torino. Il 30 marzo lOrdine degli Architetti di Torino, in collaborazione con gli Ordini di Roma e Firenze, ha organizzato un incontro che, nonostante il (troppo) poco tempo a disposizione, ha avuto il pregio dintervenire su un tema importante, la riforma degli Ordini professionali, impostando un utile confronto con lestero (attraverso Bernard Mauplot, presidente dellOrdre des Architctes en Île-de-France, Antoni Casamor i Maldonado, presidente della Demarcació di Barcellona del Collegi dArquitectes de Catalunya, Joachim Jobi, Bundesarchitektenkammer e capo dellEU-Liason Office e litaliana, ma da molti anni londinese, Paola Boffo, Riba London Council Chair) che suggerisce alcune delle tematiche su cui ragionare, tra cui ruolo delle fondazioni, legge sullarchitettura, tariffe minime per le prestazioni, accorpamento degli attuali organismi e funzione di validazione dei progetti, e ragionando su proposte possibili per il processo che deve concludersi il 13 agosto.
Accanto a quella, di più generale riforma degli ordinamenti, elaborata dallIstituto Bruno Leoni (per ogni categoria professionale presenza di molteplici associazioni accreditate e obbligatorie, in concorrenza fra loro, con modalità di accesso, regole, costi e programmi propri da cui derivano livelli di qualità diversi), gli Ordini di Torino e Firenze hanno elaborato le proprie proposte, che prevedono entrambe lo svincolamento dallorbita del ministero di Giustizia.
Il primo è contenuto nel documento «Per un radicale rinnovamento degli Ordini (degli architetti)» (su www.to.archiworld.it) e, considerando gli architetti allinterno di una specifica riforma delle professioni tecniche, parla di organismi a base regionale con iscrizione obbligatoria anche svincolata dal domicilio, deputati alla conservazione del registro degli iscritti, che prevedono formazione continua obbligatoria con programma elaborato localmente con Università ed enti preposti alla promozione delle attività economiche. Tutto con finalità doppia: garanzia della qualità delle prestazioni degli iscritti e potenziamento di un Albo che, con maggiore trasparenza, diventa un registro con profili e specializzazioni consultabile liberamente. La nuova struttura implica un ridotto ruolo del Consiglio nazionale, a cui rimarrebbero funzioni «alleggerite» di coordinamento e armonizzazione delle procedure, indirizzo e sussidiarietà.
Elaborato dalla Commissione professione del Consiglio e già presentato nel capoluogo toscano il 28 marzo dopo avere consultato gli iscritti con un sondaggio, Firenze vede il futuro degli Ordini impostato su tre punti (lintero testo è consultabile su www.ordinearchitetti.fi.it): la definizione di una legge quadro nazionale per le professioni tecniche che definisca le competenze; la creazione di unauthority regionale unica per laerea tecnica con compiti di tutela, vigilanza e controllo della professione a cui demandare la deontologia, lalbo e laccreditamento formativo; la costituzione distituti a livello locale per la promozione, la rappresentanza degli iscritti e la validazione dei progetti.
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