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Written by: Città e Territorio

Koolhaas non ha capito Fra Giocondo

venezia. Il progetto di Rem Koolhaas per il Fondaco dei tedeschi di Venezia è al centro di una polemica scoppiata dopo che il Comune e il gruppo Benetton, proprietario dell’immobile, hanno firmato un accordo per avviare i lavori. Nella polemica, sottolineata da Salvatore Settis, si sono evidenziate le anomalie nell’iter d’approvazione dell’intervento, ma si è in parte tralasciato di analizzare il progetto architettonico redatto da Koolhaas, anche perché la committenza, temendo un confronto pubblico, ha imposto che non venisse pubblicata alcuna immagine del progetto definitivo.
Il Fondaco dei tedeschi è un palazzo molto importante affacciato sul Canal Grande a pochi metri dal Ponte di Rialto. Il Fondaco è stato progettato nel 1505 da Fra Giocondo che, sebbene oggi sia poco noto al grande pubblico, fu uno dei più importanti architetti del Rinascimento e un degno collega di Bramante e Leonardo. Per capire quanto fu stimato basti pensare che Bramante, dovendo scegliere chi chiamare a continuare la fabbrica di San Pietro dopo la sua morte, ha voluto proprio Fra Giocondo, comprendendo che il suo pupillo Raffaello non sarebbe stato in grado di svolgere un simile compito da solo.
Il Fondaco s’inserisce in quello che forse è il progetto più ambizioso di Fra Giocondo: la ristrutturazione della principale strada commerciale di Venezia, le «mercerie» che collegano il mercato di Rialto e Piazza San Marco; un progetto urbano che da allora non ha smesso di generare profitti. Fra Giocondo prevede di ampliare il mercato di Rialto con una grande piazza circondata da portici e di ricostruire in pietra il Ponte: due idee che furono realizzate solo dopo la sua morte. Egli riesce però ad avviare il progetto, rettifica le «mercerie» e colloca lungo l’asse il Fondaco dei tedeschi e la chiesa di San Salvatore, due oggetti autonomi che si stagliano con cristallina razionalità all’interno del panorama pittoresco di Venezia. Di fatto Fra Giocondo con questo grande progetto urbano pone le basi affinché possano approdare il laguna le architetture di Sansovino, Palladio e Scamozzi; pone cioè le basi affinché l’intera città nei decenni successivi possa assumere quella nuova veste che ne farà la fama.
Koolhaas non sembra riconoscere la razionalità dell’edificio di Fra Giocondo, e difatti nella sua relazione si scorda perfino di nominarlo: inserisce delle scale mobili diagonali all’interno di una corte che fu rivoluzionaria proprio perché perfettamente quadrata; preferisce introdurre due nuovi accessi agli angoli dell’edificio invece di riattivare quell’ordine che a partire dagli ingressi assiali voluti da Fra Giocondo è stato in grado d’irradiarsi sulle strade circostanti; demolisce molti muri interni per ottenere spazi commerciali più simili a quelli presenti in altre città; praticamente sopraeleva di un piano l’edificio realizzando nuovi spazi nel sottotetto e una stanza al di sopra dell’esistente lucernaio vetrato; infine cerca in tutti i modi di aprire una terrazza affacciata sul Canal Grande.
Il progetto del Fondaco si può paragonare con un altro edificio che Koolhaas ha «restaurato», la mensa del campus universitario dell’Illinois Institute of Technology progettata da Mies van der Rohe a Chicago. In quel caso Koolhaas aveva compreso perfettamente il valore dell’edificio e il limite entro il quale gli era consentito modificarlo al fine di riattivarne la funzionalità. Se però al posto della mensa ci fosse stata la Crown Hall, il più importante edificio realizzato da Mies nel campus, è probabile che egli si sarebbe limitato a sostituire gl’infissi arrugginiti. Allo stesso modo se gli avessero chiesto di restaurare il Ponte di Rialto forse, riconoscendone il valore, si sarebbe limitato a disegnare nuovi infissi per le botteghe. Invece, nel caso del Fondaco dei tedeschi, Koolhaas non sembra in grado di capire l’edificio su cui interviene, e questo è ancora più strano visto che l’edificio di Fra Giocondo è già di per sé un grande centro commerciale. Con un po’ di umiltà e con qualche rinuncia esso sarebbe stato già perfettamente adatto agli usi moderni: gli ampi ballatoi distribuiscono a ogni piano gli spazi perimetrali in modo simile a quanto accade nelle gallerie dei centri commerciali odierni; inoltre, se il committente fosse stato illuminato, sarebbe bastato rimuovere il lucernaio per riattivare la magia di uno spazio aperto perfettamente razionale all’interno della più irregolare delle città.

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Last modified: 9 Luglio 2015