Milano. Cè il nuovo skyline a dire a tutti i milanesi che qualcosa, nella loro città, è profondamente cambiato. Non svettano più soltanto il Duomo, la Velasca e il Pirelli. Ora, a ergersi sopra il livello della struttura urbana otto e novecentesca, ci sono nuove presenze: piccoli e grandi edifici (in tutto 25, distribuiti su unarea di oltre 300.000 mq e firmati da un «sontuoso» team di progettisti, italiani e internazionali), alcuni grattacieli, nuove superfici per oltre 200.000 mq (quasi la metà sono uffici, circa il 30% residenze, il resto diviso tra commerciale, espositivo e alberghiero).
Quello che fin dagli anni cinquanta doveva essere il Centro direzionale di Milano ha cambiato nome (tutta loperazione, iniziata nel 2007 da Hines Italia, va sotto il brand Porta Nuova) e alla vigilia delle prime inaugurazioni è un enorme cantiere che occupa circa 2.000 operai e che vale qualcosa come 2 miliardi dinvestimenti, circa il 10% del settore delle costruzioni lombarde. Un intervento complesso che sembra resistere (con alcuni aggiustamenti al programma funzionale tra cui la cancellazione, che pare definitiva, della Città della moda, o lo stand-by del centro espositivo Fashion and Design firmato Nicholas Grimshaw) alla profonda crisi degli ultimi anni: tra le scelte decisive quella di Unicredit di trasferire negli edifici progettati da Cesar Pelli di fronte alla stazione di Garibaldi il suo quartier generale da 4.000 dipendenti, ma anche dati di vendita del residenziale (con valori che sfiorano i 10.000 euro al mq) che si aggirano intorno al 60%.
Ma appare ancora forte la distanza con il resto della città. Un salto di scala (evidente soprattutto sul lato sud, verso corso Como) che soltanto gli interventi infrastrutturali di collegamento (previste tre passerelle pedonali) potrebbero contribuire a risolvere, come ha sottolineato recentemente lassessore comunale allUrbanistica Ada Lucia De Cesaris: «Si tratta di un progetto di grande impatto che ha ancora bisogno di trovare una linea di comunicazione con il quartiere circostante». Di «costellazione di torri che ci riportano, talune a certo immaginario statunitense anni ottanta, alcune invece al futuro più raffinato» parla anche Maria Vittoria Capitanucci, autrice del recente Milano. Le nuove architetture (Skira).
I dubbi di critici e osservatori si soffermano su un punto: la paura che lintervento, che ha già cambiato radicalmente il paesaggio, non porti effetti positivi sulle dinamiche urbane. Nel settore nord-ovest, larea è centrale come nodo strategico della mobilità: 2 stazioni ferroviarie a poca distanza, 4 linee metropolitane, 1 del passante, 2 assi portanti della viabilità su gomma come via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione. Non aiuta in questo senso il mancato avvio della realizzazione dei giardini da 90.000 mq progettati da Petra Blaisse, slittata per problematiche di bonifica del terreno (per lapertura bisognerà aspettare almeno il 2014). Proprio a questo enorme spazio pubblico, interamente ciclo-pedonale, è delegato il ruolo di legante tra le tre aree distinte di cui si compone Porta Nuova.
Il masterplan, che punta a dare forma a un vuoto urbano irrisolto da 40 anni, articola una spina densamente edificata tra larea delle Varesine (con una sequenza di edifici impostati su una grande piastra, su progetto urbano di Kohn Pedersen Fox Architects) e quella di Garibaldi (dove Cesar Pelli ha immaginato una piazza rotonda sopraelevata che modella sinuosamente i volumi circostanti). Più a nord è la parte prevalentemente residenziale, a ridosso del quartiere Isola, su disegno di Stefano Boeri.
Non aiuta a fugare i dubbi su vivibilità del nuovo quartiere e piena accessibilità rispetto alla città quella che si configura come una poco appassionante «battaglia» dei grattacieli. Si concentrano infatti in questarea i tre edifici più alti dItalia: la Torre A di Pelli tocca i 231 m (146 di edificio più 85 di guglia/antenna), sopravanzando nettamente la poco distante sede della Regione Lombardia (inaugurata nel 2010 su progetto Pei Cobb e Caputo) che arriva a 161 m. Sul podio un altro edificio di Porta Nuova, il Diamantone, che tocca i 140 m. Soltanto una realizzazione di qualità per quanto riguarda il suolo, cioè verde e percorsi, oltre che un maggiormente equilibrato mix di funzioni urbane, potrà allontanare limpressione di aver costruito solo, o quasi, una vasta foresta di grattacieli.
La Milano che cambia: Porta Nuova non dovrà essere solo una foresta di grattacieli
