Il concorso aperto promosso da Architecture for Humanity ha registrato una partecipazione da record: 510 partecipanti da 74 paesi. La cosa non stupisce più di tanto, giacché il tema è di unattualità rara: reimmaginare spazi militari abbandonati o in via di dismissione. La missione dichiarata della Ong fondata nel 1999 da Cameron Sinclair è «progettare un futuro più sostenibile per luoghi con situazioni sociali e umanitarie critiche». Il brief, quindi, chiedeva anche che le proposte fossero sviluppate dagli architetti in collaborazione con associazioni locali, per garantire uneffettiva realizzabilità. La qualità dei progetti consegnati pare abbia creato qualche difficoltà allestesa giuria di 33 professionisti dalle diverse discipline, tra i quali lattrice Patricia Arquette, lex bambino soldato e scrittore Ishmael Beah, gli urban designer Pedro Buraglia e David Fletcher, gli architetti Bahram Shirdel, Tom Kundig e il Renzo Piano Building Workshop.
I cinque criteri di valutazione (impatto sulla comunità, appropriatezza al contesto, impronta ecologica, fattibilità economica e qualità progettuale) hanno assegnato il Challenge Award a Oco (Ocean & Coastline Observatory), una proposta portoghese per il riuso delle batterie difensive Trafaria, presso Lisbona. Il Founders Award è stato assegnato a Paicho Huts (Uganda, disegno a sinistra in alto), che trasforma un campo profughi in un centro per la comunità rurale. I vincitori del concorso, in altrettante categorie, sono: «Plug-in Hebron» di Ferrato-Lewicki-Scott (Building Sumud Project, disegno a sinistra in basso) larchitettura come mezzo di rioccupazione civile di spazi militari a Hebron (Palestina); «Humboldthian Food Cooperative» di Emi Bryan, una torre antiaerea berlinese che diventa orto urbano; «Alter your Native Belfast//Alternative Belfast» di Mick Scott, dove il Muro è occasione di rigenerazione urbana; «Magazine Hill: a weathered continuum» di Cliff Gouws, progetto comunitario per il riuso di magazzini per le munizioni a Pretoria. I progetti vincitori sono esposti a Palazzo Bembo, in occasione della Biennale di Venezia, di cui fanno parte dellevento collaterale «Future Steps».
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