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Written by: Città e Territorio

Produceva carta per sigarette, ora è diventata centro commerciale

Produceva carta per sigarette,  ora è diventata centro commerciale

Pompei (Napoli). Lo stabilimento dell’ex azienda del settore cartario Aticarta si trova sulla sponda destra del fiume Sarno tra la Traversa di Scafati e la foce, in un’area delimitata dallo stesso fiume a sud e dal canale Bottaro, e dall’autostrada Napoli/Salerno a nord.
Aticarta, nata nel 1927 dall’azienda Tabacchi Italiani per la produzione di carta per sigarette, filtri e imballaggi, era divisa in due stabilimenti a Pompei e a Rovereto fino al 2001, anno in cui fu ceduta alla società Europoligrafico. Nel 2009 lo stabilimento di Pompei passa alla cooperativa Coopsette che decide di trasformarlo in un grande centro commerciale poco distante dal cuore della città. Viene così firmato un Protocollo d’intesa tra il ministero del Lavoro, la presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Campania e il Comune di Pompei, il cui fine era anche l’assunzione di circa 120 dipendenti dell’ex cartiera. La conversione a nuovo Centro integrato per l’artigianato e il commercio, coerente con le norme di piano, non ha comportato alcuna variante agli strumenti urbanistici ed è stata sviluppata dallo studio Corvino+Multari seguendo un iter relativamente rapido: il progetto è del 2007, mentre il cantiere è partito nel 2010.
«L’idea prende le mosse dalle onde morbide del profilo delle serre e dei rotoli di carta che venivano prodotti nell’ex fabbrica», ci raccontano Vincenzo Corvino e Giovanni Multari, «determinando così un nuovo involucro/edificio che copre ma non occlude, che ombreggia ma non oscura». Della vecchia fabbrica sono stati conservati tre settori: il deposito di materie prime a est, lo stabilimento di produzione al centro e il deposito della carta a ovest. L’intero complesso è rivestito da pannelli in acciaio (costituiti da lastre in lega di alluminio e acciaio inox e da un materiale termoplastico ad alta densità) che riflettono il contesto naturale circostante l’edificio smaterializzandolo e in parte mimetizzandolo, impresa non facile data la mole del costruito (400.000 mc). Sul lotto di oltre 90.000 mq sono stati realizzati circa 23.000 mq di spazi commerciali e artigianali ai quali è stato annesso un parco pubblico di circa 11.600 mq e aree parcheggio, sia al piano terra che sulle coperture, per un totale di circa 69.000 mq. Secondo gli intenti dei progettisti si tratta di un grande edificio-paesaggio che si apre verso il contesto diventando nuova centralità urbana, un luogo in cui trovano spazio intrattenimento, commercio, produzione artigianale e ristorazione. Un intervento così vasto ha richiesto particolare impegno sul fronte dell’ecologia e del risparmio energetico: nella galleria centrale, un frangisole evita l’abbagliamento e riduce il riscaldamento indiretto delle aree interne, mentre lampade a led illuminano i percorsi pubblici delle gallerie, e in copertura sono installati tessuti fotovoltaici di ultima generazione.
Rendere permeabile il complesso è stata una delle priorità di Corvino+Multari, così oggi (sia dall’autostrada, sia dalla viabilità primaria e da quella locale) i visitatori possono entrare nel parco in auto, a piedi o in bicicletta, e godere di una ricca area verde (ottenuta recuperando le alberature esistenti), disegnata in sintonia con la millenaria tradizione agricola di Pompei. Il progetto è stato selezionato per il Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Il costo dell’opera di circa 40 milioni sostenuto dal committente (che oggi è la società Fergos, di proprietà al 50% di Coopsette e al 50% di Fingiochi spa), dovrebbe garantire ricadute su tutto il territorio circostante. Mentre in altre aree della provincia (sempre meno industriale, sempre più luogo del turismo e dei servizi) la presenza di simili «super-luoghi» genera non poche perplessità, qui, in una delle aree con maggior vocazione turistica e più ricche della regione, sembra quanto mai appropriata.

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Last modified: 20 Luglio 2015