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Silvia MazzaWritten by: Inchieste

Fra poco, la Martorana, San Giuseppe dei Teatini e Villa Palagonia

Fra poco, la Martorana, San Giuseppe dei Teatini e Villa Palagonia

Nel cuore del centro storico palermitano, il restauro della Martorana è senz’altro il più importante intervento conservativo in atto nel capoluogo, iniziato nell’agosto 2010, doveva concludersi il 4 agosto scorso, ma la consegna dei lavori è slittata, per una perizia di variante suppletiva, al 12 novembre. Immenso il valore architettonico e del patrimonio storico-artistico del monumento, con un nucleo normanno che ha subito a partire dall’ultimo scorcio del XVI sec. trasformazioni e aggiunte, e con mosaici, opera di maestranze bizantine, insieme a quelli della cappella Palatina il più antico ciclo musivo della Sicilia. Complessi i lavori estesi all’intero organismo: al patrimonio musivo, lapideo (decorazioni a marmi mischi e tra mischi), ligneo e pittorico (dipinti su tavola, affreschi nei due «corpi nuovi» del sottocoro e Coro tardo cinquecenteschi e Cappellone seicentesco, realizzati nel Settecento dal fiammingo Guglielmo Borremans e i palermitani Antonio Grano e Olivio Sozzi), oltre che alla struttura architettonica (prospetti normanni e barocco, Campanile, ecc.). Il monumento versava in condizioni di rilevante degrado, causato all’esterno da smog, ma anche da reintegrazioni improprie con malta di cemento, e all’interno dall’umidità: dopo i restauri filologici di Giuseppe Patricolo nel tardo Ottocento, prima di quest’ultimo, solo saltuari lavori di manutenzione tra il 1904 e il 1968. «Un’attenta e copiosa campagna di indagini diagnostiche, condotte dal laboratorio Palladio, ha permesso», precisa l’architetto Gaetano Corselli d’Ondes, assistente del direttore dei lavori Giovanni Di Fisco, di meglio accertare le cause del degrado e calibrare le operazioni per scongiurare incompatibilità con i materiali esistenti; indagini ripetute a lavorazioni compiute per la verifica della bontà delle operazioni condotte». L’ intervento, appaltato dal Comune di Palermo (2,1 milioni di euro, finanziati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri) ed eseguito dall’impresa Lares di Venezia, è stato particolarmente impegnativo nel coro, sia per il consolidamento della pseudo volta («incannucciata») ancorata, tramite una serie di tirantini dotati di molle di compensazione per evitare di irrigidire l’intera struttura in caso di sisma, a una nuova struttura lignea supplementare, sia per far riaderire, mediante una speciale malta appositamente formulata, lo strato di intonaco estremamente spesso, steso nel Settecento su quello del Cinquecento, e fortemente interessato dalla presenza di sali.
Nel mese settembre si chiudono, invece, gli altri due cantieri aperti circa un anno fa. Per San Giuseppe dei Teatini, uno degli emblemi del barocco palermitano, nel centralissimo incrocio dei Quattro Canti, di cui costituisce una delle facciate, si è trattato di un intervento localizzato (importo lavori 378.000 euro, fondi otto per mille), per risanare il monumento dal degrado causato da umidità per mal funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche. Limitato, infatti, a porzioni di tempere sulla volta della navata centrale (un rifacimento successivo al bombardamento del 1943), con stucchi a rilievo e dorati, alla pavimentazione e cupolini delle cappelle delle navate laterali, e agli affreschi e stucchi nell’abside: «L’intervento andrebbe piuttosto esteso», auspica Corselli d’Ondes, «a tutta la decorazione della chiesa, dove l’ultimo restauro risale al 1958, salvo la sistemazione di grondaie e tetto negli anni ‘80». Un patrimonio decorativo di straordinario pregio: «le sculture in stucco», spiega in particolare, «sono gigantesche, cosa che non si apprezza dal livello del pavimento, a 20 metri, e sono di una perfezione strabiliante, mentre solitamente quelle poste a molta distanza non erano così curate nei dettagli». Si attende, inoltre, da decenni l’anastilosi del rivestimento in marmi mischi policromi dismesso da due cappelle, interdette al pubblico, e lì accantonato.
Infine Villa Palagonia (XVII sec.), tra le più antiche della Piana dei Colli. Il restauro, finanziato, con 180.000 euro dal Ministero di Grazia e Giustizia, che nel 1933 ne divenne proprietario, convertendola a sede del Centro di Rieducazione Minorile del distretto di Palermo, ha risanato dal degrado, causato da umidità e integrazioni con malte cementizie, lo scalone d’onore in marmo rosso di Castellammare, il vestibolo e la cappella della villa, oggi Sala Baviera, adibita a sala delle Udienze, con decorazione a tempera di Vito D’Anna e Gaspere Fumagalli, tra i più rinomati artisti del tempo: insieme ai saloni con gli affreschi settecenteschi, tutto ciò che resta all’interno degli antichi splendori.
Tutti i progetti portano la firma della palermitana Mediterranea Engineering, società di ingegneria e consulenza tecnico-economica, di cui è direttore tecnico l’architetto Giovanni Di Fisco. Negli ultimi anni la società è anche parte attiva nella formazione della «scuola» di restauro palermitana, con attività di tutoraggio presso il Centro regionale per la progettazione e il restauro (Crpr), con compiti analoghi a quelli svolti sul territorio nazionale dall’Iscr di Roma, e presso cui dal 2003 è attivo, in convenzione con l’Università di Palermo, il Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, uno dei pochissimi in Italia, in tutto sette.



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Autore

  • Silvia Mazza

    Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Dal 2019 collabora col MART di Rovereto e dallo stesso anno ha iniziato a scrivere per il quotidiano “La Sicilia”. Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale. Ha collaborato con il Centro regionale per la progettazione e il restauro di Palermo al progetto europeo “Noè” (Carta tematica di rischio vulcanico della Regione Sicilia) e alla “Carta del rischio del patrimonio culturale”. Autrice di saggi, in particolare, sull’arte e l’architettura medievale, e sulla scultura dal Rinascimento al Barocco, ha partecipato a convegni su temi d’arte, sul recupero e la ridestinazione del patrimonio architettonico-urbanistico e ideato conferenze e dibattiti, organizzati con Legambiente e Italia Nostra, sulle criticità dei beni culturali “a statuto speciale”, di cui è profonda conoscitrice.

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Last modified: 18 Luglio 2015