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Written by: Professione e Formazione

Il punto su riforma del lavoro, partite Iva e professioni tecniche

Mentre questo Giornale va in stampa, la complessa partita della riforma del mercato del lavoro è in corso. Il Consiglio dei ministri ha licenziato un disegno di legge che sta sottoponendo all’attenzione del Parlamento per l’approvazione. Nulla è certo, ma è doveroso cercare di fare almeno un riassunto, in termini cronologici, di quanto finora successo, in attesa di rendere conto della sua versione finale che potrebbe avere ricadute molto pesanti sul mondo professionale.
23 marzo. Il Consiglio dei ministri approva le Linee guida per la riforma del mercato del lavoro stabilendo, per tutti i possessori di partita Iva e i loro committenti, il rispetto di rigidi paletti per «evitare utilizzi impropri in sostituzione di contratti di lavoro subordinato»: la collaborazione non è considerata genuinamente autonoma tutte le volte che dura complessivamente più di sei mesi in un anno, il collaboratore vi ricava più del 75% dei suoi corrispettivi e comporta la fruizione di una postazione di lavoro presso la sede del committente. L’onere della prova viene lasciato al committente.
25 marzo. Il «Corriere della Sera», attraverso Dario di Vico, puntualizza alcuni dei problemi, reali, delle partite Iva, universo eterogeneo che comprende professionisti (tra cui gli architetti), commercianti, artigiani ma anche giovani in cerca di occupazione. Secondo Di Vico la situazione è duale e troppo semplificata, letta tra i soli estremi-modello di imprese e dipendenti. Ma «accanto a molte finte partite Iva esistono persone che hanno scelto coscientemente il lavoro autonomo» e possono essere «mono-committenti perché impegnate su un progetto di ampio respiro». Questo dualismo porta con sé l’ulteriore problema della mancanza totale di rappresentanza: «è possibile che parlino a nome delle partite Iva i sindacalisti confederali che leggono i mutamenti della società sempre in chiave di lavoro dipendente e quindi di allargamento del loro mercato della rappresentanza?». E ancora: «Questa tipologia di lavoro autonomo qualificato viene incontro alle esigenze di flessibilità e di specializzazione delle imprese […] e proprio per questo dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto e non, come accade ora, gravato da un pesante regime fiscale e contributivo a cui non corrisponde alcuna (significativa) tutela».
27 marzo. Leopoldo Freyrie, presidente Cnappc, scrive una lettera al Governo. Il Consiglio nazionale è contrario al progetto di riforma perché ritiene che la sua applicazione comporterebbe un aumento di disoccupazione e marginalizzazione dal mercato. In più «l’obbligo di assunzione in strutture che hanno volumi di affari assai ridotte (uno studio di architettura con tre addetti ha un volume d’affari medio di 120.000 euro)» avrebbe conseguenze, tra cui l’ulteriore contrazione delle strutture e la diminuzione dei contributi Inarcassa, che si ripercuoterebbero anche sul settore pubblico, che spesso stipula contratti di collaborazione non potendosi permettere di mantenere una struttura stabile. Comprendendo il fine della norma (la protezione degli iscritti da parte di abusi di colleghi scorretti), avanza due soluzioni: garantire, nei codici deontologici, il rispetto di regole etiche e tipizzazioni contrattuali tra titolari e collaboratori, se iscritti agli Albi (garante è la futura terzietà dei Collegi disciplinari) e semplificare e rendere più economiche le forme di associazione professionale per consentire un più agile riconoscimento del contributo dei collaboratori.
30 marzo. «Iva sei partita», insieme ad «Amate l’architettura», risponde al Cnappc, che «sembra non conoscere la realtà italiana: esistono migliaia di giovani professionisti che vengono sfruttati da studi medio-grandi e da società di ingegneria che li obbligano a comportarsi da dipendenti, tenendoli però a partita Iva con stipendi da fame». Esprimendo dubbi sulle due soluzioni proposte dal Cnappc (soprattutto la prima perché, rimandando la soluzione del problema al futuro e ai Collegi disciplinari, ammetterebbe l’incapacità degli Ordini attuali di svolgere il proprio compito), afferma come sia «necessario riequilibrare il mercato della progettazione: se oggi nelle gare pubbliche ci sono professionisti che fanno sconti dell’80% è anche perché possono contare su una moltitudine di giovani colleghi che vengono sottopagati e costretti a lavorare a partita Iva».
4-5 aprile. Il ministro Elsa Fornero presenta il ddl. Nel testo, il rapporto di collaborazione coordinata e continuativa si instaura al verificarsi di almeno due delle tre condizioni iniziali. La legge troverebbe applicazione per tutte le collaborazioni nate dopo la sua entrata in vigore, mentre per quelle in essere l’adeguamento dovrebbe avvenire entro 12 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento. Il Cnappc rinnova la sua contrarietà.

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Last modified: 9 Luglio 2015