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Christine DesmoulinsWritten by: Design

Inaugurazione tiepida per la Cité de la Mode et du Design

Inaugurazione tiepida per la Cité de la Mode et du Design

Parigi. Situata lungo la Senna, la figura verde del «serpente marino» degli architetti Jakob + Mac Farlane, con i suoi 15.000 mq di magazzini ristrutturati, attendeva dal 2008 l’apertura della Cité de la Mode et du Design (cfr. «Il Giornale dell’Architettura» n. 68, pag. 27). L’Institut français de la mode, scuola di fama internazionale, è stato l’unico ente a investire, dal 2008, in 2.300 mq, consentendo, di fatto, alla Cité di venire alla luce. Il connubio tra moda e design qui proposto stenta quindi a dare i suoi frutti e l’edificio, dall’aspetto rozzo che ricorda un centro commerciale degli anni settanta, cade già in declino. I lavori di ristrutturazione del musée Galliera, spostato temporaneamente in questa sede con due esposizioni su Cristóbal Balenciaga e Comme des Garçons (messe in scena da Rei Kawakubo), hanno contribuito a velocizzare l’inaugurazione, avvenuta il 13 aprile sotto l’egida del sindaco Bertrand Delanoë e di altre personalità.
Nel programma figurano inoltre sei concept store, tre di moda e tre di design, vari spazi espositivi, una sala da tè, ristoranti e i locali annessi del night club Le Baron e del Social Club. 
Tuttavia, le terrazze, con la loro vista eccezionale sulla Senna, rimangono tristemente deserte, come le città di mare in inverno. Il caffè Praliné è sempre chiuso. La casa-atelier di Stéphane Ashpool, condensato di moda contemporanea, è poco visibile. Chiusa per lavori, la terrazza superiore dedicata alle «notti parigine» apre a giugno insieme al club ristorante Wanderlust e al Moonroof, progettato da Kristian Gavoille e Valérie Garcia. Silvera prova ad attirare il pubblico in 230 mq dedicati all’abbigliamento outdoor. Bleu de Paname, che presenta in chiave rivisitata l’uniforme da lavoro e i savoir-faire alla francese, inaugura senza troppo clamore il proprio pop up store, dove rimarrà per sei mesi per poi lasciare spazio agli altri marchi che si avvicenderanno. Con maggior entusiasmo viene presentata la selezione di design inedito di «Magasin M3» che annuncia quattro esposizioni-vendita annuali dedicate ai temi del design, il tutto sotto la direzione artistica di Chantal Hamaide, direttrice di «Intramuros», e dell’architetto e scenografo Philippe Boisselier. In linea con questo spirito di divulgazione e sostegno alla commercializzazione avviato da Paul Silvera e Laurent Denize d’Estrée, «Magasin M1» presenterà le collezioni di giovani editori francesi e internazionali.
Rallentata da quattro anni di disavventure programmatiche e architettoniche, dagli affitti proibitivi e da tre cambi di operatore, la Cité ha avuto difficoltà ad attirare progetti permanenti. Forse la ristrutturazione della stazione d’Austerlitz con la giunzione, presto operativa, tra il quartiere di Seine Rive Gauche e il quartiere latino, potrebbe rinforzare l’attrattiva di un progetto lanciato troppo presto, nel 2006 (quando si decise di riabilitare i magazzini generali eretti nel 1907 da Georges Morin Goustiaux per il Porto autonomo di Parigi). Vincitrice di un bando architettonico, finanziario e programmatico, la Caisse des Dépôts dispone di un contratto di locazione trentennale per l’organizzazione della Cité, con l’appoggio di Lyne Cohen Solal, vicesindaco e incaricata per il settore del commercio e dell’artigianato. Divenuta presto impaziente, nel 2011, quest’ultima ha affidato il piano di rinnovamento a Clipperton Développement e a Cyril Aiouzerate, co-ideatore creativo dell’hotel Mama Shelter, cosa che fa ben sperare.
Tuttavia, al lato pratico, se si escludono alcune «risonanze», non è previsto nessun luogo di formazione al design e non si preannuncia nemmeno alcuna collaborazione con il Musée des Arts décoratifs o con la Cité du design di Saint-Etienne. Quanto alla nascita di un Centro nazionale del design, recentemente annunciata da Eric Besson, ministro dell’Industria, non si conosce quale sarà il suo destino dopo le elezioni. Definita un «inno a Parigi», la Cité saprà davvero diventare un angolo di paradiso per i creatori francesi e internazionali oltre a un popolare polo di animazione culturale per i parigini?
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Autore

  • Christine Desmoulins

    Giornalista e critica di architectura francese, collabora con diverse riviste ed è autrice di numerose opere tematiche o monografiche presso diverse case editrici. E’ anche curatrice di mostre: in particolare «Scénographies d’architectes» (Pavillon de l’Arsenal, Parigi 2006), «Bernard Zehrfuss, la poétique de la structure» (Cité de l’Architecture, Parigi 2014), «Bernard Zehrfuss, la spirale du temps» (Musée gallo romano di Lione, 2014-2015) e «Versailles, Patrimoine et Création» (Biennale dell'architettura e del paesaggio, 2019). Tra le sue pubblicazioni recenti: «Un cap moderne: Eileen Gray, Le Corbusier, architectes en bord de mer» (con François Delebecque, Les Grandes Personnes et Editions du Patrimoine, 2022)

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Last modified: 18 Luglio 2015