennale di Architettura.
Aperta fino al 12 agosto, con un’inaugurazione il 19 aprile presieduta dal ministro uscente delle Infrastrutture e dell’ambiente Melanie Schultz van Haegen, e dal sindaco di Rotterdam Ahmed Aboutaleb, la Biennale dei Paesi Bassi sottolinea come le politiche urbane delle municipalità e la competizione fra esse possano essere considerate un sano processo di governance per una qualunque nazione democratica nella definizione di un paesaggio urbano produttivo.
Curata per la prima volta da un team internazionale composto da Joachim Declerck, Henk Ovink, Asu Askoy (Bilgi University, Istanbul), Kristian Koreman & Elma van Boxel (Zus Rotterdam), Fernando de Mello Franco – Marta Moreira – Milton Braga (Mmbb, San Paolo), la mostra principale «Making City» presenta al Nederland Architecture Institute un vasto numero di progetti urbani provenienti da tutto il mondo messi in moto perlopiù da enti locali, che sviluppano i vari aspetti del «sistema città»: housing, mobilità, ambiente, rivitalizzazione economica attraverso azioni mirate. E anche molto discusse, come il fallimento del lussuoso distretto Zuidas, messo in crisi dalla povertà dei collegamenti e dalla crisi economica, che il ministro Schultz van Haegen propone di rianimare attraverso un nuovo studio mettendo coraggiosamente da parte il masterplan esistente. O ancora l’area di Rotterdam Zuid, a sud della città, che soffre l’isolamento dal centro e la mancanza di una rete di servizi adeguata.
Ma non solo. Propone una rimessa in discussione sia delle politiche urbane in atto in Olanda, attraverso la ricerca di Atelier Making Project (un team di architetti e studiosi costituito dal ministero in compartecipazione con la Biennale), sia in territorio internazionale attraverso, ad esempio, il progetto «Test Site». Avviata già nel gennaio 2010, «Test Site» è forse, al di là di propagande politiche, l’operazione più interessante di questa Biennale, in cui Istanbul, San Paolo e Rotterdam portano avanti tre progetti urbani specifici con la curatela della Biennale nel ruolo attivo di think tank e l’intento di passare il testimone alla prossima edizione. Test site San Paolo, forte di un esperimento simile già attuato durante la precedente Biennale «Open City», opera nel sito di Cabuçu de Cima, un distretto a nord di San Paolo, paradigma di tutte le problematiche che questa megalopoli presenta: la congestione abitativa della favela, il sistema ecologico minacciato della Serra da Cantareira (la più grande foresta pluviale al mondo entro un tessuto urbano) o, ancora, i problemi di gestione dell’approvvigionamento d’acqua. È interessante come i residenti abbiano giocato un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo pezzo di città non più isolato e in grado di sfruttare le ricchezze paesaggistiche circostanti. Ma è il Test Site Rotterdam ad aver riscosso l’entusiasmo del pubblico, con «I make Rotterdam», progetto sperimentale che consiste in un ponte pedonale nell’area centrale di Hofplein ideato dallo studio ZUS come progetto di crowdfunding. In fase di realizzazione e comprato online pezzo per pezzo dagli stessi cittadini, dovrebbe essere terminato a fine Biennale.
Con un ottimo progetto di allestimento da parte degli studenti dell’Accademia di Design Willem de Kooning, la mostra parallela «Smart Cities», seconda edizione di «Parallel Cases» della Biennale precedente, espone i lavori degli studenti di 23 scuole di Architettura (l’Italia è presente con il progetto su Pechino «People Make Smart Cities», della scuola di dottorato dell’Università Iuav di Venezia), attraverso l’enfasi del progetto urbano interdisciplinare, guidato da studi economici, sociologici e sulle nuove tecnologie, o da nuove strategie di comunicazione fra i diversi attori coinvolti nelle trasformazioni urbane, come il simpatico progetto «Urban Dating» della Rmit University di Melbourne. Sono progetti positivi che vedono la città con un’ottica di speranza per la messa in moto di nuove dinamiche e il miglioramento della qualità della vita in una situazione economica mondiale difficile.
La recente crisi di governo in Olanda porta un’ombra sulla Biennale a pochi giorni dall’apertura, ma ci auguriamo che i progetti vengano portati avanti dalla nuova guardia secondo quel senso di sharing forces di cui, al di là di colori politici. questa nazione è sempre stata fiera. www.iabr.nl
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Autore

  • Manuela Martorelli

    Dopo gli studi in architettura prima al Politecnico di Torino e poi a Rotterdam, ha iniziato un percorso da giornalista freelance con un focus in materia di architettura contemporanea e politiche urbane dei Paesi Bassi collaborando con diverse riveste di architettura e pubblicando con NAi publisher un saggio su OMA e gli anni d’oro dell’architettura olandese. Nel 2010, dopo alcune ricerche indipendenti sulla storia del costume, ha iniziato parallelamente un percorso giornalistico e di creative direction nel mondo della moda prima come corrispondente online per Vogue Italia e in seguito per i-D, Domus, A Shaded View on Fashion. Di recente pubblicazione un testo critico di ricerca sulle influenze dell’arte visiva e delle installazioni di architettura nelle sfilate di moda contemporanea per la rivista indipendente Prestage e due servizi fotografici per L’Officiel Netherlands. È autrice delle recenti guide di architettura e design di Rotterdam per il mensile Living del «Corriere della Sera» e per «Vogue Casa Brasile».

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Last modified: 18 Luglio 2015