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Written by: Città e Territorio

Convento, poi caserma, diventerà biblioteca

Convento, poi caserma, diventerà biblioteca

monza. Il recupero di un’area centralissima e dismessa. L’integrazione tra antico e nuovo. Uno spazio pubblico complesso e dalla vocazione contemporanea. Ci sono tutti gli ingredienti del progetto civico e urbano nella soluzione di Areaprogetti per la nuova Biblioteca di Monza nell’ex caserma di Piazza San Paolo. Un luogo che condensa le stratificazioni della storia: complesso monastico fondato a inizio Seicento, diventa caserma dal 1785, poi è un lento declino (fatto anche di una serie d’interventi incoerenti che ne compromettono l’identità) fino all’abbandono. Proprietà demaniale, il Comune ne ipotizza una riconversione e lo elegge, bandendo nel luglio scorso un concorso in due fasi (10 selezionati su un totale di 44 progetti presentati), come sede per una biblioteca pubblica multimediale in grado di ospitare, su circa 6.000 mq, 120.000 volumi e fino a duemila utenti al giorno.
Il modello, dichiarato fin dal Documento preliminare alla progettazione, è quello degli Idea Store londinesi che applicano alla funzione bibliotecaria il linguaggio delle strutture commerciali e un programma diversificato di possibili usi. Non stupisce dunque che nel team dichiarato vincitore a metà giugno e guidato dallo studio torinese Areaprogetti (una significativa esperienza in materia: l’ultima biblioteca realizzata è quella di Fiorano Modenese, mentre per il 2013 sono attese le inaugurazioni di Rosignano Marittimo e di Chivasso) ci sia Sergio Dogliani, dello studio londinese Bisset Adams, che proprio degli originali Idea Store è l’ideatore.
Il disegno è un’equilibrata integrazione tra gli edifici ottocenteschi e i nuovi corpi di fabbrica. «Non vogliamo», spiegano i progettisti, «interventi mimetici o sostituzioni analogiche. Eliminiamo le superfetazioni, facciamo alcune demolizioni e occupiamo i vuoti interstiziali con le nuove architetture». La facciata principale, su Piazza San Paolo, viene risignificata con un taglio verticale che sottolinea la permeabilità del nuovo sistema pubblico. Un elemento aggettante al piano superiore, in vetro decorato, si pone come segno urbano, mentre il portale della caserma diventa una vetrina sugli spazi rinnovati e sulle attività svolte all’interno. Nella corte un edificio ex novo di due livelli dialoga, sia compositivamente che funzionalmente, con i corpi esistenti.
Il primo lotto di lavori (5,5 milioni circa), sembra essere una priorità per la nuova amministrazione cittadina di centrosinistra, uscita dalle elezioni della scorsa primavera e guidata del sindaco Roberto Scanagatti nell’ottica di un recupero funzionale di ambiti strategici dismessi. L’incarico di progettazione, affidato ai vincitori del concorso, è peraltro in linea con i primi passi mossi a livello urbanistico dalla giunta che ha revocato la Variante del Pgt, dichiarando la volontà di redigere un nuovo Documento di piano che consideri il recupero del patrimonio esistente come orizzonte privilegiato di sviluppo. Annunciata anche una significativa limitazione dei vasti progetti di trasformazione di suolo agricolo e inedificato che avevano scatenato polemiche e opposizioni negli scorsi anni contro la precedente giunta di centrodestra del sindaco leghista Marco Mariani, anche all’interno della stessa maggioranza che lo sosteneva. Tra queste aree c’è la Cascinazza, oltre 700.000 mq lungo il Lambro, di proprietà di una società di Paolo Berlusconi, su cui la variante urbanistica comunale votata nel 2002 da un’altra giunta di centro-destra disegnava la cosiddetta «Milano 4», con 220.000 mc di edificazioni. Si tratta di un’annosa vicenda in cui si alternano, a seconda del colore politico delle amministrazioni, previsioni di tutele ambientali con altre di sviluppo urbano e su cui è intervenuta anche, a favore di queste ultime, la Regione Lombardia, con un comma nella legge urbanistica del 2005 che apriva la strada a quasi 400.000 mc di volume. Da maggio, peraltro, proprio in relazione alle politiche urbanistiche monzesi, risultano indagati dalla Procura per istigazione alla corruzione lo stesso Berlusconi e l’ex ministro ed ex assessore comunale Paolo Romani.

Autore

  • Michele Roda

    Architetto e giornalista pubblicista. Nato nel 1978, vive e lavora tra Como e Milano (dove svolge attività didattica e di ricerca al Politecnico). Dal 2025 è direttore de ilgiornaledellarchitettura.com

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Last modified: 20 Luglio 2015