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Written by: Città e Territorio

L’Europa è un reticolo di strade storiche

L’Europa è un reticolo  di strade storiche

Il binomio strada/architettura è da sempre un segno forte per l’identità dei territori. Le strade storiche rappresentano una risorsa importante per riscoprire gli intrecci che legano le comunità locali, i percorsi culturali e il patrimonio edificato. È in questa direzione che il Consiglio d’Europa promuove un progetto di valorizzazione degli itinerari storici, il «Cultural Routes of the Council of Europe» (www.coe.int/t/dg4/cultureheritage/culture/routes), con l’intento di aumentare la fruibilità dei percorsi, riservando un’attenzione privilegiata a quelli transfrontalieri. Nell’Europa governata da banche e finanza è difficile riconoscere una vera politica comunitaria della cultura: per questo sono preziosi i progetti che tentano di costruire dei rapporti stabili con i territori e le loro identità. Nella medesima direzione opera l’European Institut of Cultural Routes (www.culture-routes.lu), che ha il compito di promuovere gli itinerari approvati dall’Unione, e lo scorso aprile è stato varato il progetto «Per viam, Pilgrim’s Routes in Action», con l’intento di sviluppare il coordinamento tra le reti di strade storiche.
I modelli alla base di queste iniziative sono rappresentati dalle grandi vie medievali di pellegrinaggio: il cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena, che da Canterbury conduceva a Roma. Oggi sappiamo che queste arterie transeuropee non erano tracciati unici, ma fasci di percorsi che s’intrecciavano lungo direttrici variabili. Di fatto sono proprio l’instabilità e la mobilità degli itinerari che consentono una valorizzazione su ampia scala di questi sistemi di strade. Si moltiplicano così le iniziative che intendono collegarsi alla rete delle cultural routes: tra tutte, un notevole dinamismo e capacità di fundraising ha dimostrato l’Associazione europea delle vie francigene (declinata appunto al plurale), con sede in Italia, a Fidenza, che attualmente coordina il progetto «Per viam» (www.viafrancigena.eu).
Il sistema delle cultural routes richiama quello della World Heritage List dell’Unesco: ogni anno vengono proposte al Consiglio d’Europa le nuove candidature, vagliate da un’apposita commissione e accettate se giudicate in possesso dei requisiti necessari. L’ammissione implica un sostegno economico e una maggiore visibilità dell’itinerario, con ricadute sul turismo di qualità. Attualmente fanno parte della lista 29 itinerari, ma il numero è destinato ad aumentare e, ovviamente, saranno premiati i territori che dimostreranno una maggiore progettualità culturale.
Un ruolo importante nella definizione dei percorsi spetta ovviamente all’architettura: gli edifici posti lungo le strade, i borghi attraversati, gli spazi di accoglienza, le emergenze monumentali, contribuiscono a definire la qualità delle strade e la percezione del paesaggio. Nella lista non potevano mancare così le grandi reti monastiche del Medioevo, con l’itinerario dedicato alle abbazie cistercensi (www.cister.net) e quello centrato sul monastero di Cluny in Borgogna (www.sitesclunisiens.org).
Le sinagoghe sono invece protagoniste dell’European Route of Jewish Heritage (www.jewisheritage.org), un tracciato che include i siti archeologici, gli archivi, i memoriali dell’olocausto, i quartieri ebraici conservati nei centri urbani. Anche l’architettura contemporanea è entrata di recente nella lista, con l’European Route of Historical Thermal Towns (www.ehtta.eu), che valorizza i centri termali realizzati nell’Ottocento, con l’intento di favorire il recupero delle strutture e lo sviluppo di un turismo più attento al patrimonio della modernità. Gli architetti dovrebbero rafforzare la loro capacità propositiva per il Consiglio d’Europa: perché non pensare a un itinerario dedicato alle città del Liberty, o al recupero dei distretti industriali dismessi?

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Last modified: 18 Luglio 2015